L’Anno liturgico

Facebooktwitterpinterestmail

Finestra sulla liturgia

L’Anno liturgico

L’Anno Liturgico ci permette di celebrare l’incontro con Cristo nel ritmo del tempo. “Il mistero della nostra salvezza, operata da Cristo attraverso il sacrificio della sua obbedienza al disegno del Padre, – afferma il n. 199 del Sinodo – deve ritmare la nostra esistenza. Proprio per questo l’evento di Cristo che celebriamo in ogni Eucaristia viene distribuito nel corso di un anno; gli avvenimenti della sua vita vengono attualizzati liturgicamente seguendo la pedagogia dello scorrere del tempo”. Ne consegue l’orientamento secondo il quale “è l’anno liturgico a scandire la vita pastorale delle nostre comunità cristiane” (n. 200a). È fondamentale ritrovare la “centralità della Pasqua, celebrata compiutamente nei tre giorni del Triduo, come culmine di ogni attività sia liturgica che catechistica e caritativa” (n. 200b). A questo riguardo i sinodali hanno emanato una norma vincolante, che suona così: “I pastori sollecitino i fedeli a partecipare al Triduo, che si apre con la Messa nella Cena del Signore, il giovedì, ha il suo momento più drammatico nella Liturgia della Passione e raggiunge il suo culmine nella solenne Veglia Pasquale” (n. 201). In Diocesi questa norma è stata recepita da tutte le comunità

parrocchiali.

Esse celebrano la Messa nella Cena del Signore, con il rito della lavanda dei piedi, anche in orari accessibili a giovani e lavoratori; prevedono l’Azione liturgica della Passione del Signore, a cui fanno seguire eventualmente la tradizionale processione (a Chioggia la processione del venerdì santo sviluppa la Liturgia della Parola dell’Azione liturgica, iniziata in Cattedrale e che si conclude a S. Domenico); la Veglia pasquale è entrata nella sensibilità di pastori e fedeli e, sia pure con una limitata partecipazione, si pone come momento culminante del Triduo, memoriale della Risurrezione del Signore per coloro che hanno celebrato liturgicamente gli eventi della sua passione e morte.

Il Sinodo sottolinea poi la specificità delle altre Solennità e Feste nel far risaltare lo stesso mistero pasquale della morte-risurrezione del Signore “in tutta la sua pienezza di valore e di significato salvifico. Perciò l’Avvento sia caratterizzato dall’atteggiamento spirituale di attesa del Signore che viene, risorto e glorioso, alla fine dei tempi. La Quaresima sia segnata da un particolare cammino di conversione maturato attraverso l’ascolto della parola di Dio e il sacramento della Riconciliazione.

Il tempo pasquale sia vissuto come sviluppo della vita di grazia partecipata ai fedeli attraverso i sacramenti” (n. 202). “Anche il tempo ordinario ha una sua configurazione nello sviluppo del mistero pasquale, in quanto richiama la costante presenza dello Spirito del Risorto nella sua Chiesa e nel mondo, presenza che guida i cristiani nell’interpretare dentro il quotidiano la loro missione di testimoni dei valori evangelici” (n. 203).

Il cammino liturgico – infatti – non è avulso dalla vita, ma, come abbiamo già spiegato, la riassume e la sostanzia di energie nuove. “Le feste della Madonna e dei Santi, che vanno collocate all’interno di questo contesto liturgico-sacramentale, diventino occasione per approfondire il significato della partecipazione dell’uomo al mistero della salvezza, evidenziandone gli aspetti vocazionali e profetici” (n. 204a).

Anche le tradizioni locali (processioni o altro), che si celebrano in particolari ricorrenze, vanno valorizzate, “evitando di scadere in «sagre» a soli contenuti profani” (204b).

Questa sottolineatura resta quanto mai attuale perché si assiste ancor oggi a feste patronali fatte di spettacoli e stand gastronomici senza alcun aggancio con la figura e il messaggio del Santo che viene festeggiato. (don Francesco Zenna)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 11 del 17 marzo 2013