Paese Italia e Stato Italia

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Paese Italia e Stato Italia

Le vicende politiche di cui noi cittadini siamo da tempo impotenti spettatori, specie in questi giorni, (possiamo dire da quasi tre mesi) mi suggeriscono alcune riflessioni, non necessariamente condivisibili, ma neppure trascurabili.

1. La prima è che con i nostri duemila miliardi e oltre di debito pubblico noi Italiani dobbiamo avere l’umiltà di riconoscere che la nostra libertà in ambito politico, economico e anche sociale, è limitata. Abbiamo poco da alzare tanto la voce o le pretese, perché i nostri debitori stringono i cordoni della borsa e aumentano la richiesta di interessi, con il pretesto che non si sentono sufficientemente rassicurati sulla nostra capacità di saldare il debito e quindi lo rincarano ulteriormente e aumentano il prezzo sul denaro che ci prestano, e così ci indebitiamo sempre di più. Chi ha cioè i soldi da prestare, rincara sempre di più il costo del prestito a chi lo chiede. Purtroppo da molti decenni i responsabili dell’economia statale non hanno saputo né abbassare né contenere il debito, non quello personale, si capisce, ma quello pubblico, tanto poi qualcuno pagherà (leggi chi viene dopo di noi). Forse è il caso di parlare di perdita di libertà effettiva per i più, e di usura o strozzinaggio per altri?

2. La seconda è che l’Italia-paese è una realtà con cui l’Europa deve fare i conti perché ci sono tante realtà positive che interessano a molti e sulle quali molti ci fanno lauti interessi e guadagni. Povero e debole è invece lo Stato italiano, con la sua corruzione, con la sua invincibile ‘burocratizzazione’ di tutte le iniziative e della vita stessa produttiva dei cittadini, con l’infinito accrescimento dei balzelli e del controllo su tutto, con l’intento di supertassare o meglio tartassare i piccoli e i medi, con una spesa per i controllori che spesso supera i redditi di ciò che è oggetto di controllo, tanto che spesso i controllori si trovano ben remunerati e i produttori di beni soffocati. Peraltro i grandi o medi evasori procedono imperterriti, investono fuori Italia, cresce la disoccupazione… e l’impoverimento per molti, non per tutti. E nessuno mette mano seriamente al debito pubblico, anzi vengono concessi aumenti almeno a certe categorie, privilegi ad altre…; si tengono in piedi enti inutili e via dicendo. E poi ci lamentiamo che in Europa non contiamo tanto! E ci lasciamo rifilare tante gabelle e multe e altro: il Paese è bello e interessante, ma lo Stato è debole e anche sprovveduto.

3. Infine ho avuto l’impressione che regni tanta confusione, pressappochismo e disorientamento in chi ci governa o pretende di farlo.

Non sarebbe ora che alla logica del presunto interesse delle parti politiche, della deleteria contrapposizione sistematica e dell’irragionevolezza che non porta da alcuna parte, si sostituisse invece quella dell’umile collaborazione, ciascuna parte secondo la sua rappresentatività reale? Ma per far questo ci vogliono uomini giusti e saggi. Speriamo che arrivino o che almeno vengano leggi elettorali che ci permettano di sceglierli. Io ci aggiungo anche una preghiera, perché ne va del bene di tutti e della sofferenza di molti. 

+ Adriano Tessarollo

 

Nuova Scintilla n.22 – 03 giugno 2018