sguardo pastorale

Un cuore aperto

fraternita
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Dopo aver affermato il primato della fraternità sulla libertà e sull’uguaglianza, papa Francesco nella “Fratelli tutti” individua alcuni risvolti concreti di quanto è andato affermando perché la fraternità è quella dimensione relazionale che promuove le persone. Un primo risvolto concreto, al n. 110, riguarda il vero senso della libertà che nella nostra società è spesso identificato con la libertà economica e con i benefici derivanti dalla speculazione dei mercati che si muovono a partire da criteri come il funzionalismo, l’efficientismo e il profitto. Questa non è una reale libertà, o non lo è per tutti, perché non è inclusiva di chi non corrisponde a quei criteri e continua a produrre vittime dello scarto, mentre «una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita». Bisogna attuare dunque un’economia che sia capace di integrare le differenze.

Al n. 104, il pontefice indicava che per ottenere una reale uguaglianza fra gli uomini bisogna mettere in campo una pedagogia della fraternità. Un’intuizione, questa, che può essere realizzata se ci si educa alla solidarietà e ci si mette a servizio (n. 115), cioè se ci si educa a farsi carico delle fragilità presenti nelle famiglie, in una società, in un popolo prendendosi cura della persona che le vive. Così ci viene offerta un’altra strada concreta da percorrere.

Poi ancora, questa volta circa i diritti individuali al n. 123, viene impressa una svolta radicale alle convinzioni comuni che abbiamo sull’attività imprenditoriale, sul diritto alla proprietà privata. Il Papa non condanna la produzione di ricchezza e di benessere, anzi ricorda che Dio ci promuove e si aspetta che noi sappiamo sviluppare le capacità che ci ha dato, ma non dobbiamo dimenticare che esse vanno orientate al progresso delle persone e al superamento della miseria. La ricchezza prodotta che si traduce nel possesso di beni personali, ovvero nel diritto di proprietà privata, è poi subordinata ad un principio più grande, quello della destinazione universale dei beni della terra e il diritto di tutti al loro uso. Questa prospettiva porta un’ulteriore conseguenza concreta: «ogni Paese è anche dello straniero, in quanto i beni di un territorio non devono essere negati a una persona bisognosa che provenga da un altro luogo» (n. 124), per cui «se ogni essere umano è mio fratello o mia sorella, e se veramente il mondo è di tutti, non importa se qualcuno è nato qui o se vive fuori dai confini del proprio Paese. Anche la mia Nazione è corresponsabile del suo sviluppo» (n. 125). Ci vengono affidati allora un valore di fondo e una prospettiva finale con i quali misurarci: il valore di fondo è la gratuità fraterna che ci libera da qualsiasi pregiudizio, dalla logica del mercato, dalla misura stretta dei calcoli umani (n. 140). La prospettiva finale è la costruzione di un noi che abita la Casa comune perché gli altri sono costitutivamente necessari per ottenere una vita piena: solo la consapevolezza del limite e della parzialità ci può permettere di sognare ed elaborare un progetto comune (n. 150).

don Simone Zocca