SPECIALE ORA DI RELIGIONE

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SPECIALE ORA DI RELIGIONE

Perché scegliere l’ora di religione

“Un’opportunità preziosa”

Una peculiare diversità: l’IRC

Perché ho scelto l’ora di religione a scuola

 

 

 

 

 

Scelte scolastiche: le buone motivazioni per farla

Perché scegliere l’ora di religione

Tra breve tempo scadrà il termine per le nuove iscrizioni scolastiche: entro febbraio si dovrà sottoscrivere anche se effettuare o no l’ora di religione cattolica.

È una scelta importante e, sinora, molto condivisa. In Italia la scelta ha riguardato quasi il 90% degli alunni. Anche nella nostra diocesi, dagli ultimi dati in nostro possesso, si nota un’ottima tenuta ed una più che soddisfacente adesione.

Ritengo però importante, partendo anche dal Messaggio che i nostri vescovi hanno inviato a famiglie e ad alunni quest’anno (che potete leggere più sotto), richiamare l’importanza e soprattutto l’utilità della scelta dell’ora di religione.

Perché è importante scegliere ancora quest’“ora”?

Essa non è un privilegio, perché una scuola che vuole svolgere, a pieno titolo, la sua opera educativa, e non potrebbe essere altrimenti, è una scuola che non può non tener conto anche dell’importanza della dimensione religiosa nella vita degli alunni e non può non riconoscere, come recita l’accordo dei revisione del Concordato stesso del 1984, che “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”. Il cattolicesimo, infatti, fin dalle sue origini ha influenzato la storia, l’arte, la letteratura, la vita sociale, gli usi e i costumi del nostro Paese.

L’ora di religione che tiene conto della rilevanza del fatto religioso nella storia e nella cultura del popolo italiano, permette alle nuove generazioni un percorso culturale, anche all’interno della scuola, importante ed utile, in quanto le altre materie rispondono a domande sul “come”, il “che cosa”, il “quando”, il “dove” e il “quanto”, l’insegnamento della religione cattolica invece risponde a due domande che non posso rimanere inevase e che riguardano sì lo studio, la voglia di conoscere, ma riguardano soprattutto la vita di una persona: “perché”? “per chi”? L’ora di religione contribuisce ad aiutare i ragazzi a fare questo percorso culturale che risulta assai importante e significativo per la loro vita di uomini e di cittadini, oltreché di cristiani.

Sono anche convinto, però, che se da un lato, all’approssimarsi della scadenza del termine per dare la propria adesione all’ora di religione, è importante motivare soprattutto gli studenti più grandi sull’importanza della loro scelta, dall’altro è altrettanto urgente sostenere le famiglie, pur rispettando la libertà educativa propria di ciascuna famiglia, a svolgere il loro primario ruolo educativo nei confronti dei figli convinti che, nella crescita globale della persona, è importante essere attenti anche alla dimensione religiosa della vita. Infine è opportuno riservare una particolare attenzione agli insegnanti e in particolare a quelli della religione cattolica che sono chiamati a dare il loro prezioso ed insostituibile contributo per la costruzione di un nuova civiltà che promuova i valori e la formazione di personalità mature per l’oggi e il domani.

Mi auguro che non venga disattesa questa preziosa opportunità offerta ai giovani e alle loro famiglie perché, come suggeriscono i vescovi nel loro messaggio, “l’Irc a scuola è in grado di accompagnare lo sviluppo di un progetto di vita, ispirato dalle grandi domande di senso e aperto alla ricerca della verità e alla felicità, perché si misura con l’esperienza religiosa nella sua forma cristiana propria della cultura del nostro Paese”. (don Danilo Marin, Direttore diocesano IRC)

 

 

Messaggio della Cei sull’ora di religione

“Un’opportunità preziosa”

 

