La cappella nella chiesa di S. Andrea

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Cenni storico-artistici in occasione dell’odierna “Festa dell’ Addolorata” (15 settembre)

La cappella nella chiesa di S. Andrea

La chiesa medioevale e l’attuale. La primitiva e antica chiesa medioevale di S. Andrea a Chioggia, costruita nel X secolo – secondo lo storico Morari, che l’ha descritta nel primo ‘600 per sommi capi nella sua “Storia”–, subì un quasi totale rifacimento con restauro, durato 22 anni (dal 1741 al 1763): essa non aveva nel 1580, anno della visita apostolica del vescovo di Verona Agostino Valier alla città e diocesi di Chioggia, secondo quanto riportato dallo storico e studioso mons. Dino De Antoni (cfr. D. De Antoni, “Segni della pietà, devozioni e fede…”, Napoli, 1982, p. 884) un altare dedicato specificamente alla Madonna Addolorata, ma un altare dedicato più vagamente

alla B. M. Vergine. Mentre nel sec. XIX, esattamente nel 1834, dopo i suddetti lavori, lo stesso studioso riporta che nella regestazione della visita pastorale effettuata alla parrocchia dal vescovo di Chioggia Antonio Savorin, è presente un altare, a destra del presbiterio, dedicato appunto alla SS. Vergine Addolorata con relativa statua.

L’autore – Chi fu l’autore della statua? Fu lo stesso Antonio Chiesa, che ideò e realizzò le statue dei Santi Patroni, che furono portate in processione fino all’11 giugno del 1999, quando furono sostituite da altre due realizzate dal vivente prof. Luigi Tomaz. La statua dell’Addolorata venne realizzata verso il 1730 dal Chiesa e collocata, come detto, nell’altare in parola.

Il “vecchio altare” – Esso era costituito da due antiche colonne di cipollino con capitelli corinzi, al di sopra dei quali, sorretto da una semplice trabeazione, si ergeva un attico settecentesco. Elemento prìncipe dell’altare era la pala rettangolare, attribuita con molta incertezza a Palma il Vecchio, rappresentante la Crocifissione con ai piedi della Croce la Madonna oltre a vari santi, fra i quali un S. Daniele. La pala oltretutto rimaneva celata alla vista dalla suddetta statua della Vergine Addolorata, su cui si soffermavano, in modo particolare, l’attenzione e la venerazione dei fedeli. Cosicché era palese la contraddizione tra la presenza nel medesimo altare di due uguali rappresentazioni dello stesso mistero, l’una dipinta e l’altra scolpita. Un inconveniente rilevato da tutti i vescovi durante le loro visite pastorali alla parrocchia e che da molti fedeli era stato segnalato (cfr. settimanale dioc. “La Difesa” del 4.9.1909).

Il progetto di modifica – Fin dai primi anni della sua reggenza come parroco, don Angelo can. Vianelli (1870-1886) aveva incaricato il nostro esimio concittadino prof. Aristide Naccari di studiare un progetto di modifica dell’altare, in modo che il gruppo della Madonna potesse essere collocato in posizione centrale e ben visibile. Il suo successore, don Angelo Penzo (1886-1905) fece costruire due “apparati” in legno che simulassero una nicchia e che venivano usati l’uno il venerdì santo, l’altro durante il mese di maggio. Ma la soluzione ottimale era quella suggerita dal prof. Naccari, cioè procedere a ricavare una nicchia sporgente dalla parte esterna della chiesa verso sud, progetto che cozzava però contro il veto della commissione d’edilizia e d’ornato.

