Comprendere la Bibbia - 109

Gli evangelisti, finalmente, scrivono…

Le tappe della formazione dei vangeli (III)

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La predicazione apostolica non era destinata a restare per lungo tempo nella forma puramente orale. Le comunità sentirono ben presto il bisogno di mettere per scritto, almeno in parte, ciò che ascoltavano, sia per ritornarvi sopra con più tranquillità, sia per formare i nuovi predicatori. Sorsero perciò alcune raccolte parziali di detti e fatti di Gesù (i miracoli, le parabole, la passione e risurrezione). Queste raccolte parziali non soddisfacevano, non erano sufficienti ed ecco sorgere i primi tentativi di presentare in un’unica opera tutti i ricordi relativi all’attività di Gesù. Nascono così, preceduti da qualche esperimento di minore importanza a cui accenna Luca (1,1-4), i nostri vangeli, ciascuno con le sue caratteristiche.

I vangeli sono la redazione scritta dei ricordi sui detti e fatti di Gesù come li tramandavano gli apostoli alle prime comunità. Il lavoro degli evangelisti è consistito nel:

  1. a) Raccogliere e selezionare i dati della tradizione orale e scritta. Giovanni (20,30-31; 21,25) e Luca (1,1-4) fanno chiaramente capire di essersi basati su diverse fonti e informazioni, di non avere la pretesa di dire tutto e di aver operato una selezione in funzione dei propri obiettivi;
  2. b) Compiere sintesi come quella che Matteo fa dell’insegnamento morale di Gesù nel discorso della montagna (cc. 5-7). È chiaro che Matteo ha compiuto questa sintesi raccogliendo fonti, rielaborandole e riordinandole creativamente;
  3. c) Adattare la tradizione ricevuta alle situazioni delle diverse chiese. Matteo (18,12-14) e Luca (15,4-7), ad esempio, riprendono la stessa tradizione – la parabola della pecorella smarrita -, ma la utilizzino in maniera diversa in funzione delle necessità delle rispettive comunità (Matteo: la comunità deve prendersi cura di chi si allontana; Luca: Dio va alla ricerca del peccatore);
  4. d) Conservare lo stile della predicazione.

L’obiettivo degli evangelisti non era fornire informazioni storiche ma offrire alla chiesa la base della fede e della vita cristiana. I vangeli presentano quattro quadri diversi della stessa persona, Gesù visto da quattro punti di vista diversi. Queste prospettive sono espresse in maniera estremamente discreta, tanto da lasciare intatta la tradizione comune derivante dalla predicazione apostolica. L’opera degli evangelisti si muove sulla stessa linea della predicazione orale, non rimane sempre materialmente legata alla formulazione di Gesù, ma la sviluppa con l’intento di far capire i valori in essa contenuti.

Per finire una domanda: Quando gli Apostoli hanno cominciato ad annunciare il vangelo, quale fu la prima parola annunciata? E quando gli evangelisti hanno messo per scritto ciò che Gesù aveva fatto e insegnato, quale fu la prima parola scritta? Si potrebbe pensare che le due cose abbiano coinciso, e cioè che la scrittura abbia camminato parallelamente alla parola.

Le cose non andarono così, anzi avvenne il cammino contrario: il vangelo scritto termina là dove inizia il vangelo predicato. Il vangelo predicato comincia annunciando la risurrezione di Gesù (cfr. At 2, 14-16), il vangelo scrittocomincia con l’infanzia di Gesù (Matteo e Luca) o l’inizio della sua attività pubblica (Marco e Giovanni). Questo perché l’apostolo e l’evangelista hanno una funzione diversa. L’evangelista è un catecheta, si colloca all’interno di una comunità che ha accolto il messaggio cristiano e si mette al suo servizio. Il suo compito è quello di fare ordine e far acquisire sempre più la Parola, di farla penetrare nell’animo e portare le persone ad attuarla in pienezza. L’apostolo invece deve suscitare la fede e comincia dal fatto più grandioso e importante, da ciò che desta maggiormente l’attenzione, dalla novità assoluta del messaggio cristiano: la risurrezione di Gesù.

Gastone Boscolo