Cattedrale di chioggia, 17 ottobre

Per creare un atteggiamento sinodale

Avvio dell’anno pastorale sinodale

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Ascoltare, ascoltarsi per camminare insieme sulla medesima strada.

 “Se ascoltaste oggi la sua voce!” (Sl 95,7) .

“Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. (Ap 2,11) “

Venite, figli, ascoltatemi: vi insegnerò il timore del Signore”.(Sl 34,12)

Gal 2,6-10; At 15,2-4.

Ascolto, obbedienza, accoglienza. 

L’ascolto è atteggiamento fontale e centrale nella vita del cristiano. E’ il primo passo per accogliere, per non essere autoreferenziali, e per essere aperti all’amore, alla luce, alla grazia e ad ogni relazione con l’Altro, il Signore, e con gli altri, i fratelli, in maniera viva, significativa e generativa.

Ascoltare l’Altro (il Signore) è condizione per scoprirne la presenza, aprire la mente alla sua Luce, aprire il cuore al suo Amore, accogliere il dono della sua Parola, così da lasciarsi illuminare da essa. E’ attraverso essa che siamo aiutati a scoprire gli stessi doni di Dio, come ci ha mostrato in Gesù nel suo offrirsi agli uomini e alle donne che ha incontrato nella sua storia terrena di amore.

L’ascolto poi attento e sincero dei fratelli fa sì che chiunque si senta bene accolto, desiderato, amato e aiutato.

L’ascolto si concretizza lungo le due strade che comunque si incrociano e si illuminano a vicenda: la strada dell’ascolto “della Parola di Dio” e quella “delle parole degli uomini”, cioè della vita concreta degli uomini, delle donne, delle famiglie e del creato.

Ma con quale stile? Quello che abbiamo imparato dal Dio incarnato, da Gesù di Nazareth, come testimoniato nei vangeli: Egli è vissuto nell’ascolto della parola del Padre, che è divenuto obbedienza alla sua volontà, e nell’ascolto e accoglienza delle persone di ogni condizione, che è divenuto vera e profonda partecipazione alle loro sofferenze e alle loro speranze.

Ascolto e discernimento.

L’ascolto autentico diventa esercizio di discernimento: esso cioè richiede un giudizio della ragione umana illuminata dalla fede e una scelta conseguente e coerente. Ascoltare adeguatamente quindi non significa semplicemente “sentire”, ma lasciarsi coinvolgere così che ne scaturiscano quegli atteggiamenti che richiedono rinnegamento di sé per fare spazio ‘all’Altro’. Sappiamo tutti quanto questo esercizio virtuoso richieda ‘il silenzio personale e interiore’ inteso come capacità di “svuotamento” di se stessi per fare spazio in noi, nei nostri pensieri e valutazioni, al “tu” dell’Altro per ascoltare la sua Parola. Questo ‘svuotarsi’ di fronte al Lui e alla sua Parola, ritengo, sia l’aspetto più profondo e genuino della vita e della preghiera cristiana: ascoltare il suo invito a conversione, l’offerta della sua misericordia, riconoscere i segni del suo amore…: tutto questo fa scaturire dal cuore la gioia della gratitudine.

Lo stesso dicasi dell’ascolto degli altri. Pure esso richiede un’attenta cura delle disposizioni personali e interiori: generosità, fiducia, povertà, disponibilità, libertà interiore, apertura, sforzo di attenzione, impegno e carità. 

Sono queste disposizioni che rendono possibile l’itinerario della Parola e delle parole che vanno dall’orecchio al cuore.

Ricordiamo qui la risposta degli Israeliti quando Mosè, disceso dal monte Sinai, lesse loro il libro dell’alleanza: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto” (Es 24,7). La stessa preghiera ebraica è ritmata dallo ‘Shema’ Jisra’el’, “Ascolta, Israele” (cf Dt 6,4-9), comando ripetuto più volte e in varie forme nella Bibbia. 

E’ questo ‘ascolto’ che permette al popolo di camminare ‘insieme’ sulle vie di Dio. 

Ascolto e dialogo.

È dall’ascolto che può nascere quel dialogo che accompagna e tiene uniti quanti intendono camminare insieme. E’ da quel saper rimanere in silenzio davanti all’altro, ascoltando tutto ciò che egli ha da dire senza pensare subito di contraddirlo o di proporre il ‘proprio meglio’. Ascolto sia nei confronti della Parola del Signore che nei confronti di ogni altro che abbia il desiderio di dirci qualcosa, ascolto di chi viene dimenticato perché non ha voce per farsi sentire.

