Sguardo Pastorale

COSA RENDE NULLO UN MATRIMONIO?

anelli
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Lo scorso 18 giugno, l’Unione Giuristi Cattolici locale ha proposto un webinar (cioè un seminario formativo su piattaforma digitale) di carattere giuridico-pastorale su alcuni elementi del matrimonio canonico e la sua nullità. Ospiti di eccezione sono stati Vanzetto mons Tiziano, del clero di Padova e Vicario giudiziale aggiunto del TERT, e Salvatori mons. Davide, del clero di Bologna e Giudice della Rota Romana.

L’argomentazione del tema ha permesso di focalizzare alcune questioni sulle quali deve riflettere anche la pastorale familiare, e la comunità ecclesiale nel suo insieme, sulla proposta di formazione offerta ai fidanzati in preparazione al loro matrimonio.

Sappiamo che, rispetto ad un tempo, cioè prima del Concilio Vaticano II, si è ampliata la casistica delle motivazioni che possono portare alla dichiarazione di nullità di un matrimonio sacramentale: questo non perché la Chiesa abbia reso più facile dichiarare nulli i matrimoni ma perché, in dottrina, è maturata la concezione che l’oggetto del consenso matrimoniale non è più lo ius in corpus, cioè la capacità di porre gli atti coniugali in vista della procreazione, ma è la capacità relazionale della donazione reciproca che costituisce quella unione/comunione di tutta la vita che un matrimonio valido fa nascere.

Questo nuovo sguardo sul matrimonio pone la questione della formazione dei fidanzati a prendere consapevolezza sia del sacramento che si apprestano a celebrare sia delle proprie capacità relazionali e oblative. Non si tratta ovviamente di una conoscenza nozionistica o di porre in essere percorsi di autoanalisi quanto piuttosto di proporre percorsi che facciano crescere nello spirito e che permettano di interiorizzare i valori del matrimonio cristiano. Mons. Salvatori, infatti, metteva in risalto come quegli aspetti della persona che poi si traducono in quelle immaturità affettive che condizionano il consenso oppure in disturbi della personalità, spesso corrispondono, in ambito spirituale, a quei mali che condizionano e segnano le nostre relazioni.

Oggi non è più facile, rispetto ad una volta, ottenere la nullità matrimoniale ma è sicuramente cambiata la concezione dell’oggetto del consenso dei nubendi e, per questo stesso, siamo chiamati ad alzare l’asticella della formazione alla vita matrimoniale, come ricordava anche mons. Vanzetto.

La preparazione immediata dei fidanzati al matrimonio, che normalmente svolgiamo in un paio di mesi, quando i corsi sono ben preparati, non può bastare, dunque. Non è immediato trovare una formula per coinvolgere giovani coppie dopo la celebrazione del sacramento e, a nostro parere, dovremmo puntare ad ampliare la proposta che lo precede, senza escludere qualsiasi iniziativa di accompagnamento successivo, magari riformulando i tempi e le modalità di discernimento spirituale: ad esempio alternando gli incontri in gruppo all’incontro personale con la propria guida spirituale, che non necessariamente dovrà essere sacerdote ma anche un altro fedele battezzato che dimostri di condurre una solida vita spirituale e che sia preparato a questo compito di accompagnamento.

Don Simone Zocca