Domenica 25 aprile ricorre la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

Una chiesa in cerca di presbiteri per il suo domani

La Parola del Vescovo Adriano

vescovo adriano
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Prendo spunto da questa occasione per far presente a tutta la nostra Chiesa di Chioggia che da sette anni nessun prete diocesano è stato aggiunto alla nostra Chiesa. Il nostro Seminario, che teniamo aperto con l’impegno e la speranza che qualche giovane possa aderire alla chiamata del Signore di mettere la sua vita a servizio della vita di fede della Chiesa di Chioggia, rimane ancora vuoto.

Forse oggi non riusciamo a tener viva l’idea, il concetto e il senso di ‘vocazione’, in ogni ambito di vita, familiare, sociale e religiosa. Si parla piuttosto di ‘progetto di vita personale’ o di ‘opportunità che la vita o le circostanze offrono’.

La differenza è che nel primo caso – vocazione –  uno riconosce che la sua vita è risposta ad un progetto o disegno o chiamata che viene da Dio, cosicché uno si interroga e cerca di comprendere il grande disegno di Dio nel quale inserirsi insieme agli altri e a favore degli altri, disponibile a mettersi al servizio di quel disegno per realizzarlo nel migliore dei modi in obbedienza della volontà di Dio rivelata pienamente nel suo Figlio Gesù. Nell’altra ipotesi  – progetto proprio – uno vive in ascolto di se stesso, dei suoi progetti, delle proprie inclinazioni e sensibilità.

L’autore della Lettera agli Ebrei ci parla di Gesù che ha vissuto la sua vita come risposta al disegno di Dio in favore degli uomini, mettendo la sua vita a totale disposizione di quel disegno di Dio. Di Gesù infatti egli scrive: “Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato…»… Allora ho detto: «Ecco, io vengo… per fare o Dio, la tua volontà» (Ebr 10,5-7).

Cioè Gesù è ‘entrare nel mondo’, per realizzare la sua missione in risposta alla chiamata del Padre a partecipare a quel suo progetto.

Nella risposta alla sua vocazione sono stati coinvolti anche una ragazza di Nazareth, di nome Maria e il giovane Giuseppe, pure di Nazareth, due giovani che avevano un loro progetto di vita. L’irruzione di Dio nella loro vita ha impresso un orientamento nuovo e inatteso al loro progetto comune. Per prima, Maria, ha aderito al nuovo progetto: “Eccomi, sono la serva del Signore”. E attenderà di comprendere ‘nel tempo’ il senso di quella chiamata, il peso e il frutto della sua risposta, prima nella vita familiare con Giuseppe ‘mentre Gesù cresceva…’ e poi nella missione ’itinerante’ del Figlio fino alla sua passione e morte e poi oltre, nella missione degli Apostoli. Lo stesso accadde a Giuseppe, trovatosi anche lui di fronte ad un ‘fatto’ che appariva in contrasto con il suo progetto. Ma anche per lui giunse la luce Parola del Signore che lo chiamava a mettere la sua vita, il suo lavoro, il suo corpo, a servizio di un progetto ‘altro’. Pure la sua risposta divenne concreta nella vita quotidiana a partire da quella sua obbedienza: “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore…”. Egli si dispose a fare quella volontà che comprenderà man mano che la vivrà, con i necessari ‘sacrifici’ che vivrà ‘nel suo corpo’ cioè nel coinvolgimento quotidiano della sua vita. Così accadde anche per i primi discepoli e apostoli…. .

Ecco degli esempi-modelli di risposta alla chiamata di Dio per il bene e la salvezza del mondo.

Pensando oggi particolarmente alla nostra Chiesa di Chioggia e al nostro Seminario vuoto da qualche anno, vado col pensiero al sogno dell’apostolo Paolo riferito in Atti 18,9-11: Una notte, in visione, il Signore disse a Paolo: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te …: in questa città io ho un popolo numeroso». Ecco allora il mio appello: ‘Per il futuro ci sarà qualcuno disposto a prendersi cura del ‘numeroso popolo’ delle comunità parrocchiali e dell’intera nostra Chiesa diocesana di Chioggia?

Ce lo auguriamo tutti e per questo… ‘preghiamo il Padrone della messe’!

+ Adriano Tessarollo