La chiesetta-oratorio di San Pieretto

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La chiesetta-oratorio di San Pieretto

La dedicazione del tempio avvenne nel febbraio del 1431, edificato “con i beni del chioggiotto ser Pietro Mazzagallo”. Vi officiò il sacerdote-musicista Gioseffo Zarlino. Restaurata nel 1887 e nel 1928. Dopo vari usi, ora torna al culto: aperta tutto il giorno

Dev’essere stata certo una delle famiglie più antiche e facoltose della Chioggia del 1200-1300 (ed oltre) quella dei Mazzagallo, se uno dei suoi membri, un non meglio definito E. Mazzagallo, evidentemente uomo di spicco nel panorama del clero clodiense, si meritò addirittura in morte una sontuosa pietra sepolcrale nell’antica prima Cattedrale (dedicata alla Natività di M. V.) con la scritta in caratteri longobardici PRE(SBYTER) REL(IGIOSUS) E. MAZAGALLO, pietra riportata anche nelle “Antichità di Chioggia sacre e profane, disegnate da G. Grevembrock”, Chioggia, 1763, Tav. XII, la quale presenta la figura distesa di un sacerdote in parametri sacri con le mani incrociate sul petto su lapide graffita e rettangolare. Tra i vari Mazzagallo colui che più interessa in questo contesto è un certo Pietro quondam Nicoletto maritato in Elena Raja e

procuratore della chiesa di S. Martino, uomo pio e facoltoso, vissuto nella seconda metà del 1300, alla cui munificenza dobbiamo la chiesetta o oratorio di San Pieretto, o meglio, di S. Pietro e Paolo, i cui lavori di restauro, a cura della Curia diocesana, sono stati ultimati in questi giorni, facendola ritornare così agli antichi splendori.

La chiesetta è, pertanto, frutto di un lascito di ser Pietro Mazzagallo, come testimonia una iscrizione su marmo bianco in caratteri longobardici, presente sull’architrave della porta d’ingresso, all’esterno, proprio al di sotto di un lunotto, in cui appare il bassorilievo con i Santi Pietro e Paolo, con ai lati due stemmi con leoni rampanti, mentre al centro figura un altro stemma con gallo, fiamma e onde (evidentemente uno degli stemmi della famiglia Mazzagallo). Questa l’iscrizione, tradotta in italiano per comodità dei lettori: “La dedicazione di questo tempio ai santi apostoli di Cristo, Pietro e Paolo, fu fatta con i beni del chioggiotto ser Pietro Mazzagallo nel febbraio 1431, al tempo dell’illustrissimo podestà signor Ambrogio Badoer fu Albano, essendo commissari ser Giovanni Mazzagallo e ser Giovanni Cortese, e procuratori della cattedrale ser Pietro De Renolfo e ser Giovanni Fasolo”. Bassorilievo e iscrizione figurano pure a Tav. XXVI delle “Antichità sacre” del Grevembrock. Evidentemente si trattava di un lascito testamentario, risalente al 26 ottobre 1380, il quale prevedeva pure un attiguo alloggio per il cappellano: costui per il servizio quotidiano liturgico in suffragio del benefattore, sarebbe stato sovvenzionato mediante gli interessi di un fondo realizzato con la vendita di una parte dell’eredità. Il suddetto testamento venne formalizzato da Nicolò de Busi, notaro in Chioggia nel 1389, nove anni dopo la fine della Guerra di Chioggia. Sennonché la costruzione del tempietto fu iniziata più tardi, forse per intoppi dovuti (anche allora!) a remore di carattere burocratico. Infatti, morto il Mazzagallo, l’edificio doveva sorgere, come previsto, su terreno comunale tra il ponte di Mastro Nicola Cortelèro (o ponte dei Cortelèri, oggi Ponte Zitelle Vecchie) e il tratto posteriore all’abside (la cosiddetta cuva) dell’antica Cattedrale, che allora, come si sa, aveva facciata ed ingresso rivolti verso ovest, cioè verso il Perotolo. Ci vollero parecchi anni per ottenere dal comune il suddetto terreno: infatti, lasciato trascorrere il tempo stabilito per la verifica delle condizioni suddette, i già nominati commissari e procuratori poterono fare domanda al Comune per la concessione dell’area, finalmente accordata il 19 agosto 1431. Si potè così iniziare l’opera e nel febbraio dell’anno successivo effettuare l’inaugurazione, come attesta la suddetta iscrizione della facciata. La chiesetta fu demandata alle cure del Capitolo della Cattedrale e tra i sacerdoti mansionari si ricorda la presenza, nei suoi primi anni di ministero, del famoso sacerdote-musicista chioggiotto Gioseffo Zarlino, il celebre riformatore della musica. “Non sono molti anni –scrive il Morari – che alcune donne hanno ricevuto in divotione la detta chiesa et ornata di due altari e di quello che fa bisogno per il sacrificio et hora è molto frequentata. In essa si solennizza la festa del martirio di essi apostoli; et era già obligato celebrare una messa alla settimana, come terminò Lorenzo Prezzato (vescovo di Chioggia, ndr) nella sua (sic!) sinodo diocesana”.

La forma della chiesa richiama quella della vicina San Martino, più piccola, ma più regolare e perfetta. Demaniata dai francesi nel 1797, la chiesetta-oratorio, durante la dominazione austriaca, fu utilizzata come scuola d’arme, scuderia e magazzino militare. Si modificò la struttura: infatti si ingrandì il portale e furono asportati il bassorilievo del portale stesso con gli apostoli Pietro e Paolo e la sottostante iscrizione e depositati in Seminario (secondo il Razza). Il ripristino dell’oratorio fu affidato al prof. Aristide Naccari, il quale curò gli studi e i disegni, nel 1887, anno in cui fu effettuato un restauro parziale. Egli la disegnò nella sua forma originale, “esprimendo la speranza – come scrisse il Razza – che il governo italiano riproduca quella forma nel ristauro che dovea farsi all’antica chiesa di S. Martino”. La facciata venne rifatta solo nel 1928. “All’interno il “S. Pieretto” è in pietra viva e presenta un’aula limitata, chiusa da soffitto a capriate. Un bell’arco a sesto acuto separa l’aula dal coro, che è coronato da cupoletta a thòlos. Nel fondo dell’abside si apre una finestrella gotica. Il sapore di arcaicità di questo rustico interno è disarmante”, come scrive il Marangon. Le vicende della chiesa rettoriale (questa la sua denominazione esatta) però non finiscono qui, perché per vari anni nel dopoguerra l’edificio fu utilizzato prima come refettorio per indigenti e poi come mensa per tutti (la cosiddetta mensa Acli) per finire col diventare poi più degnamente sala espositiva e galleria d’arte. Ora, ristrutturato anche dal punto di vista architettonico, ritornerà alla sua antica funzione religiosa. (Angelo Padoan)

Fonti consultate: C. Bullo, “Le iscrizioni lapidarie di Chioggia”, 1908; D. Razza, “Storia popolare di Chioggia”, 1898; P. Morari, “Storia di Chioggia”, 1871; G. Marangon, “Frammenti di mistero”, 2001; G. Marangon, “Viaggio nella memoria”, 2000; G. Vianelli, “Nuova serie de’ Vescovi di Malamocco e Chioggia”, 1790; “Almanacco di Chioggia” (a cura di A. Padoan), 2006.

 

 

da NUOVA SCINTILLA 26 del 30 giugno 2013