COMPRENDERE LA BIBBIA / 1 

Adamo

Nuova rubrica del biblista don Gastone Boscolo: una sorta di agile “dizionario biblico” divulgativo

La-creazione-di-Adamo
Facebooktwitterpinterestmail

La parola ebraica âdâm è il nome che la Bibbia dà al primo uomo. In ebraico è un nome generico o comune, significa semplicemente «uomo» o «umanità». Solo raramente e in epoca tardiva fu inteso al singolare: «un uomo», «un individuo», ma anche in questi casi è possibile attribuirgli un senso collettivo. Le traduzioni della Bibbia, iniziando dalla versione greca dei LXX e dalla Volgata latina, interpretano frequentemente la parola ebraica âdâm come nome proprio, facendo di Adamo il nome del «primo uomo», capostipite dell’intera umanità.

I testi biblici che parlano delle origini (Gen 1-3) danno spazio a tutte e due le interpretazioni: âdâm nel senso di umanità e âdâm come nome del primo uomo. Nel racconto della Creazione più vicino a noi nel tempo (VI sec a.C.) – anche se posto all’inizio del libro della Genesi (1,1-2,4) – il termine âdâm si riferisce senza alcun dubbio alla specie umana: Dio creò l’uomo a sua immagine… maschio e femmina li creò (1,27). Nel racconto più antico (IX sec. a.C.) l’âdâm modellato da Dio creatore e da lui animato è innanzitutto rappresentante dell’umanità in generale (2,7). Tuttavia, l’autore sacro lo personalizza facendolo agire e parlare; questo aspetto si accentua quando nel corso del racconto entra in scena la donna simile a lui e anch’essa personalizzata (2,18).

Lo scrittore sacro, mediante questo âdâm da cui scaturiscono tutte le razze, non intende fornire «informazioni» scientifiche circa il sorgere della vita umana, intende semplicemente dire che l’uomo è stato creato da Dio e mettere in luce l’unicità e unità della specie umana agli occhi di Dio, che non conosce né super-uomini, né sotto-uomini. Lo scrittore sacro dicendo che Dio ha formato l’uomo con la polvere del suolo e gli ha soffiato nelle narici un alito di vita (2,7) afferma al tempo stesso l’umile origine dell’uomo, simile a quella delle piante o degli animali, e il suo innalzamento a una condizione che lo distingue da tutte le altre creature. Mentre il resto della creazione è stato chiamato all’esi¬stenza con la facilità di un gioco da bambini, nella creazione dell’âdâm Dio impegna tutta la sua potenza, il suo amore: lo crea a sua immagine e somiglianza (1,26) e, proprio perché creato a immagine di Dio, emerge sopra tutto il creato. Che questo atto creatore si riassuma in un soffio nelle narici o si sia prolungato per milioni di anni, come ritiene la teoria evoluzionista, è un problema che deve risolvere la scienza, non la Scrittura.

Ispirandosi alla letteratura ebraica del suo tempo, l’apostolo Paolo applica a Gesù Cristo la dottrina del «nuovo Adamo» (1Cor 15,21-22.45-49; Rm 5,12-21), secondo la quale Gesù Cristo, contrapponendosi al primo uomo, è presentato come il principio di una umanità nuova liberata dal peccato e dalla morte. L’antitesi tra il «primo» e il «secondo Adamo» è uno dei temi teologici fondamentali che permettono a Paolo di sottolineare la novità e la preminenza della nuova creazione rispetto all’antica. In questa stessa linea paolina, l’autore del terzo vangelo fa risalire l’albero genealogico di Gesù non solo fino ad Abramo, come fa Matteo (Mt 1,1), ma fino ad Adamo (Lc 3,38), per mettere in risalto la portata universale della persona e dell’opera di Cristo. (1. segue)

Gastone Boscolo