Una esperienza di vita

Intervista al Vescovo Adriano Tessarollo

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Lei è vescovo della diocesi di Chioggia da più di dodici anni e mezzo; è stato accolto nel giorno dei Santi Patroni Felice e Fortunato. Ha vissuto tra noi un tempo abbastanza lungo perché potessimo reciprocamente conoscerci. Quali aspetti della sua precedente esperienza umana e sacerdotale, ricca di cultura biblica, di insegnamento e di vita pastorale, l’hanno particolarmente favorito e sostenuto nella sua nuova missione?

Anzitutto punto di riferimento di fronte alle fatiche e alle scelte nell’esercizio della missione di vescovo è stata la Parola di Dio studiata, meditata, pregata e annunciata per tanti anni. In secondo luogo l’attitudine coltivata a relazionarmi con verità e semplicità con tutte le persone, preti e laici, mi ha aiutato a superare i momenti di incomprensione e di solitudine che vive anche un vescovo.

La diocesi di Chioggia si presenta variegata dal punto di vista ambientale e umano, da Chioggia all’isola di Pellestrina, alla zona percorsa da tre fiume, Brenta, Adige e il grande delta del Po. Che cosa ha comportato questo per il suo ministero?

Ha comportato la necessità di rapportarmi ‘concretamente’  con i ‘diversi’ ambienti, accettando, per quanto possibile, tutti gli inviti e le opportunità di farmi presente nelle ‘diverse zone’ della diocesi, in tutte le comunità, piccole o grandi, lontane o vicine. 

L’esperienza recente della Visita Pastorale quali ulteriori contributi ha portato al suo ministero e alla vita della nostra Chiesa locale

La visita pastorale è stata esperienza di incontro con ogni genere di istituzioni, associazioni, famiglie e persone singole. Ho potuto toccare con mano quante persone, specie malati e anziani, desiderano e attendono la visita e la vicinanza dì persone amiche, specie dei loro sacerdoti. Desiderio di dialogo e di rapporti semplici, familiari e di fede. Questa esperienza mi ha  suggerito di incoraggiare il sorgere o il qualificare le Caritas parrocchiali come strumenti di preparazione di persone capaci e disponibili di rapporti di attenzione e vicinanza verso chi vive povertà e solitudine e sono ignorate e non hanno modo di far sentire la loro voce.

Il tempo in cui lei è vissuto tra noi è stato attraversato da importanti cambiamenti dal punto di vista umano, sociale, religioso. Come questo ha influito sulla sua presenza e sulla sua azione pastorale?

I cambiamenti socioreligiosi avvengono gradualmente, cosa che può far tardare la percezione del fenomeno e quindi il rimedio con cui rispondere. Il cambiamento che più mi ha più dato preoccupazione è la sempre minore preoccupazione dei genitori e adulti al problema dell’educazione religiosa dei figli, specie nell’adolescenza, data la fatica  he tale impegno richiede. La situazione culturale tende a spostare l’attenzione e l’interesse dei ragazzi e giovani su altri ambiti. La famiglia quindi non assicura più l’autentica trasmissione della fede ai figli ma si limita alla semplice richiesta dei sacramenti per i figli, senza poi curarsi del successivo cammino della loro crescita e maturazione della fede. E anche le parrocchie si ‘rassegnano’ a mollare l’accompagnamento del cammino di fede dei ragazzi e dei giovani. Eccezioni ce ne sono,  ma il COVID ci fa aprire gli occhi su questa realtà di ‘precoce allontanamento’ dei ragazzi a imitazione dei loro genitori. Resistono meglio i nonni.

Dopo aver vissuto questo tempo tra noi, quali suggerimenti e indicazioni vorrebbe consegnarci per la nostra umana esistenza e il nostro cammino di fede?

Quanto più si “assottigliano le file” tanto più c’è bisogno si ‘serrare le file” camminando in accordo e unità di metodi e di intenti, sia tra preti che tra i collaboratori e animatori delle comunità parrocchiali, anche riunite in Unità pastorali.

La gente è curiosa di sapere a cosa si dedicherà d’ora in poi…

Nel mio programma metto la ‘disponibilità’ a ogni servizio richiestomi: servizio della Parola (studiata, pregata e annunciata), al servizio di vicinanza a persone nel ministero della consolazione e sevizio liturgico. Poi ho tanti hobby personali per occupare tutto il tempo che mi resta.

Un augurio per il suo successore, mons. Giampaolo Dianin appena ordinato vescovo, e per la nostra diocesi nel suo insieme?

Caro Vescovo Giampaolo, tieni fissa la certezza che “Colui che ti ha chiamato a questa missione e ti ha affidato questa Chiesa è fedele e compirà ciò per cui ti ha chiamato”. Cari sacerdoti e fedeli di Chioggia, camminiamo insieme, lasciandoci coinvolgere dalla ‘grazia degli inizi’ che ci viene attraverso il nostro nuovo vescovo. Non pigiamo il piede sul freno delle nostre ‘abitudini pastorali’ ma sull’acceleratore delle ‘urgenze pastorali’ che la situazione richiede. Alle proposte del nuovo vescovo non reagiamo dicendo: “niente di nuovo, meglio come abbiamo sempre fatto!”. Auguri e preghiere alla nostra Chiesa.

+ Adriano Tessarollo