Problemi di connessione

zenna
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SGUARDO PASTORALE

Problemi di connessione

Era da un po’ di tempo che non mi trovavo in una situazione simile. In una bella casa della Val Zoldana non c’è connessione Wi-Fi, ed è molto debole anche il segnale della Tim, piove a dirotto e fa freddo. Sono poco più delle 21 ed è come se fosse piena notte. L’unica soluzione è di recitare Compieta e mettermi sotto le coperte. Del resto un po’ di sonno da recuperare ce l’ho proprio. Ma perché sapere di non essere raggiungibile, non poter scrivere l’ultima e-mail di lavoro, non poter inviare un sms, non poter dare l’ultima sbirciatina a Facebook mi crea un senso di disagio? “Attento, Francesco”, mi viene da dire, “qui si ravvisa una forma di dipendenza!”. E penso a questa nostra società, stabilmente connessa, che non sa più sostenere la solitudine, penso alle nuove generazioni che esauriscono nel virtuale il bisogno di relazione, penso al poco tempo che rimane per la riflessione, l’ascolto e la preghiera. Domani parteciperò ad un gruppo di lavoro proprio sulle relazioni del presbitero nel ministero. Mi passano davanti agli occhi della mente figure come “il prete del telefonino”, “l’educatore mass-mediale”, “il gestore del sito parrocchiale” e sempre più raramente quelle de “il prete d’oratorio”, “l’amico di famiglia”, “l’uomo dell’ascolto”.

Sono iscritto al portale “Preti on line” e più di qualche volta mi è capitato di ricevere delle mail per l’approfondimento di tematiche religiose o morali. Ho sempre risposto puntualmente, e credo abbastanza esaurientemente per quel che lo scritto consente, ma il dialogo non si è mai protratto oltre i tre o quattro invii. Se non ci si vede negli occhi e non si condividono le emozioni, difficilmente si può interagire in profondità e ciò che non ha radici prima o poi si secca. Ho pubblicato qualche foto in Instagram e postato qualche tweet, ma nella congerie del materiale che ad ogni istante compare nei social ho faticato a rintracciare le mie stesse creazioni, perché, poi, è per queste che nutriamo interesse e per il numero delle reazioni che hanno avuto. Qualcosa di più si può dire in Facebook, ma quante contraddizioni vengono a galla, tutte giustificate dalla dittatura del “così la penso io” o del “con te non si può ragionare”, senza annoverare le “bufale” fatte girare solo per il gusto di godere di una propria audience. Quante volte mi son detto che comunque sono tutti mezzi utili, purché siano adoperati come tali, e che non bisogna demonizzare, perché, che lo si voglia o no, questo è il nuovo contesto e il nuovo linguaggio! Ed è così. Ma possiamo pensare che ci sia ancora spazio per una stretta di mano, un appuntamento al bar, una visita in famiglia, una chiacchierata tra amici? Magari promosse da un gruppo WhatsApp o dal più riservato Messenger. Solo così sarà possibile lasciare il segno quando si asciuga una lacrima, si condivide un progetto, ci si accompagna in un’avventura, si prepara un evento. Ho avuto modo in questi ultimi due mesi di preparare la celebrazione del matrimonio di due coppie e dell’anniversario di altre. Sono state esperienze ricchissime di umanità, di stima, di amicizia, di fede, che solo l’incontro e lo scambio hanno permesso di realizzare. Mi sa che ora mi soffermo a passare in rassegna i loro volti e dedico a ciascuno una preghiera, così come la dedico a tutti voi che mi leggete, perché questa strana serata senza connessione internet mi ha permesso di connettermi spiritualmente e dedicarvi il mio tempo e il mio pensiero.

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.27 – 9 luglio 2017