Sguardo pastorale

Non stanchiamoci di fare il bene

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«Amate i vostri nemici» di Gesù, una parola dura per la nostra coscienza e per certi versi una parola idealistica conoscendo la fragilità del nostro cuore, e ancor di più per lo sgomento e il senso di rifiuto di fronte alla guerra in Europa. Non dobbiamo sentirci impotenti o ancora una volta degli illusi: la risurrezione di Cristo ha vinto la morte e questa storia corruttibile si rivestirà di incorruttibilità; con l’offerta della sua vita Cristo ha sanato le radici della vita umana. Dobbiamo “rimanere saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la nostra fatica non è vana”, così l’apostolo Paolo ci incoraggia nella sua prima lettera ai Corinti dopo averci decantato la Carità come paziente e benevola, cioè che non segue tempi e logiche umane ed è sempre la prima a darsi da fare per il bene.

Questo tempo di quaresima giunge come un rivolo d’acqua fresca nel deserto di questo nostro tempo, come momento favorevole per un rinnovamento sia personale che comunitario. Il Papa nel suo messaggio, riprendendo le parole di Paolo ai Galati, ci invita a non stancarci di fare il bene perché a suo tempo mieteremo. La Parola dell’Apostolo ci rincuora come non mai e ci rilancia con una prospettiva chiara sul nostro futuro prossimo, quello che comincia da adesso.

Ogni tempo è quello propizio per seminare il bene. Anche se la semina è in vista del raccolto, essa rimane il primo e sempre necessario gesto di conversione perché ci proietta verso un futuro che non è solo nostro. È il primo gesto nuovo di chi non si ferma a se stesso, che va oltre la logica della razzia e del tutto per sé; è il primo gesto che apre lo spazio e il tempo alla fecondità confidando in ciò che ancora ci verrà donato e che ancora una volta non sarà solo per noi ma anche per coloro che saranno con noi. Chi semina, in fondo, non semina mai solo per se stesso, anche perché, il più delle volte, «ci è dato di vedere solo in piccola parte il frutto di quanto seminiamo, giacché, secondo il proverbio evangelico, “uno semina e l’altro miete”», ci ricorda il pontefice. Non arrenderci alla logica dell’egoismo, alla paura del buio che incontriamo, e continuare a seminare la buona notizia dell’amore, è il gesto che dice, innanzitutto, la forza bella della vita e allarga il nostro sguardo sul Cristo Risorto.

La logica del seminatore è poi quella di chi non confida in se stesso ma si affida a Dio perché di lui ha bisogno: per perseverare nel fare il bene non può stancarsi di pregare, non può stancarsi di continuare a dissodare il terreno del proprio cuore estirpando le erbacce del male a tempo opportuno e irrorandolo con l’acqua della misericordia e della riconciliazione. I frutti del bene non sono raggiunti una volta per sempre e non rinunciando ad essere operosi nella carità per il prossimo manterremo fertile il terreno delle nostre relazioni: «La Quaresima è tempo propizio per cercare, e non evitare, chi è nel bisogno; per chiamare, e non ignorare, chi desidera ascolto e una buona parola; per visitare, e non abbandonare, chi soffre la solitudine». Ripartiamo da queste parole del Papa per diventare con lui operatori di pace ricostruendo il tessuto delle nostre comunità.

Don Simone Zocca

Delegato della Pastorale