Comprendere la Bibbia - 134

La tradizione evangelica (V)

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Cambiamento dell’ambiente culturale. Gesù ha vissuto e parlato in un ambiente dove la Toráh (= la Legge di Mosè) regolava l’intera vita dell’israelita. Ben presto però il vangelo si diffonde nel mondo greco-romano dove le leggi particolari del popolo ebraico non erano comprese e tanto meno vissute. Era quindi necessario adattare a questo nuovo ambiente ciò che nell’insegnamento di Gesù era tipicamente giudaico. Paragonando il contenuto del «discorso della montagna» di Matteo con il «discorso della pianura» di Luca (Mt 5-7; Lc 6,17-49), appare chiaramente che Luca, che scrive a cristiani provenienti dal paganesimo, omette tutto il materiale che riguarda questioni relative alla Legge e alle usanze giudaiche (omette per esempio le antitesi di Mt 5,21-42 e le opere di pietà di Mt 6,1-18 [elemosina, preghiera e digiuno]). Sempre nel «discorso della montagna» Matteo scrive: A chi ti vuole chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello (Mt 5,40). Per capire questa immagine bisogna tener presente una prescrizione del libro dell’Esodo: Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle (22,25). Il detto di Gesù parla di un povero, indebitato, che ha solo di che vestirsi. Il creditore poteva privarlo di tutto ciò che aveva, esigendo la tunica e il mantello, ma la Legge lo obbligava a restituire il mantello per la notte, perché potesse proteggersi dal freddo. Luca, che scrive per una chiesa pagano-cristiana, non può riportare questo detto tale e quale, perché i suoi lettori non conoscevano la legge giudaica e quindi non avrebbero capito l’immagine. Egli lo modifica e scrive: A chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica (Lc 6,29b). Non è più una scena di tribunale che suppone l’applicazione della norma della Toráh, ma l’immagine di un ladro che strappa il mantello alla sua vittima. L’immagine è cambiata, ma non il messaggio: il discepolo di Gesù non deve rispondere a una violenza con un’altra violenza, a un male con un altro male. Matteo, nella questione relativa al divorzio, prende in considerazione solo la possibilità dell’uomo di divorziare, perché la tradizione giudaica concedeva tale diritto solo all’uomo (5,31-32; 19,9). Marco, invece, prende in considerazione anche il diritto della donna: Se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio (10,11-12). L’esigenza di Gesù viene quindi attualizzata alla luce della legge romana, dinanzi alla quale l’uomo e la donna erano uguali quanto al diritto di ripudio.

Qualche volta la parola di Gesù è adattata al nuovo ambiente geografico. La similitudine che conclude il «discorso della montagna» suppone un ambiente desertico, come è possibile trovare in Palestina o dintorni: simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia … strariparono i fiumi si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde perché era fondata sulla roccia … simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia… (Mt 7, 24.26). L’alternativa è tra roccia e sabbia; si parla anche di fiumi (al plurale), da identificare con gli wadi delle zone desertiche (letti asciutti che con le piogge invernali diventano torrenti pericolosi). In Luca l’immagine cambia: simile a un uomo che ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa … simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò… (Lc 6, 47-49). L’evangelista Luca ha in mente una valle sedimentaria attraversata da un fiume che straripa e inonda la campagna. La casa tiene se è costruita su solide fondamenta. Matteo evidenzia il contrasto tra un uomo «saggio» e uno «stolto», tipico linguaggio biblico che indica chi segue la volontà di Dio e chi no. Luca invece mette di fronte l’uomo impegnato e il pigro: la vita di fede esige impegno concreto. Le diverse sfumature e/o accentuazioni di Matteo e Luca sono una attualizzazione del messaggio che Gesù intendeva comunicare, vale a dire la necessità di mettere in pratica la parola di Dio.

Le parole di Gesù sono vive e gli evangelisti non si sentono legati alla loro ripetizione letterale. Il messaggio viene di conseguenza adattato alle varie culture e situazioni. La radicalità delle esigenze di Gesù non viene alterata, ma viene adattato il modo di presentarla.

Gastone Boscolo