Il primo valore è l’incontro tra i preti e con il vescovo: all’arrivo domenica sera 13 ottobre, saluti, scambio di veloci informazioni, qualche risata e via.
La due-giorni dei preti della diocesi di Chioggia è diventata un momento consueto all’inizio dell’anno pastorale. Come l’anno scorso, siamo ospiti nella bella casa ‘Don Paolo Chiavacci’ alle pendici del Monte Grappa, a Crespano.
Il via ufficiale è dato il mattino del lunedì con la preghiera delle Lodi, a cui segue l’inizio dei ‘lavori’. Il vescovo Giampaolo saluta i sacerdoti presenti, segnalando alcuni volti nuovi tra i religiosi, e ricorda i sacerdoti per vari motivi assenti.
Sullo sfondo dell’immagine dei discepoli di Emmaus, eccoci incamminati con Gesù verso Gerusalemme. L’ambito del nostro lavoro è segnato dalla Lettera del vescovo alla Diocesi per il corrente anno pastorale avviato domenica 6 ottobre in cattedrale, che lancia le Comunità cristiane sinodali e imposta il tema della Parola.
Si comincia con la descrizione di esperienze in atto. Nel territorio della diocesi vengono rilevati tre luoghi significativi nei quali, con modalità diverse, è già raffigurato il cammino di riassestamento delle comunità parrocchiali prospettato dal vescovo.
Don Matteo e don Yacopo raccontano l’evoluzione della zona che gira attorno a Ca’ Tiepolo, in cui, dalla dispersione di tante parrocchie, ci si va concentrando nell’unità del lavoro pastorale e della vita delle persone, preti e laici insieme, con un’attenzione particolare ai giovani e ai ragazzi e la cura per una dignitosa ridistribuzione delle celebrazioni eucaristiche.
La prospettiva aperta nella zona di Portoviro viene presentata da don Gianluca e don Carlo. Attraverso una progressiva elaborazione si è giunti a determinare due co-parroci insieme con tre altri sacerdoti per 8 parrocchie e con una consapevole partecipazione delle religiose e dei laici. Il punto sorgivo è la comunione effettiva dei preti che già prospettano alcuni specifici ambiti di missione.
La realtà della comunità cristiana sinodale del Buon Pastore e Spirito Santo a Sottomarina viene presentata da don Antonio Chiereghin. Qui, in un percorso di 12 anni si è passati dalla duplicità delle funzioni pastorali a una progressiva unicità, tenuto conto anche della particolarità della stagione estiva con iniziative per i ragazzi e per i turisti. Rispetto al cammino che l’intera diocesi sta per avviare, questo è da ritenersi già un segnale di frutto maturo.
Alla fine di ciascuna presentazione il vescovo offre alcune sottolineature e lancia delle prospettive. Segue il dialogo, all’insegna del motto: “mai senza l’altro”; tutto dovrà procedere nella condivisione e nel confronto fra le persone coinvolte, secondo la legge della gradualità e nell’attenzione ai suggerimenti che verranno dalla realtà stessa. Infatti non è in gioco soltanto una ristrutturazione delle comunità e delle funzioni, ma l’avvio della ‘sinodalità’ come mentalità, posizione umana e impostazione pastorale.
Più volte nel corso della due-giorni il vescovo sottolinea che non è tutto pianificato; si tratta invece di realtà in evoluzione, con il rispetto dei luoghi e situazioni particolari, in un cammino di condivisione e comunione. Infatti, altro slogan, si ripete che “la luce viene camminando”. Nella pazienza del tempo, con gradualità e con la chiarezza del punto di arrivo. Sulla scia di un prezioso lascito della tradizione il vescovo si assume il compito di omnia videre, multa dissimulare, pauca corrigere: tutto vedere, molto dissimulare, poco correggere. Anche le iniziative che sorgono da persone e gruppi vari sono chiamate a coordinarsi con l’ordinamento proposto dalla diocesi.
Il cammino pastorale che inizia quest’anno e si svilupperà nei prossimi anni, si prospetta in quattro fasi, riprese dall’episodio dei discepoli di Emmuas: La Parola – L’Eucaristia – La Fraternità – La Missione.