Cari studenti e genitori, nelle prossime settimane sarete chiamati a esprimervi sulla scelta di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica (Irc). L’appuntamento si colloca in un tempo di crisi che investe la vita di tutti. Anche la scuola e i contesti educativi, come la famiglia e la comunità ecclesiale, sono immersi nella medesima congiuntura. Noi Vescovi italiani, insieme e sotto la guida di Benedetto XVI, animati dallo Spirito Santo che abita e vivifica ogni tempo, vogliamo ribadire con convinzione che la «speranza non delude» (Rm 5,5). Sono proprio i giovani – ricorda a tutti il Santo Padre – che «con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo… Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace. Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene» (Benedetto XVI, Messaggio per la XLV Giornata Mondiale della Pace, 8 dicembre 2011). Noi Vescovi vogliamo anzitutto ascoltare le domande che vi sorgono dal cuore e dalla mente e insieme con voi operare per il bene di tutti. Lo abbiamo fatto nel redigere le nuove indicazioni per l’Irc nella scuola dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo, con l’impegno di sostenere una scuola a servizio della persona. Siamo persuasi, infatti, che la scuola sarà se stessa se porterà le nuove generazioni ad appropriarsi consapevolmente e creativamente della propria tradizione. L’Irc, oggi come in passato, aiuterà la scuola nel suo compito formativo e culturale facendo emergere, “negli” e “dagli” alunni, gli interrogativi radicali sulla vita, sul rapporto tra l’uomo e la donna, sulla nascita, sul lavoro, sulla sofferenza, sulla morte, sull’amore, su tutto ciò che è proprio della condizione umana. I giovani domandano di essere felici e chiedono di coltivare sogni autentici. L’Irc a scuola è in grado di accompagnare lo sviluppo di un progetto di vita, ispirato dalle grandi domande di senso e aperto alla ricerca della verità e alla felicità, perché si misura con l’esperienza religiosa nella sua forma cristiana propria della cultura del nostro Paese.

Cari genitori, studenti e docenti, ci rivolgiamo a voi consapevoli che l’Irc è un’opportunità preziosa nel cammino formativo, dalla scuola dell’infanzia fino ai differenti percorsi del secondo ciclo e della formazione professionale, perché siamo convinti che si può trarre vera ampiezza e ricchezza culturale ed educativa da una corretta visione del patrimonio cristiano-cattolico e del suo peculiare contributo al cammino dell’umanità. Riteniamo nostro dovere di Pastori ricordare, a tutti coloro che sono impegnati nel mondo della scuola, le parole del Papa per questo Anno della fede: «Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine» (Benedetto XVI, Porta fidei, n. 15).

Roma, 26 novembre 2012

 

 

Le riflessioni di un insegnante

Una peculiare diversità: l’IRC

Si può arrivare ad insegnare religione per le vie più diverse: a me è capitato per una proposta che mi è stata fatta da un prete che mi conosceva. Non rientrava nei miei adolescenziali progetti di vita, eppure è accaduto: fa parte di quelle sorprese di Dio nella vita che la rendono imprevedibilmente un’avventura e un mistero affascinante. Ed eccomi insegnante di religione cattolica nella scuola superiore.

L’IRC è una materia “strana” a confronto delle altre, scherzando con gli alunni a volte la definisco una sorta di “anti-materia”, in quanto, a differenza delle altre discipline, è l’unica il cui voto non fa media (anzi, non è neppure un voto, ma un giudizio), è facoltativa, anche se curricolare, scompare al momento degli esami, anche se contribuisce alla promozione, bocciatura, assegnazione del credito scolastico o alla sospensione del giudizio. Insomma: è tirata un po’ di qua e un po’ di là.

E se spesso è il voto a motivare gli studenti, si comprende quanto sia grande la sfida dell’IDR nel tentativo di coinvolgere i suoi studenti, interessarli, averli con sé in ciò che ha intenzione di proporre a loro e che crede sia il loro bene. Altri aspetti potrebbero renderla apparentemente debole: il fatto che si tratti di un’ora sola alla settimana (che spesso, per vari motivi, salta) rischia di renderla episodica; e poi spesso è “schiacciata” nell’orario da materie “più importanti”. È inutile confessare che la sfida si fa ardua quando sei in orario alla sesta ora…

Eppure: la gran parte degli studenti la apprezzano proprio per la sua peculiare diversità, per la libertà che la contraddistingue, per il clima di solito sereno in cui ci si confronta, si discute.

