Comprendere la Bibbia - 88

Perché leggiamo ancora l’Antico Testamento?

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Se Gesù rappresenta la pienezza della rivelazione, che significato ha l’Antico Testamento? Già Marcione, nel II sec. d.C., aveva rifiutato l’AT perché non vedeva alcuna continuità fra il Dio dell’Antica Alleanza e il Dio di Gesù Cristo. Contrariamente a questa posizione, la Chiesa ha sempre difeso la validità e unitarietà dei due Testamenti. Il Vaticano II insegna: L’economia dell’AT era soprattutto ordinata a preparare, ad annunciare profeticamente e a significare con vari tipi l’avvento di Cristo redentore dell’universo e del regno messianico (DV 15). Leggiamo l’AT perché è indispensabile per comprendere il NT. Quando oggi sentiamo parlare di Santa Sede o Giro d’Italia non pensiamo a un qualsiasi luogo santo o a una qualsiasi biciclettata turistica, ma a un luogo ben preciso e a una precisa corsa ciclistica. Analogamente molte parole usate da Gesù e dai discepoli fanno parte della cultura religiosa dell’epoca ed evocano cose altre rispetto al senso immediato delle parole. È l’AT che forma il fondo di questa cultura. I titoli attribuiti a Gesù (Cristo, figlio di Davide, figlio dell’uomo, servo di Jhwh), molte espressioni (pastore, nube, deserto, montagna …) sono state arricchite di un nuovo contenuto maturato a lungo nella storia di Israele e nascondono in sé un significato più profondo che diviene accessibile solo leggendo l’AT.

Qualche esempio: la montagna a noi suggerisce alpinismo o vacanze, all’uomo biblico ricorda invece l’esperienza del Sinai, ricorda il colle di Gerusalemme sul quale fu costruito il tempio, luogo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Quando i vangeli parlano di montagna (nel discorso della montagna o nell’episodio della trasfigurazione) non si tratta solo di un dettaglio geografico e/o descrittivo, ma viene menzionata per il suo significato religioso: luogo dove Dio comunica la sua Legge, luogo dell’in­contro e della presenza di Dio, luogo delle grandi rivelazioni. La nube non è solo un fenomeno meteorologico, essa nasconde e fa’ vedere, serve quindi a esprimere la doppia realtà della presenza e trascendenza di Dio (cfr. Es 16,10; 19,16). Di qui la presenza della nube nella trasfigurazione (Mc 9,7) e nell’ascensionedi Gesù (At 1,9).

Oggi continuiamo a leggere l’AT perché in esso è la nostra vita che viene presentata come in uno specchio. È proprio dei grandi capolavori dello spirito umano esprimere ciò che l’uomo è e vive. Giobbe soffre innocente e si domanda: perché? Il Qohelet esprime l’assurdità della condizione umana; il Cantico dei cantici esprime la bellezza dell’amore; i Salmi esprimono sofferenza, richiesta di aiuto, preghiera, lode …; l’epopea dell’Esodo esprime il desiderio dell’uomo di essere libero; le grida dei profeti che reclamano giustizia e rispetto del povero si ricollegano alle odierne rivendicazioni sociali.L’AT ci aiuta a capire meglio noi stessi. In esso ci vengono incontro uomini che ci assomigliano: uomini con le loro forze e debolezze, con le loro gioie e sofferenze, con le loro speranze e angosce, con la loro fede e i loro dubbi. L’AT ci mostra come Dio si sia servito per i suoi piani proprio di questi uomini imperfetti. Apprendiamo così come la vita di questi uomini trovi un senso e uno scopo perché Dio se ne è interessato.

L’AT ci aiuta anche a capire meglio Gesù che, come ogni altro ebreo, conosceva a fondo le Scritture, le leggeva di continuo (cf. Lc 4,16-19), e molti scritti del NT lo hanno seguito in questo (cfr. 2Tm 3,14-17). L’AT è stata anche la Bibbia dei primi cristiani, in essa trovavano molti passi che interpretavano come profezie che annunciavano Gesù Cristo, profezie che con la sua venuta si erano compiute (cf. Is 52,13-53,12). L’AT quindi è indispensabile per comprendere il Nuovo. Scrive a questo proposito sant’Agostino: In Vetere Novum latet, in Novo Vetus patet = Nell’Antico si nasconde il Nuovo, nel Nuovo si fa chiaro l’Antico.

Gastone Boscolo