Un muro portante della nostra casa di credenti

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LA “DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO”
26-01-2025

Cattedrale, 26.01.25

Domenica III Ordinario C.

Sesta domenica della Parola

  1. Immagino che nelle nostre case ci sia una Bibbia e forse più di una: quella vecchia dei nostri genitori, quella che ci hanno regalato in qualche occasione importante della vita; quella dei nostri figli; quella preziosa e quella un po’ rovinata; quella con i disegni e quella più seria. Oggi le letture idealmente ci consegnano ancora una volta la Bibbia.

Il sacerdote Esdra di fronte a tutto il popolo radunato legge il testo sacro, benedice il Signore e il popolo risponde dicendo amen. La Parola viene spiegata a piccoli brani e poi si fa festa. Il testo ci dice che “tutto il popolo porgeva l’orecchio a sentire il libro della legge”.

Il Vangelo che abbiamo letto è l’apertura del vangelo di Luca che scrive idealmente a Teofilo – l’amico di Dio – e spiega quello che troverà nel libro: «Ho deciso di fare anch’io ricerche accurate… perché ti possa rendere conto, illustre Teofilo della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto».

Come il popolo del tempo di Esdra e come Teofilo anche noi oggi riceviamo idealmente la Bibbia, non un libro qualsiasi ma quella che noi chiamiamo Parola di Dio, Parola non scritta da lui ovviamente, ma ispirata da Dio e contenente tutto ciò che serve per la nostra vita di credenti in Dio e di discepoli del Signore.

  1. La domenica della Parola è stata voluta da papa Francesco al termine del Giubileo della misericordia nel 2019. La misericordia è dono e grazia che suscita in noi il desiderio di conversione e la Parola ci indica la strada. Come noi onoriamo l’Eucaristia in particolare nella domenica del Corpus Domini, così questa giornata vuole essere una specie di Corpus Domini della Parola.

Ci chiediamo oggi: che posto ha la Parola di Dio nella nostra vita? La sappiamo distinguere dalle altre parole? Apriamo mai queste pagine così come apriamo una lettera che ci è cara o guardiamo le foto di una persona amata?

Mi è capitato qualche volta di entrare in una famiglia e vedere aperto sulla credenza il libro della Bibbia. Qualche volta l’ho intravista sul comodino della camera magari tra riviste, romanzi e giornali. Ma per quanti cristiani il libro sacro rimane sconosciuto o ha i tratti di qualche racconto scontato perché sentito tante volte? Può capitare che la Parola si perda in mezzo a tante parole al punto che appena sentiamo l’inizio di qualche brano pensiamo ad altro perché già sappiamo come va a finire.

Chissà se noi abbiamo dei testi della Scrittura che ci sono cari: il brano letto nel giorno del nostro matrimonio; quello che ci ha fatto piangere durante il funerale di qualche persona cara; quello che ci ha consolato in un momento difficile; quello che ci inquieta ogni volta che l’ascoltiamo perché svela tutta la nostra miseria?

Cos’è o cosa dovrebbe essere la Parola nella nostra vita? Provo a sottolineare alcuni aspetti che mi sembrano importanti:

La Parola è la carta geografica dove andiamo a cercare le strade che dobbiamo percorrere per capire dove andare, ma anche per renderci conto delle distanze che ci separano da quella meta. “Io sono la via, la verità e la vita”.

La Parola è il fazzoletto che asciuga le nostre lacrime perché ci consegna parole di speranza, di fiducia e di perdono. Dio è con noi ci ha parlato con parole umane e con la sua Parola continuamente ci parla, mentre noi spesso pensiamo che lui non ci dica nulla.

La Parola è anche un cibo amaro. Isaia dice che quando la mangi senti in bocca tutta la sua dolcezza, ma quando cerchi di mandarla già senti tutta la sua amarezza perché è dura da vivere, è esigente, impegnativa, scomoda.

La Parola è una lente di ingrandimento che fa verità sulla nostra vita, svela le nostre povertà, mette in primo piano ciò che noi neghiamo. La Parola “svela i segreti del cuore”.

La parola è un muro portante della nostra casa di credenti e delle comunità cristiane sinodali, cioè di quel corpo di cui parla la II lettura. Come dice Luca qui ci stanno i fondamenti, le ragioni del nostro credere. A Teofilo Luca scrive: «Perché tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto».

La Parola è roccia solida sulla quale il cristiano fonda le sue scelte. L’immagine della casa sulla roccia è molto chiara: «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, ma quella casa non cadde».

La Parola è una realtà viva: scende dal cielo come la pioggia e non vi ritorna senza aver lasciato il segno, senza aver fecondato la terra.

La Parola è il dono che la chiesa e il Signore ci fa ogni domenica. Come il seme della parabola, una parte cade sulla strada, una tra le spine, una nel terreno sabbioso, una cade sul terreno buono e produce frutto.

La Parola è sempre rivolta a me, è per me. La parola si realizza oggi. «Oggi si è adempiuta questa scrittura» dice Gesù dopo aver letto il rotolo del profeta Isaia. Anche noi siamo quei ciechi, zoppi, prigionieri e a noi viene annunciata una Parola che salva e l’anno di grazia che oggi è il Giubileo.

Gli ebrei osservanti ancor oggi girano con delle scatolette attaccate al polso, alla testa e dentro ci sono delle minuscole parti della Bibbia. Noi quando leggiamo il Vangelo ci facciamo una croce sulla fronte, sulla bocca e sul cuore. Il sacerdote la bacia dopo averla letta.

Termino con le parole a me molto care del profeta Geremia, il profeta che si è sentito sedotto da Dio che lo chiamava. Scrive così Geremia: «Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti» (Ger, 15,16).