Calendario liturgico 2021-2022

Sinodo e cammino sinodale

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Lo scorso aprile, Papa Francesco approvava il documento di presentazione del processo sinodale per coinvolgere tutte le diocesi del mondo affinché il Sinodo dei Vescovi, indetto per il 2023, possa essere frutto del discernimento della Chiesa universale.

Il Sinodo ha come titolo: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” e, per sottolineare che si tratta di un cammino condiviso, dopo l’apertura del Sinodo celebrata in Vaticano dal Santo Padre, domenica 17 ottobre u.s., abbiamo avviato la fase diocesana che svilupperemo fino ad aprile del prossimo anno.

Il 17 ottobre 2015 lo stesso Papa Francesco, commemorando con un discorso il 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, ha sottolineato l’importanza che i Sinodi siano il frutto di un vero e proprio cammino di coinvolgimento e discernimento di ogni fedele battezzato e credente.

Il punto forza di questo cambiamento è in ciò che lo stesso Concilio Vaticano II afferma in Lumen Gentium 10: la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo (cfr. 1 Gv 2,20.27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il Popolo, quando “dai Vescovi fino agli ultimi Fedeli laici” mostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale». Quel famoso infallibile “in credendo”.

Siamo di fronte ad una scelta non solo di metodo ma di prospettiva che il Papa imprime con forza affermando in quella sua lettera: Il sensus fidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, giacché anche il Gregge possiede un proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa”.

Una modalità simile era stata attuata, in una certa misura, già in vista del Sinodo sulla Famiglia ma adesso il documento papale di aprile ha scandito con chiarezza e organicità tutte le fasi preparatorie.

Il nuovo anno pastorale (e liturgico), almeno nella sua prima parte, ci vede impegnati in questo lavoro di discernimento e riflessione nei vari organismi di consultazione parrocchiali e diocesani. La consultazione del Popolo di Dio in ogni diocesi si concluderà con una riunione pre-sinodale e i contributi raccolti saranno inviati alla Conferenza Episcopale.

Contemporaneamente l’Assemblea generale della CEI, dello scorso maggio, ha dato inizio anche ad un cammino sinodale per la Chiesa in Italia, che la porterà alla celebrazione dell’anno giubilare nel 2025. Filo conduttore il tema “Annunciare il Vangelo in un tempo di rigenerazione”.

Questo nostro tempo ci chiede, infatti, di metterci in ascolto di noi stessi e delle nostre comunità per individuare le domande (quindi i nodi problematici sottesi) e i linguaggi con i quali essere annunciatori significativi del vangelo oggi. L’intenzione prima è quella di valorizzare quanto di bello e di buono è stato fatto finora per riaccendere la passione pastorale. Questo tempo di pandemia rappresenta un vero e proprio spartiacque che ci impone da subito di individuare i segni che chiedono un rinnovamento. Non si tratta, infatti, di cercare soluzioni immediate quanto piuttosto di indicare quali sono i nodi cruciali dell’azione pastorale per il prossimo futuro.

Davanti a noi si apre un tempo di cinque anni, ma cosa comporterà? Lo sfondo di riferimento del magistero pontificio sono Evangelii gaudium e il Discorso del Papa al convegno di Firenze, mentre sinteticamente potremmo dire che: «l’itinerario del “Cammino sinodale” comporta la necessità di passare dal modello pastorale in cui le Chiese in Italia erano chiamate a recepire gli Orientamenti CEI a un modello pastorale che introduce un percorso sinodale, con cui la Chiesa italiana si mette in ascolto e in ricerca per individuare proposte e azioni pastorali comuni» (cf. Carta d’intenti per il Cammino sinodale). L’azione pastorale non dovrà più essere un’applicazione deduttiva di un indirizzo calato dall’alto ma sarà costruita a partire dal basso. L’esercizio stesso del cammino sinodale darà inizio ad un processo sinodale che promette una conversione permanente del metodo pastorale rispetto a quello abituale: «Il metodo sinodale dovrà favorire alcune azioni pastorali, che si potranno scandire nei tre momenti di “ascolto”, “ricerca”, “proposta” e che dovranno attuarsi in una logica di collaborazione e condivisione» (cf. Carta d’intenti per il Cammino sinodale).

Il primo anno del Sinodo dei vescovi coinciderà dunque con il primo momento del cammino sinodale italiano. La prima tappa del cammino della Chiesa italiana durerà due anni e al centro saranno le diocesi e le parrocchie ma anche gli appartenenti alla vita consacrata, le associazioni e i movimenti. Questa fase di ascolto si serve dei «gruppi sinodali» che stiamo approntando anche nella nostra diocesi e che saranno come “antenne” sul territorio per poter coinvolgere, il più possibile, anche quelle persone che non si sentono o non sono parte attiva delle nostre comunità parrocchiali.

Sarà un percorso importante quello che abbiamo iniziato anche per rendere più coinvolgenti e partecipate le nostre assemblee liturgiche: innanzitutto da parte della comunità credente, che abitualmente celebra la fede dandosi appuntamento la domenica e che ora è chiamata sempre più a sviluppare e rendere stabili i ministeri liturgici; ma anche da parte di coloro che vi partecipano saltuariamente e che hanno bisogno di trovare un tempo e luogo liturgici che tocchino veramente il loro cuore.

Le più recenti riflessioni teologico-pastorali ci aiutano a cogliere il senso di questo sforzo cui siamo chiamati quale impegno a ripensare le nostre parrocchie in una conversione missionaria e a vivere la sinodalità quale modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio. Non si tratta allora di caricarci del peso di nuove strutture ma di rispolverare l’anima del nostro essere e vivere come cristiani che camminano insieme, si radunano in assemblea e partecipano attivamente alla missione evangelizzatrice.

Don Simone Zocca