COMPRENDERE LA BIBBIA - 41

Ponzio Pilato

Ponzio Pilato - Iscrizione di Cesarea Marittima
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Nel 1961 fu scoperta a Cesarea una lastra di pietra con inciso il nome di Ponzio Pilato, una delle poche testimonianze extrabibliche della vita e dell’opera di questo rappresentante di Roma in Palestina. Lo storico romano Tacito menziona l’esecuzione di Gesù fatta dietro suo comando (Annales, XIV, 44), mentre Giuseppe Flavio e Filone Alessandrino, due scrittori ebrei, ricordano diversi episodi che lo riguardano. Per quanto riguarda questo personaggio, oltre alle testimonianze degli evangelisti, troviamo alcune allusioni a lui in Atti (3,13; 4,27; 13,28) e in 1 Timoteo (6,13). Tutto lascia supporre che egli provenisse dalla borghesia romana e che possedesse una buona esperienza in campo militare e amministrativo, quando nel 26 d.C. venne nominato procuratore della Giudea. In tale veste possedeva ampi poteri, specie in campo giudiziario, militare e finanziario; tra l’altro, spettava a lui ratificare la nomina del sommo sacerdote e controllare i fondi del Tempio.

Filone Alessandrino lo descrive come un uomo duro, vendicativo e brutale, afferma che: l’esercizio del suo ufficio consistette in venalità, corruzione, violenza, furti, ingiustizie, offese, esecuzioni fatte senza processi giudiziari, continua e insopportabile crudeltà (Legatio ad Gaium, 302). Giuseppe Flavio, nelle Antichità giudaiche, scrive che Pilato prese a contrastare gli ebrei fin dall’inizio. Non aveva alcun riguardo per il sentimento religioso degli Ebrei, fece infatti entrare in Gerusalemme insegne romane che portavano l’immagine dell’imperatore – cosa che la legge mosaica non consentiva – e solo quando gli ebrei dichiararono che preferivano morire piuttosto che trasgredire la Legge diede ordine di allontanare le insegne dalla città. Sempre Giuseppe Flavio racconta che vi fu grande inquietudine quando Pilato prese denaro dal tesoro del tempio per far costruire un acquedotto destinato ad alimentare Gerusalemme. Questo prelievo di denaro provocò la protesta di molti ebrei, Pilato fece intervenire i suoi soldati e molti dei dimostranti vennero uccisi. Luca 13,1 potrebbe riferirsi a questo episodio. Filone Alessandrino scrive che in un’altra occasione gli ebrei protestarono violentemente per alcune insegne d’oro fatte erigere da Pilato nella sua residenza di Gerusalemme. Questa volta egli si rifiutò di rimuoverle, ma gli ebrei si appellarono all’imperatore Tiberio, che ordinò di trasferirle a Cesarea, quartier generale del procuratore.

I vangeli ricordano il processo di Gesù svoltosi davanti a lui (Mt 27,1-26; Mc 15,1-15; Lc 23,1-25; Gv 18,28-19,16). Marco ne racconta lo svolgimento a grandi linee. Luca aggiunge il particolare dell’invio di Gesù a Erode (23,6-12) e la triplice affermazione con cui Ponzio Pilato sostiene l’innocenza di Gesù (23,4.14.22). Matteo riferisce il sogno e il messaggio della moglie (27,19) e ricorda come Pilato abbia declinato ogni responsabilità per la condanna a morte di Gesù (27,24s.) e abbia posto un gruppo di guardie a sorvegliarne la tomba (27,62-66). Giuseppe Flavio, nelle Antichità giudaiche, racconta l’errore fatale commesso da Pilato nel 36 d.C. Un profeta samaritano aveva annunciato che sul monte Garizim erano sepolti utensili d’oro del tempo di Mosè e sulla montagna si radunò una grande folla alla ricerca di questi tesori. Pilato la fece attaccare e massacrare senza ragione plausibile. La reazione di sdegno dei Samaritani fu tale che si rivolsero a Vitellio, legato di Siria, lamentandosi con lui di Pilato. Ottennero che Pilato venisse richiamato e inviato a Roma per rendere conto del suo operato. L’imperatore Tiberio morì prima del suo arrivo a Roma e non sappiamo come sia finita la vicenda. Eusebio di Cesarea, uno storico cristiano del IV secolo, nella sua Storia ecclesiastica riporta una voce secondo la quale Pilato si sarebbe suicidato.

(41. segue)

Gastone Boscolo

Nella foto: Ponzio Pilato – Iscrizione di Cesarea Marittima.