Al tema della Parola – che segna il cammino dell’anno pastorale 2024-25 – viene dedicato il pomeriggio del lunedì. Don Stefano Doria riprende alcuni testi biblici riferiti alla parola di Dio e li commenta con la sua esperienza personale e missionaria. Il profeta Isaia descrive la parola come la pioggia che scende dal cielo e al cielo ritorna dopo aver portato frutto, perché, come dice il salmo 75, il Signore irriga la terra e la disseta. I poveri amano la parola e la custodiscono nel cuore con venerazione, come l’anziana donna analfabeta che porta con sé la Bibbia e se la fa leggere da qualcuno. Nel dialogo che segue, si sottolinea che la parola di Dio, va ridonata al popolo in tutte le modalità possibili, a livello personale, familiare, comunitario, in particolare sul ritmo dell’anno liturgico. Da qui l’urgenza di accompagnare il popolo di Dio alla sua comprensione e immedesimazione, insieme con una adeguata proclamazione da parte dei lettori nelle varie circostanze. Un buon lavoro, a tutti i livelli, per l’Anno della Parola.
Di seguito, il vicario generale don Simone Zocca presenta il prossimo Giubileo, nella Chiesa universale e in diocesi, comprendente anche il pellegrinaggio diocesano a Roma. La giornata si conclude con una serata di fraternità, segnata in particolare dai canti del nostro cantautore don Renato Feletti.
Nella mattinata del secondo giorno, martedì, la proposta del ritiro spirituale diventa una pausa di approfondimento e di assimilazione della parola di Dio con il saggio e corposo intervento del biblista Don Andrea dal Cin, della diocesi di Vittorio Veneto, che accompagnerà i nostri sacerdoti anche nei prossimi ritiri mensili. L’immagine dell’imponente Castello di Andraz che dall’anno 1000 fino al presente si erge sulla roccia, offre concretezza alla parabola evangelica della casa costruita sulla roccia.
Il pomeriggio del martedì è dedicato alla conclusioni del vescovo e agli avvisi.
Il vescovo parla di un cantiere aperto. Teresa d’Avila, la santa del giorno, ci richiama l’amore di Cristo per noi, un amore che domanda amore. Un supplemento di amore rende facile la vita personale e il lavoro pastorale. Quindi domandiamo: Donaci, Signore, pastori-padri. Il vescovo è sostenuto dalla speranza che – al fine di costruire la Chiesa come casa delle persone – tutti accolgano come proprio il progetto che quest’anno prende inizio dalla Parola, e negli anni seguenti porrà l’accento successivamente su Eucaristia-Fraternità-Missione. Procediamo con fede e fiducia verso ogni tipo di persone e quindi senza la paura di gettare la semente sia nel terreno buono sia nel terreno in cui appare sprecata.
Siamo consapevoli che la Chiesa di domani potrà essere un piccolo gregge, come già il Covid ha preannunciato; non dovrà trattarsi di una Chiesa d’élite ma aperta a tutti.
Il vescovo ci accompagna con i saggi suggerimenti di un padre. Richiama la fedeltà alle proposte diocesane, la fraternità tra preti, la relazione con le persone cercate e seguite una ad una. Un cammino graduale e progressivo, condotto nella libertà e lealtà, con il pastore che cammina davanti, in mezzo, dietro il popolo di Dio. Procediamo per un buon cammino, con alcuni cantieri che rimangono aperti, da quello della formazione degli operatori pastorali e dei coordinatori a quello dell’iniziazione cristiana.
Nel prossimo mese di maggio si farà il punto del cammino compiuto, come i 72 discepoli mandati in missione da Gesù.
Il nostro convegno si conclude con gli avvisi generali di don Giovanni Vianello coordinatore della pastorale, di don Danilo Marin sulla formazione dei catechisti, e con una informativa di don Marino Callegari sulle comunità energetiche.
Il presente si apre al futuro, sostenuti da una speranza certa e da una comunione vissuta.
Angelo Busetto