Sguardo Pastorale

SETTE PAROLE

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ìGiovedì prossimo vivremo la veglia diocesana di preghiera per le vocazioni e desidero ritornare sul tema vocazionale. Dall’inizio della quaresima siamo stati accompagnati a questo appuntamento da alcuni brevi video prodotti dal nostro Centro diocesano vocazioni su alcune parole fondamentali; vorrei soffermarmi su sette di queste parole.

Il sogno, che nella Scrittura, assieme alle visioni, rappresenta uno strumento attraverso cui Dio parla ai suoi profeti.  Papa Francesco più volte ci invita a sognare in grande la nostra vita e a saperci meravigliare delle chiamate del Signore. Anche oggi il Signore ci può parlare come nell’antichità se i nostri sogni, come quelli di Giuseppe o di Simeone, sanno crescere nella Parola e nella storia con Dio.

Legame, cioè il pensarsi al plurale, tenuti tutti insieme dalla geniale sapienza di Dio. Il pensarsi al plurale a cominciare dal vivere la propria esistenza “dimorando” in Dio, “rimanendo” insieme a lui come il tralcio alla vite. Questo non ci priva della nostra identità, anzi la risalta.

Dono. La vocazione, ci ricorda il Papa, è un dono e anche esigente, non perché impone qualcosa dall’esterno ma perché chiede di crescere nel dono di se stessi. Ci si dona nella misura in cui si diventa capaci di amare. “Dono” è quella parola che ci fa capire quanto siamo pensati e amati da Dio.

Dio parla al nostro cuore, è necessario porsi in ascolto e vivere tempi di discernimento ma è vero anche che Dio chiama a partire dalla realtà. Quindi, come è importante guardarsi dentro è altrettanto necessario guardare fuori «per riconoscere che la chiamata viene dalla realtà, dalla storia, dai fatti, dalle occasioni, dai volti dei fratelli e delle sorelle che gridano e invocano vicinanza, accoglienza, prossimità» (M. Gianola, La versione migliore di te stesso. Orizzonti sulla vocazione, 2019).

Custodia. Custodire (il giardino del paradiso) è il primo compito che Dio assegna all’uomo ma è anche quello che Dio fa per ogni sua creatura. La custodia ci richiama il lavoro paziente e tenace di colui che si prende cura delle cose e delle persone. Dio offre i suoi doni e ci chiede di custodirli perché possano portare frutto. La custodia della vocazione diventa una scelta fondamentale.

La vocazione è sempre per qualcuno e assieme a qualcun altro. Il pensarsi al plurale, a cui prima accennavamo, e il legame con il quale Cristo ci unisce, dà corpo alla Chiesa. Essa, la comunità ecclesiale, è la famiglia di chi asseconda il desiderio della consacrazione al Signore; essa diventa il luogo nel quale vivere insieme e con più forza la fede.

Infine la parola coraggio. Ascoltare la parola del Signore, assecondarla, non ci fa passare la paura delle scelte definitive e quotidiane ma in essa troviamo la forza per affrontare le nostre fragilità e le difficoltà del cammino. Il Signore chiama a realizzare un sogno grande ma offre anche il coraggio per viverlo fino in fondo.

Chi si è lasciato attrarre dalla voce di Dio e si è messo alla sequela di Gesù scopre ben presto, dentro di sé, l’insopprimibile desiderio di portare la sua voce ai fratelli che incontra. Dovrà però fidarsi di Lui che non mancherà a sostenere l’impegno del cammino, ad affrontare la fragilità, il senso di inadeguatezza e la fatica. Le nostre comunità devono sempre più diventare il luogo privilegiato in cui la chiamata nasce, si alimenta e si esprime.

 

Don Simone Zocca