Già nel primo giorno dell’Assemblea sinodale del 2018, riferendosi ai giovani, papa Francesco metteva al centro la necessità di ascoltare, con queste parole: “La Chiesa tutta – Papa, Vescovi, sacerdoti, consacrati, laici – nasce dall’ascolto della Parola e si rigenera ascoltando dove essa si trova…”. Questo Sinodo, aggiungeva, ha l’opportunità, il compito e il dovere di essere segno della Chiesa che si mette davvero in ascolto, che si lascia interpellare dalle istanze di coloro che incontra, che non ha sempre una risposta preconfezionata già pronta… e che non rimane chiusa ‘alle novità e alle sorprese di Dio’.

Atteggiamento sinodale allora significa insieme ‘parlare’, cioè esprimere i propri punti di vista e argomentare le proprie convinzioni, ma contemporaneamente anche ‘ascoltare’, cioè essere aperti alla parola e all’esperienza di altri, sapendo che nel parlare esprimiamo noi stessi e nell’ascoltare siamo messi in ‘sana’ discussione. Ricordiamo l’esperienza di Paolo e Barnaba che chiesero un franco dialogo e confronto con coloro che erano ritenuti le ‘colonne della Chiesa’, Pietro, Giacomo e Giovanni, come leggiamo in Gal 2,6-10. Ascoltare comunque è un esercizio di umiltà e anche di apertura alle novità dello Spirito, che non sempre corrispondono al nostro punto di vista, come pure abbiamo ascoltato in At 15,2-4.

E’ quindi importante passare dalla ‘spiritualità personale dell’ascolto’ alle ‘buone pratiche dell’ascolto’, sia verso la Parola di Dio che verso quella dei fratelli in cammino o di quanti desiderano farlo.

Riguardo all’ascolto della Parola di Dio potrebbero essere proposti e curati, oltre ai momenti personali che ognuno può darsi, momenti di preghiera condivisi, di ascolto e dialogo insieme sulla Parola di Dio, qualche mezza giornata o giornata di ritiro… L’ascolto trasforma il cuore di coloro che lo vivono, soprattutto quando ci si pone in atteggiamento di interiore sintonia e docilità allo Spirito.

Riguardo all’ascolto e al confronto con gli altri potrebbero essere l’occasione di aprire un serio dialogo negli ordinari organismi di partecipazione indicati per la guida delle comunità parrocchiali (Consigli) e nei gruppi che operano nei vari ambiti pastorali (liturgico, catechistico, animatori, Scout, Ac e altro), affrontando i temi o problemi che paiono più importanti o urgenti. Ci sarà bisogno di rinnovare i nostri strumenti e modalità di ascolto che ci permettano di dare voce anche a chi usualmente non ce la fa sentire o non trova ascolto (attuare forse un ‘open space’ nel quale raccoglie voci non raggiungibili diversamente).

Consapevoli che l’ascolto è un incontro di libertà che richiede umiltà, pazienza, disponibilità a comprendere e impegno a elaborare le proposte, ci è richiesto di ‘attivarci’ perché non si tratta solo di raccolta di informazioni per qualche fine esteriore, in quanto questo porsi in ascolto per camminare insieme è la forma in cui Dio stesso si rapporta al suo popolo, entrando così nella logica di Dio che nel suo Figlio incarnato è venuto incontro al suo popolo, incontro ad ogni essere umano incrociato sulla sua strada. Egli verrà nel suo Spirito, incontro anche alla nostra Chiesa, vedendo le difficoltà in cui essa vive oggi, consapevoli e fiduciosi che valgono anche per noi oggi le parole che Dio ha rivolto a Mosé e che leggiamo in Es 3,7-8: “Ho osservato la miseria del mio popolo…ho udito il suo grido…  Sono sceso per liberarlo”, come anche il suo Figlio, Gesù di Nazareth, è sceso tra di noi per essere il ‘Dio con noi’(Mt 28,20).

Ma noi siamo disposti camminare come suo popolo, gregge che Egli conduce (Sl 95,7)?

Accogliamo l’esortazione di Ebr 10,24-25: “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda…”.

+ Adriano Tessarollo 

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