La soluzione finale – Fu il parroco p. Giuseppe Veronese (1905-1931) che ottenne dalla suddetta commissione il permesso di costruire la nicchia, presentando un nuovo progetto dello stesso prof. Naccari, che “richiedeva di sporgere dalla mura esterna della chiesa, con un avancorpo pentagonale di soli 35 cm, che, sostenuto da una mensola in pietra d’Istria e coronato da una cornice cordonata in cotto, dava l’idea di un capitello medioevale che ben si armonizzava con tutte le altre linee movimentate della fabbrica” (cfr. settimanale cit.). La pala della Crocifissione fu asportata e sistemata su una parete della sacristia (da alcuni anni è stata trasferita presso il museo diocesano). “Fu inoltre aperta una nicchia-cappella profonda oltre un metro, a cinque lati ineguali, impellicciati fino alla cornice di sostegno della volta, di lumachella giallo-oro, mentre la calotta venne coperta da un prezioso mosaico che si armonizzava con il lucernario circolare, aperto nella sommità, dal quale transluceva la simbolica colomba, fatta di pietruzze d’argento e d’oro. La fronte, a guisa di arco trionfale, era sorretta da due graziosi pilastrini in Carrara, nei cui lati spiccavano su fondo d’oro delle candeliere a rilievo, in puro stile rinascimentale, tutte gigli e fiori. E poi lo stesso arco a tutto sesto con ornamentazioni di fogliami, scannellature a fuselli, chiuso da un testina di cherubino, sormontato da due artistici putti ad altorilievo mollemente sdraiati, recanti corone e palme alla Regina dei Martiri. Vennero inoltre dorati tutti i listelli delle cornici, i capitelli delle colonne ed altre parti decorative dell’altare in modo da formare un tutto omogeneo” (cfr. settimanale cit.). Dietro alla statua dell’Addolorata, che si presenta con il petto trafitto da sette spade, rappresentanti i Sette dolori della Madonna, si erge un’alta croce, mentre ai suoi piedi giace il Cristo seduto morto. Essa poggia su un piedistallo, il quale, a scopo decorativo, è costituito da un pannello in bassorilievo rappresentante le anime del Purgatorio. L’altare fu consacrato dal vescovo Bassani, come ricorda la lapide affissa a memoria, nell’anno coincidente con il centenario dell’istituzione canonica della parrocchia (1809). Ed è questo forse il motivo che ha indotto lo studioso mons. De Antoni a scrivere che forse “fu ancora la divisione della città in tre parrocchie a favorire i culti mariani alternativi. A S. Andrea si intensificò la devozione all’Addolorata, specie dopo l’istituzione della festa liturgica voluta da Pio VII. Si diffuse l’uso delle donne di indossare, in segno di ringraziamento, la veste nera con cintura dei devoti dell’Addolorata. Più volte, nel giorno della vigilia della festa del 15 settembre, si doveva ripetere la cerimonia della benedizione e della consegna degli abiti che le donne si impegnavano a portare per 6 o 12 mesi” (cfr. D. Antoni, op. cit.).

L’inaugurazione della cappella. Essa avvenne anche in concomitanza con altre due importanti coincidenze: e cioè con il primo giorno del ben noto “Settenario” del 1909, e in occasione delle feste centenarie della traslazione delle immagini dei SS. Patroni da Malamocco a Chioggia e collocate, com’è noto, provvisoriamente nella chiesa di S. Andrea.

Le decorazioni della cappella – Alla distanza di soli tre mesi dal compimento della stessa, il prof. Giuseppe Cherubini (lo stesso che dipinse le “figure” sulla facciata del vicino palazzo Brusomini-Naccari, conosciuto, appunto, come “palazzo delle figure” e le altre decorazioni che ornano all’interno le pareti della chiesa), diede inizio ai lavori per la decorazione della cappella dell’Addolorata, molto dettagliatamente descritta nella cronaca di Chioggia del settimanale diocesano “Il Martello” del 17 settembre 1910. Infatti proprio nel settembre di quell’anno, l’artista terminò i lavori, che vennero così inaugurati anch’essi in coincidenza con le feste centenarie della traslazione delle reliquie dei Ss. Patroni da Malamocco a Chioggia (1110). Le decorazioni rivelano nell’autore “il fine senso cristiano a cui si è ispirato, per tessere col pennello un inno di gloria a Maria, Regina dei Martiri. (…) L’artista ha tenuto nella gamma dei colori una nota grave, nobilmente attenuata da un trapunto d’oro per esprimere con maggiore verità le scene dolorose che rappresenta e per far spiccare in una penombra mistica i personaggi istoriati” (cfr. “Il Martello” cit.).

La devozione all’Addolorata – Inizialmente il culto dell’Addolorata fu collegato alla settimana santa (il venerdì santo), poi fu istituita una festa “ad hoc”, originariamente celebrata in antecedenza alla settimana santa, poi dopo la Pasqua ed infine il 15 settembre. Ci limitiamo a far notare che il culto dell’Addolorata è sottolineato dalla diffusione delle preghiere alla stessa e dalla recita del rosario dei sette Dolori. Fu nel secolo XII che si assistette ad un incremento di questo culto e alla realizzazione del noto componimento latino “Stabat Mater”, attribuito a Jacopone da Todi (ca. 1236-1306) e musicato da musicisti illustri quali Pergolesi, Palestrina, Haydn, Rossini, Verdi, ecc. (Angelo Padoan)

 

da NUOVA SCINTILLA 34 del 15 settembre 2013