Proposta omiletica - III Domenica di Quaresima - ANNO A

Battezzati nello Spirito, fonte di vita eterna

LETTURE: Es 17,3-7; Salmo 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42

La-Samaritana
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Incamminati verso la Pasqua, siamo ancora una volta sollecitati a riconoscere chi è Gesù di Nazaret e il rapporto di comunione che egli ci offre, tornando a rivisitare quindi il senso del nostro battesimo come nostra adesione a Lui e suo dono nella grazia dello Spirito Santo. L’evangelista Giovanni ricostruisce il dialogo di Gesù con la donna samaritana, non appartenente alla fede giudaica, in modo da condurre noi lettori di oggi e di ogni tempo, a conoscere Gesù e a giungere all’atto di fede in Lui, attraverso le domande della donna e le risposte di Gesù.

– “Sei tu più grande del nostro padre Giacobbe?”, chiede la donna a Gesù che promette il dono di un’altra fonte d’acqua. Gesù però l’invita ad andare oltre l’acqua di quel pozzo, fonte di vita da oltre mille anni per quel popolo. Si tratta di scoprire la fonte di vita già annunciata dai profeti. La sorgente della vera vita sarà lo Spirito effuso nel cuore del credente in Cristo; è quella l’acqua che Cristo ci dà e che diventa in noi “sorgente che zampilla per la vita eterna”. E’ lo Spirito effuso nei nostri cuori il dono che scaturisce dal Cristo morto e risorto. San Paolo commentando il miracolo dell’acqua scaturita dalla roccia nel deserto scrive: “Tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo” (1Cor 10,4). E poco più oltre, in 1Cor 12,13 aggiunge: “e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito”. San Paolo nella pagina che abbiamo ascoltato della Lettera ai Romani, afferma che per mezzo di quello Spirito ‘l’amore di Dio è riversato nei nostri cuori’. Fede è allora accogliere la sua ‘Grazia’, il suo ‘Amore gratuito’, il suo “Spirito di vita”, che rende certa la nostra speranza in Lui e nel suo Dono di Grazia e di Vita.

– “Vedo che tu sei un profeta… So che deve venire il Messia”. Nell’incontro con Gesù la donna si sente conosciuta profondamente da Lui, anche nel suo peccato, ma accolta e non giudicata e condannata. E questa accoglienza la rende disponibile a proseguire il dialogo nel quale Gesù le annuncia il superamento di quel culto che perpetua la divisione e il contrasto tra adoratori dello stesso Dio. Un culto non legato a luoghi o a tradizioni umane, ma fondato sul rapporto autenticamente personale con Dio (ci si può spingere a pensare al rapporto trinitario: Dio, Spirito, Verità/Gesù). C’era attesa che Dio inviasse il suo messia a dire una parola definitiva sul vero culto. Il dialogo procede fino all’autorivelazione di Gesù alla donna ‘peccatrice’: quel messia atteso “Sono io che ti parlo”.

– “Che sia lui il Cristo? Ora crediamo… e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. La donna diventa missionaria correndo in città e invitando altri a condividere la sua ricerca e la sua iniziale scoperta. Lo fa ponendo degli interrogativi e suscitando interesse per quel profeta. La gente accorre. Nel frattempo Gesù annuncia ai discepoli che si avvicina il tempo della messe, anche se non cessa quello della semina. Il ‘raccolto’ frutto di ciò che Gesù ha seminato in quell’incontro accogliente e con la sua parola, e che a sua volta la donna stessa è corsa a ‘seminare’, è dato dall’accorrere a Lui di molta gente che ora ascolta, accoglie e giunge alla fede in Lui riconoscendolo “Salvatore del mondo”, Salvatore di tutti. Un bell’esempio di un vero e progressivo cammino di ‘iniziazione alla fede’ che porta il catecumeno a confessare Gesù profeta, messia, datore dello Spirito e Salvatore del mondo.

+ Adriano Tessarollo