Come insegnanti di religione condividiamo con i colleghi la fatica bella dell’educare, allo scopo di contribuire alla formazione globale delle persone affidateci, con particolare riferimento, per quanto ci riguarda, alla dimensione religiosa. Si tenta di introdurre gli studenti ad una consapevolezza adulta del Cristianesimo con i suoi valori e con il contributo notevole che ha dato alla nostra storia in tutte le sue dimensioni. Il taglio è, dunque, culturale, convinti della dignità che spetta alla cultura religiosa. E poi si prova a riflettere su Dio, su Gesù, sulla Chiesa; si stimola una riflessione seria sulla propria personale esperienza umana e religiosa; si mette a fuoco la vita in tutte le sue manifestazioni; ci si confronta anche sulle religioni diverse da quella cristiana per contribuire a creare una predisposizione al dialogo. Insomma, un’occasione per tutti, credenti o non credenti.

A volte il dibattito si fa caldo, altre volte è più tiepido: non tutte le lezioni riescono bene, tante sono le variabili in gioco.

D’altra parte, se la quasi totalità degli studenti sceglie di avvalersi dell’ora di religione cattolica, credo che questa sia la prova inconfutabile della significatività dell’esperienza vissuta.

Certo, a volte c’è il rammarico per tematiche che non si riesce a sviluppare come meriterebbero, relazioni umane che solo in parte sono state profonde. Ma quando ti capita di incontrare ex studenti che si ricordano di te e ti dicono che conservano un buon ricordo dell’esperienza vissuta, questo ti incoraggia e ti rimotiva, scoprendo che hai fatto parte di un segmento della loro vita. (F. Marangon, docente IRC scuola secondaria di 2° grado)

 

 

L’esperienza di uno studente

Perché ho scelto l’ora di religione a scuola

Tutto, ovviamente, è iniziato per volontà dei miei genitori. Fino alle scuole medie è andata così, che io facessi o meno religione era una loro decisione. Le cose sono cambiate all’indomani della scelta più importante per ogni adolescente: la scelta della scuola superiore. Per la prima volta ho trovato nella mia classe una ragazza che non si avvaleva della religione cattolica. È stato il momento della svolta: quella ragazza ha aperto in me un nuovo confronto, nuove domande! Ero sempre stato abituato a vedere la partecipazione a quell’ora di lezione come spontanea, a considerare naturale il mettere quella piccola crocetta sul foglio di iscrizione alla classe successiva. La religione cattolica per me era una materia scontata, si doveva fare e basta. E invece mi sono ritrovato davanti la testimonianza di una persona che ha scelto diversamente, che non ha pensato di fare come fanno tutti, credenti più o meno attivi. Quella ragazza ha provocato il mio cuore! E così ho cercato di capire se valeva la pena o meno di prender parte a quella lezione. Giorno dopo giorno ero sempre più attento alle parole del professore, alla disperata ricerca di una risposta alla mia domanda. Il tempo è passato ed è giunto a casa un nuovo modulo di iscrizione, quello per la classe seconda, e con esso la fatidica casellina da barrare. Toccava a me ora. In tutti quei mesi avevamo affrontato le tematiche della Bibbia e dei Vangeli in particolare, ma la cosa che più mi era rimasta impressa era l’etimologia della parola religione. Essa deriva dal latino re-ligare, che significa legare. La spiegazione successiva del professore l’ho annotata per non scordarla mai: “La religione, quindi, lega l’immanente, gli uomini, al trascendente, Dio, e questo legame è reso possibile da Gesù Cristo stesso; egli salda insieme immanente e trascendente”. E così ho fatto la mia scelta, mantenere vivo quel legame, perché sentivo dentro me che lì stava la mia felicità più vera, più pura, in Cristo. E non ho ancora avuto un valido motivo per cambiare idea. (Alvise Renier, prima liceo classico “G. Veronese”)

 

 

dal numero 6 del 10 febbraio 2013