Don Bosco Day 2013

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Chioggiotti “ex-allievi” in trasferta in Lombardia

Una giornata indimenticabile

Don Bosco Day 2013

A colloquio col vescovo Dino

La solenne celebrazione

L’incontro giocoso e gioioso

 

 

 

 

 

 

Don Bosco Day 2013

È con grande emozione che testimoniamo l’ottavo Don Bosco Day dei “Ciosoti” in Lombardia: il ricordo di questa giornata, ne siamo certi, rimarrà per sempre nel cuore di tutti i partecipanti. Quest’anno ci siamo dati appuntamento per sabato 2 febbraio nelle belle strutture della parrocchia di S. Martino in Greco (comunità del nostro amico Loris), un gioiello architettonico di antica data incastonato in una piazzetta tra condomini e grattacieli di Milano.

La storia di S. Martino parte da lontano, dal XIII secolo (gli anni dal 1200 al 1270) come testimoniano alcuni frammenti di affresco. Verso la fine del ’500 per volere di S. Carlo Borromeo, in sostituzione della primitiva chiesina fu edificata l’attuale chiesa all’interno della quale si possono ammirare opere di grande valore artistico.

 

 

A colloquio col vescovo Dino

Alle dieci abbiamo accolto con gioia i nostri illustri ospiti: don Italo Fantoni ed il vescovo emerito mons. Dino De Antoni che ha toccato il cuore di chi non lo conosceva personalmente per la sua umanità, la sua simpatia e la sua sottile ironia. Ha dato inizio all’incontro spiegandoci la simbologia del suo stemma che testimonia la sua storia familiare e religiosa: – le tre stelle richiamano le tre virtù teologali e conseguentemente anche i Salesiani di Chioggia nei cui ambienti mons. Dino ha trascorso buona parte della sua giovinezza e dove è germinata la sua vocazione sacerdotale; – il cesto del pane in ricordo della mamma; – il delfino, simbolo di Cristo Salvatore, in ricordo del papà; – la frase “Domino Servientes” si traduce “A servizio del Signore”; – la doppia Croce Pastorale appartiene all’Arcidiocesi di Gorizia, in quanto legata al patriarcato di Aquileia e poi sede principesca del Sacro Romano Impero.

Colloquiando amichevolmente, mons. Dino ci ha tenuto una “lectio” coinvolgente, rispondendo alle nostre domande con parole semplici, ricorrendo spesso ad aneddoti ed al suo vissuto personale per farci meglio comprendere le grandi verità della nostra fede cattolica e così i nostri “perché” sulla crisi delle vocazioni, sul dono della fede, sulla libertà di pensiero, sul Regno di Dio hanno avuto ampie ed illuminanti spiegazioni.

 

 

La solenne celebrazione

Alle 11.30 si è celebrata la S. Messa; rispettando il calendario liturgico che il 2 febbraio ci ricorda la festa della “Presentazione del Signore al Tempio” (popolarmente conosciuta come festa della Candelora), la celebrazione è stata preceduta dal suggestivo ed antico “Rito della Luce” a significare che Cristo è luce del mondo. Dal fondo della chiesa, con le candele benedette accese in mano, ci siamo recati con una breve processione ai piedi dell’altare e dopo il canto dei dodici kirie ha avuto inizio la celebrazione.

Nell’omelia mons. Dino ci ha spiegato che presentare i figli al Tempio significava riconoscere la vita come “dono” e, allacciandosi a Don Bosco, ha affermato che anche lui ha vissuto la vita come dono. Ha speso la sua esistenza per un alto ideale, la gioventù, supportato dalle sue due grandi passioni: l’Eucaristia e la Madonna Ausiliatrice. Ha messo in rilievo la figura di mamma Margherita, donna semplice, di umili origini, ma di grande saggezza, che ha saputo creare un buon equilibrio nel rapporto tra i due fratellastri. Margherita, come Maria, non ha trattenuto egoisticamente suo figlio ma lo ha lasciato libero di seguire il cuore, salvo poi rispondere alle sue richieste di aiuto collaborando per la realizzazione del sogno di Giovanni: Valdocco. Prima della benedizione finale mons. Dino ha ricordato che quest’anno cade il 60° anniversario della consacrazione sacerdotale di don Italo il quale, al fragore dei nostri applausi, non ha saputo contenere la sua emozione. Dopo la foto di gruppo si è condiviso il pranzo dove protagoniste sono state le “ciacole”, le risate e la gioia dello stare insieme.

 

 

L’incontro giocoso e gioioso

Seguendo un cliché ormai consolidato si è dato vita alla parte giocosa dell’incontro. Sono state proiettate alcune scene tratte dalle “Baruffe chiozzotte”, sono state recitate poesie in dialetto chioggiotto e lombardo, si sono cantate canzoni popolari con sentimento e partecipazione; sebbene siano passati più di cinquant’anni da quando il gruppo è migrato in terra lombarda, l’attaccamento alle origini e l’amore per la terra natia è ancora forte e ben radicato nel cuore. I nostri artisti ci hanno tenuto una breve ed interessante lezione sulle tecniche dei loro hobby. Ivano ci ha mostrato come realizza le sue personalissime icone regalando però a mons. Dino un simpatico ed originale acquarello che riproduce un don Italo nei primi anni del suo ministero ed il vescovo emerito in età giovanile impegnati (con altri ragazzi) in una partita di pallone nel campo sportivo dell’oratorio salesiano di Chioggia. Giorgio, che modestamente si definisce un dilettante, ci ha spiegato le varie fasi di lavorazione della creta donando poi a mons. Dino una sua opera, un volto di “Cristo sofferente” in miniatura molto espressivo che rivela la bravura e la maturità del suo autore. Non è mancato il “quiz” incentrato sulla figura di Giuseppe Verdi a duecento anni dalla sua nascita ed i vincitori hanno avuto in premio “CD” con incisioni storiche di Traviata e Rigoletto.

Prima del congedo l’estrazione a premi, molto partecipata, ha reso felici i fortunati vincitori.

Intorno alle sedici abbiamo concluso l’incontro perché i nostri ospiti erano legati agli orari dei treni che li avrebbero portati alle loro destinazioni.

È d’obbligo, a chiusura della memorabile giornata, ringraziare Aldo e Antonio che con Ivano, Loris e Mario si sono attivati per organizzare al meglio l’evento. Un grazie sincero a don Giuliano e a don Stefano che ci hanno generosamente aperto le porte della loro comunità e a Daniele, presenza discreta, ma attenta alle nostre necessità.

Il ringraziamento più grande, più profondo lo eleviamo al Signore per averci fatto il “dono” di don Italo e del vescovo emerito mons. Dino; la loro presenza tra noi ci ha, senza alcun dubbio, arricchito sia sul piano personale che spirituale. A ricordo della giornata abbiamo regalato loro un libro con tutte le nostre firme, segno visibile del nostro affetto, della nostra stima e della nostra gratitudine. (Carla e Mario Chiereghin)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 7 del 17 febbraio 2013