Sguardo pastorale

Sinodalità e formazione alla vita coniugale

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Lo scorso 27 gennaio, Papa Francesco si è rivolto alla Rota Romana con un discorso molto interessante nel quale ha coniugato il tema e la dimensione della sinodalità con la ricerca della verità nell’attività giudiziaria della Chiesa, in riferimento alle cause di nullità matrimoniale. Questo approccio, più marcatamente pastorale, del Pontefice all’attività giudiziaria, non mi ha spiazzato, perché non è la prima volta che nei suoi discorsi agli operatori della giustizia nella Chiesa chieda di rendere l’esercizio di questo ministero più attento all’incontro delle persone e, poi, perché ritengo personalmente che anche i tribunali ecclesiastici compiano una attività per il bene delle anime, e che Cristo conduca i suoi figli attraverso un percorso di accettazione e di conversione. Per quanto l’istruzione di una causa, e la ricerca della verità su una situazione di vita, debba seguire i criteri della scienza giuridica canonica, non ci si può esimere mai dall’incontrare le persone direttamente coinvolte (parti e testimoni) che non vengono mai sostituite dalla presenza di un patrono di parte.

Il Papa, ritornando al suo discorso, afferma come il percorso sinodale che la Chiesa sta vivendo interpella anche l’ambito giudiziario e la missione di ogni soggetto coinvolto in questa attività al servizio delle famiglie. La sinodalità è infatti uno stile ecclesiale che riguarda tutte le attività della Chiesa. Per cui la ricerca della verità su una situazione matrimoniale, meglio sulla validità o meno di un matrimonio celebrato e fallito, sarà sempre frutto di una tensione comune a tutti quelli che hanno un ruolo in queste cause, dalla fase pregiudiziale alla sentenza definitiva. Non può quindi esserci spazio per un’alterazione volontaria o una manipolazione dei fatti, per quanto vi sia il contradditorio anche fra tesi diverse (quella sostenuta dalla parte attrice e quella della parte convenuta); non c’è spazio al negoziato perché non si tratta di “tirare” la verità per piegarla ad un verso piuttosto che l’altro. Perché tutti concorrano alla ricerca della verità “la sinodalità nei processi implica un esercizio costante di ascolto”, ricorda il Santo Padre.

Questa prospettiva complessiva mi ha comunque stupito e illuminato sullo stile di un’altra attività pastorale: quanto potremmo impiegare la sinodalità, cioè la tensione a camminare insieme, anche nella formazione alla vita coniugale. Dio ha dato una configurazione chiara all’unione tra un uomo e una donna, sin dall’inizio, e per questo diciamo che il matrimonio è un istituto di diritto naturale. Dal secondo capitolo della Genesi cogliamo la complementarietà dei due sessi, l’uguale dignità dell’uomo e della donna, la loro unicità perché differenti. Le nozze di Cana, nel Vangelo, ci raccontano il matrimonio come una realtà incarnata nella storia: non può essere idealizzata ma può essere sostenuta dalla Grazia. Quindi per realizzare il sacramento della vita coniugale non servono due persone perfette, ma un uomo e una donna consapevoli della contingenza della loro condizione (comprese le fragilità) e della presenza della grazia del Signore nella loro vita. Ma a questa duplice consapevolezza dovremmo concorrere insieme come comunità cristiana che genera alla vita di fede.

Don Simone Zocca
Delegato della Pastorale