Comprendere la Bibbia - 67

La religione nell’antico Vicino Oriente

Facebooktwitterpinterestmail

La vita dell’antica società orientale era dominata dalla religione. Ogni azione pubblica e privata era collegata al culto, ogni festa familiare era allo stesso tempo festa cultuale. Nei templi gli dèi erano rappresentati da statue e simboli. Consapevoli che la divinità non era uguale alla sua rappresentazione, si superava questa non-identità attraverso i riti. Il culto provvedeva simbolicamente alle necessità della divinità con viveri e bevande. In Egitto e Mesopotamia, contrariamente a quanto avveniva in Siria e Palestina, gli olocausti erano un’eccezione. Nel Vicino Oriente antico la religione serviva a legittimare gli interventi del re nella società. Il re, luogotenente di Dio, si garantiva l’obbedienza del suddito in quanto la sua volontà e le sue disposizioni erano presentate come manifestazione del volere di Dio.

Per quanto riguarda il concetto di Dio si possono distinguere alcune tipologie principali. Quasi ovunque si trova il culto di una dea madre, adorata come sorgente della vita (culto della vita). Questa divinità femminile (grande madre) si accompagna spesso a un giovane dio che muore e risorge, e che rappresenta il fiorire e il morire della natura: Isis e Osirisin Egitto, Mater e Adone in Asia, Astarte ed Eshmun in Siria-Palestina. La vita e la fertilità erano adorate come divine. A questi culti si univa la credenza del proseguimento della vita dopo la morte. In Mesopotamia si pensava a una trasformazione del defunto nel dio Tammuz, invece nel rito dei morti egizio alla trasformazione in Osiride.

Oltre al culto della vita era presente anche il culto delle realtà cosmiche (cielo, sole, luna, stelle, venti, nuvole, profondità delle acque, terra, inferi). Nella religione siro-palestinese era molto sviluppato il culto degli dèi locali, chiamati Baal (ad es.: il dio della città, che in origine poteva essere stato più semplicemente il fondatore della città).

Il mondo delle divinità divenne talmente numeroso che il singolo, dinanzi a questo complesso, si trovava smarrito. Si sviluppò allora il concetto di dèi vicini o dèi personali, considerati punto di collegamento con gli dèi superiori e chiamati: dio di nostro padre. A loro era dedicato non il culto ufficiale, ma quello familiare o personale. Questo dio personale in un determinato momento rivendica per sé il diritto di essere il solo ed esclusivo oggetto di adorazione. Il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe appartiene alla tipologia di queste divinità personali. Dio è associato con il patriarca con il quale ha stabilito un rapporto particolare, è il patrono del clan con il quale si è legato mediante un patto e lo guida nella sua storia. Gli venivano dati epiteti come Olam (= eterno), Elyon (= altissimo), Berith (= alleanza) derivati dal Pantheon cananeo. Questi tratti verranno in seguito attribuiti a Jhwh, e in tal modo verrà assicurata la continuità del Dio dei patriarchi. Non si tratta però ancora di monoteismo, quanto invece di monolatria. La divinità richiede l’adorazione solo per sé, ma questo non necessariamente esclude l’esistenza di altre divinità. In Israele si può parlare di monoteismo, formulato anche teoricamente, solo a partire dall’esilio babilonese (Deutero-Isaia).

Gastone Boscolo