Comprendere la Bibbia - 69

Il periodo ellenistico e il profeta Daniele

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Alessandro Magno nel 333 a.C. sconfigge nella battaglia di Isso Dario III di Persia, s’impadronisce dell’impero persiano ed estende il suo potere in Asia Minore, Siria, Egitto e Mesopotamia. Con Alessandro Magno entrano nel vicino Oriente la cultura, civiltà e filosofia greca. È il periodo che viene chiamato ellenismo: colonie greche vengono fondate in tutto l’Oriente, la lingua greca subentra all’aramaico come lingua internazionale e commerciale, molte città si danno ordinamenti e statuti greci, nascono ginnasi, teatri e terme un po’ dovunque. Il processo di ellenizzazione non fu però uniforme, più superficiale in Mesopotamia, molto più profondo in Asia Minore ed Egitto; anche il mondo ebraico dovette confrontarsi con questa nuova visione del mondo.

Alessandro Magno fu in genere tollerante verso gli ordinamenti sociali e le usanze religiose dei popoli conquistati. Nel caso di Gerusalemme, Alessandro riconobbe l’autorità del sommo sacerdote considerato capo e rappresentante ufficiale di una comunità re­go­lata da una propria legge, la Torah. Il cambiamento di potere non portò grossi mutamenti, almeno per quanto riguarda la vita quotidiana dei giudei. Alessandro Magno non ebbe però il tempo di consolidare le sue conquiste, morì infatti improvvisamente a 33 anni (323 a.C.) lasciando il suo regno nel caos. I suoi generali (i diadochi) si spartirono i territori conquistati, frammentando il vasto impero. La storia biblica è interessata a due di questi regni rivali tra loro per il controllo della Palestina: il regno di Egitto governato da Tolomeo e quello di Asia governato da Antigono.

La Palestina rimase sotto il controllo dei Tolomei d’Egitto per circa un secolo. Nella battaglia di Paneion (220 a.C.), Antioco IV sottrasse a Tolomeo V il controllo della Palestina che passò sotto il controllo dei sovrani di Siria. Uno di questi, Antioco IV Epifane (175-164), impose l’ellenizzazione forzata di Gerusalemme. Ai Giudei fu proibito, sotto pena di morte, di celebrare il sabato e circoncidere i figli. Funzionari del re percorrevano la regione per verificare l’esecuzione di questi ordini. Nel tempio di Gerusalemme venne costruito un altare pagano dove si sacrificò a Zeus Olimpio; è l’episodio che il profeta Daniele definisce abominio della desolazione (9,26).

In questo difficile periodo storico svolge la sua missione il profeta Daniele, la sua missione è rincuorare gli ebrei perseguitati e alimentare la speranza. Con questo profeta entra nella Bibbia il genere letterario “apocalittico” che risponde a un duplice obiettivo: 1) offrire ai fedeli che stanno attraversando una situazione difficile una chiave di interpretazione della storia basata sulla fede; 2) invitare i lettori a non abbandonare la fede in Dio, per quanto drammatiche possano essere le circostanze, e dare la certezza che alla fine Dio sconfiggerà le forze del male.

La rivolta dei fratelli Maccabei – narrata nei due libri omonimi – reagì al tentativo di ellenizzazione forzata di Antico IV Epifane e portò alla liberazione di Gerusalemme (164 a.C.). Dopo la morte di Giuda Maccabeo (160), i suoi fratelli Gionata e Simone continuarono la lotta; il figlio di Simone, Giovanni Ircano (134-104), riuscì a dare vita a un regno indipendente e alla dinastia degli Asmonei. Le basi su cui poggiava tale monarchia erano però molto fragili. Le guerre di liberazione maccabee erano state condotte contro l’el­lenizzazione forzata del giudaismo, ma i loro discendenti, che avevano raccolto il frutto di quelle lotte, divennero a loro volta fautori dell’ellenismo. La sete di potere, la mancanza di scrupoli nella scelta dei mezzi per conservare il potere, le lotte per la successione fatte di intrighi e omicidi fecero sì che la dinastia Asmonea fosse cordialmente avversata dagli ambienti fedeli alla Legge.

Gastone Boscolo