Riflettendo sul vangelo - III domenica di Avvento - Anno C

LA GIOIA DELL’INCONTRO E DELLA CONVERSIONE

Vangelo di Luca 3, 10-18

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La terza domenica di Avvento è la domenica della gioia. Nell’antifona che introduce la celebrazione eucaristica si prega così: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”. E’ la domenica Gaudete, espressione latina che significa della gioia; in fondo, tutto il tempo d’Avvento è pervaso di gioia e speranza.

L’invito alla gioia è ripreso anche nelle altre letture di questa domenica. Il profeta Sofonìa nella prima lettura ci invita a rallegrarci, gioire e esultare: “Rallègrati […], grida di gioia […], esulta e acclama con tutto il cuore”. Il motivo di questo invito è la presenza del Signore in mezzo al suo popolo: “Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente […], ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”. La presenza di Dio in mezzo agli uomini raggiunge la pienezza a Betlemme, con la nascita del Salvatore. L’apostolo Paolo – seconda Lettura – scrivendo ai cristiani della comunità di Filippi, li esorta a vivere nella gioia: “Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti, il Signore è vicino”.

In una liturgia tutta caratterizzata dalla gioia, il Vangelo propone ancora la figura di Giovanni Battista attorniato, questa volta, da varie categorie di persone che accorrono a lui per farsi battezzare: folle generiche e gruppi particolari, come pubblicani e soldati. Questa varietà di persone rappresenta, nel vangelo di Luca, l’umanità intera, con il suo bisogno di conversione e di vita nuova.

“Che cosa dobbiamo fare?” è la domanda che queste persone pongono a Giovanni. Le indicazioni che ricevono sono legate da un comune denominatore che è la giustizia, declinata a seconda delle condizioni di ciascuno: condividere i beni in una logica di fraternità affinché tutti abbiano il necessario. Giovanni il Battista non rivolge condanne e non invita a cambiare lavoro ma a viverlo in modo giusto, non cedendo a comportamenti di corruzione e di violenza, facili nella condizione dei pubblicani e dei soldati. Gioia e conversione si intrecciano nelle risposte del battezzatore. Sono due esperienze che vanno insieme: la gioia, infatti, è frutto della conversione, e il desiderio della gioia è anche spinta alla conversione.

La domanda di chi incontra il Battista deve diventare nostra, se desideriamo preparare la via del Signore e gustare la sua salvezza. E’ la domanda di chi si sente interpellato dalla Parola e avverte il bisogno della conversione, della revisione della vita, del cambiamento del cuore e dell’agire. Giovanni Battista indica una via semplice, la santità nel quotidiano, della vita vissuta con rettitudine e spirito di solidarietà, perché non è possibile vivere da cristiani senza una profonda aspirazione alla giustizia e alla solidarietà.

La conversione non è l’inizio di una vita fatta di comportamenti buoni, bensì un cambio radicale di mentalità, frutto del Battesimo che ci ha immersi in Dio, ci ha donato la vita di Dio, l’anima di Dio, il Suo Spirito in noi. Quando con la fede lo lasciamo entrare, Lui ci purifica dalla “pula”, cioè dalle scorie dei nostri peccati, dai lacci dei vizi e dei modi egoisti di fare, rendendoci capaci di amare e donarci fino in fondo.

In questo tempo di Avvento si apre, uno squarcio di gioia, quella gioia che potrà accompagnare tutta la nostra vita: incontrare Gesù e seguirlo, in attesa del Natale e dell’incontro definitivo con Lui.

Don Danilo Marin