Un auditorium colmo di volti conosciuti ed amati, di fronte ad un libro che descrive gli inizi di una vita di comunione che in parte molti di noi hanno conosciuto, frequentato, testimoniato: la vita di CL (Comunione e Liberazione) agli inizi sfolgoranti nelle parole di quell’uomo che ha inciso nelle nostre giovani vite di ventenni alla ricerca di un senso del vivere. “Una rivoluzione di sé. La vita come comunione (1968-1970)”, curato da Davide Prosperi (Rizzoli), ultimo libro di Luigi Giussani, raccoglie gli interventi svolti fra 1968 e il 1970 da don Giussani presso il Centro culturale “Charles Péguy”, dal quale sarebbe poi sorto il movimento di Comunione e Liberazione. Un libro audace e coraggioso dice Luca Destro responsabile di Comunione e Liberazione diocesana passando la parola a Francesco Cassese che viene da Milano ed è responsabile della Lombardia. “La sentinella non può dormire nemmeno mezz’ora nella vigilia noctis nella lunga storia del mondo…” La storia del Gius comincia nel ’54, poi viene allontanato, per un periodo va in America. Dunque c’è una mortificazione da cui nasce il tutto: è la testimonianza di un uomo che avrebbe potuto mettere i remi in barca e invece continua imperterrito a remare, e va a toccare una parte affettiva e rischia ‘perché il regno di Dio già è presente – intra vos est’, è già tra noi e fiorisce, tra gli amici, tra i conoscenti…”
Mario Dupuis, nostro concittadino e fondatore a Padova di un’esperienza singolare di carità quale Ca’ Edimar, prende poi la parola “Quale coscienza di me ha suscitato don Giussani? Noi qui a Chioggia chiamammo il nostro primo tentativo ‘qui e ora’. Poi ad un incontro a Cesenatico, l’amica Lella mi presentò il Gius, io gli parlai di noi e gli dissi il nome che ci eravamo dati e lui di botto: ‘non potevamo non incontrarci!’. Esattamente qui come 2000 anni fa, di schianto accadde quel noi, quell’impossibile unità, che era molto di più di quello che desideravamo. E poi la parola ‘mistero’ che lui usava spesso e non era astratta, mistica, era il suo modo di guardare la realtà: per esempio Anna mia figlia, malata, fu guardata così da lui. La vita di Anna divenne familiarità con il mistero fino a diventare un’opera, Ca’ Edimar, in cui facciamo compagnia alle creature che ancora non sanno riconoscere il Mistero”.
Don Angelo Busetto, allora giovane prete in città, svela che le radici di allora stanno fiorendo anche adesso e ‘il libro mi legge la vita quasi mettendomi allo specchio. Lì siamo nel dopo Concilio: chi non lo ha vissuto non può immaginare il turbinio. Noi avevamo un desiderio fortissimo e giravamo l’Italia in cerca di esperienze, di opere che dessero volto alla nostra fede. Trovammo esperienze incredibili e anticipatrici. Noi cercavamo la vita, cercavamo la Bellezza, cercavamo la Chiesa. Cercavamo un’unità della vita. Vi furono dei punti di chiarezza: Lella Bighin, Livio Melina, suor Paolina Tartara fondatrice del monastero di Praga, Bruno Sacchini che insegnava lettere a Chioggia, Don Lino Rebellato suo collega. Con il Gius riscoprimmo il gusto del mistero: non so se vi è chiaro cosa volesse dire che a noi preti in quegli anni venivano a fare gli esercizi Ratzinger, Von Balthasar i più grandi teologi dei nostri tempi e noi eravamo vinti da questa potenza di sguardo. Erano tempi difficili e sembrava dovesse prevalere una pre-evangelizzazione che prescindeva da Cristo. E invece la salvezza viene dall’incontro con Gesù, questa centralità, questa essenza del cristianesimo che è Lui. Non era ovvia a quei tempi come per alcuni versi può non esserlo ora. Giussani ebbe un rapporto privilegiato con noi di Chioggia, venne alcune volte a parlare qui: in Duomo e poi a Madonna di Lourdes. Ebbe un rapporto particolare con noi attraverso Lella che poi entrò nei Memores Domini. Ogni settimana noi 6 sacerdoti diocesani ci troviamo a pregare insieme, ogni settimana condividiamo preghiera silenzio pranzo. Siamo rimessi in pista perché Lo possiamo reincontrare solo in una realtà fisica. Comunione e Liberazione è una casa in cui abitare, che vive nella Chiesa ed è aperta al mondo, una rivoluzione di sé che continua tutta la vita fino alla comunione del cielo”.
Riprendendo la parola Francesco Cassese ricorda la visita al Santo Padre il giorno del centesimo compleanno di Giussani: ‘…guardate che siete all’inizio di questa storia, dovete scoprire ancora molte cose. Occorre essere umili: ricordare e generare.’ “Ricordare – dice – vuol dire portare al cuore e generare vuol dire stare attenti alle nuove sfide di oggi. L’essere dentro la comunione ed essere fin nelle midolla dentro la nostra società”. Francesco Cassese ci regala infine la lettura di una delle ultime pagine del libro (pag 273). “…Noi facciamo qualche cosa: facciamo la comunità, il gruppo, un gesto, un’iniziativa, qualcosa a scuola, al liceo, qualcosa all’università, facciamo qualcosa tra di noi. Questo è l’orrore, questa è la corruzione della questione. Questo è il ribaltamento per cui la misura nostra prende lo spunto e lo slancio dalla misura di Dio per affermare se stessa. Non è l’attività, non è l’attivismo che crea le situazioni vere. Che cosa è allora? È la mia conversione. Ma che cos’è la conversione? Riconoscere quello che lui ha messo alla radice del mio essere, riconoscere che sono una creatura nuova: è una autocoscienza diversa, è la coscienza che io sono un altro, io sono tu. Perciò chiedo: “Mostrati un po’ in me, vieni su, vieni a galla, investi le mie membra, le mie braccia e le mie mani, la mia testa e i miei pensieri, i miei sentimenti, i miei occhi, la mia bocca! Investimi, perché Tu sei un lievito e la mia massa è pesantissima.”
Piergiorgio Bighin