RIFLETTENDO SUL VANGELO - III DOMENICA TEMPO ORDINAIO - ANNO B

Venite dietro a me

LETTURE: Gio 3,1-5.10; Sal 24;  1 Cor 7,29-31; Mc 1,14-20

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È l’evangelista Marco che oggi ci accompagna (Mc 1, 14-20).

Gesù sceglie le rive del lago di Tiberiade per iniziare la sua predicazione, e fin da subito raduna un piccolo gruppo di persone invitandole a mettersi sui suoi passi. Il cuore dell’annuncio è semplice. Gesù proclama che è questo il tempo di Dio, è questo il momento favorevole per la realizzazione del suo progetto dentro la storia umana: “Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete nel vangelo” (v. 15). E’ giunta, cioè, l’occasione propizia da non perdere: la sua presenza costituisce l’evento eccezionale del regno di Dio che si è fatto presente e vicino a ciascuno di noi.  Ed è quindi l’occasione unica e irripetibile per incontralo e conoscerlo.

La bella notizia che inizia a correre per la Galilea è raccontata proprio così: il regno di Dio (il mondo come Dio lo sogna) è vicino. Perché Dio si è avvicinato, ci ha raggiunto, è qui. Gesù, con il suo agire, ci mostra da subito qual è il suo vero volto. E’un Dio che libera, guarisce, purifica, perdona, toglie barriere, ridona pienezza di relazione a tutti, anche a quelli marchiati dall’esclusione. Un Dio così, però, per poterlo accogliere, domanda un cambio di mentalità, fare un’inversione di marcia per prendere la direzione di Gesù: ed ecco l’invito a “convertirsi e credere nel Vangelo”.

Due affermazioni e due esortazioni, dunque, nelle parole di Gesù: per chi aspettava la salvezza d’Israele, è finito il tempo dell’attesa, è il momento di iniziare a costruire il Regno di Dio, la cui realizzazione è vicina. In pratica, non c’è più tempo da perdere: bisogna mettersi al lavoro per costruire il Regno di Dio. Come? Credendo alle parole di Gesù, credendo al Vangelo, accogliendo la sua Parola di novità, di libertà e di gioia.

La conversione che Gesù proclama e domanda non è un semplice cambiamento di comportamenti a livello morale. Non si tratta di riparare il male fatto e il danno arrecato ad altri, ma è l’impegno ad accettare, gioiosamente, il suo ideale di vita.

La vera conversione comporta soprattutto un cambio di mentalità, cambiare modo di pensare e di vedere le cose e le persone, cambiare modo di giudicare. La vera conversione ci porta ad essere aperti alla novità, ad accettare di ribaltare il nostro punto di vista, ad accettare che le cose non sono sempre e solo come le pensiamo, le vediamo e le diciamo noi, ad accettare le persone per quello che sono, ad accoglierle senza pregiudizi, ad essere disposti a seguire il Maestro facendo in modo che sia Lui a condurre l’agire della nostra esistenza. E’, in definitiva, una rottura profonda con un modo di pensare chiuso ed egoistico.

Alla conversione deve seguire l’impegno di credete nel Vangelo.

E’ un immergersi, cioè, in questa bella notizia di un sogno di Dio che si realizza, è un lasciarsi attrarre da Lui e non lasciar cadere il suo dono rifiutando il suo invito è, in definitiva impegnare la propria vita con Cristo con una fiducia che non daremo più a nient’altro e a nessun altro.

In questa immersione nel vangelo ci sentiremo intimamente ripetere quel “venite dietro a me”, rivolto ai primi suoi discepoli. E, come Gesù sceglie i suoi discepoli non tra le persone più meritevoli, ma prendendoli dalle rive di un lago mentre svolgono il loro umile e, per quel tempo, disprezzato lavoro di pescatori, così chiama ciascuno di noi là dove ci troviamo e come siamo anche con tutti i nostri limiti e le nostre fragilità.

Il cambio di mentalità, frutto di una vera conversione, porta, allora, vivere la propria vita come risposta pronta ad una chiamata e ad accettare che lo scopo della vita venga trasformato come è stata trasformata la vita dei primi chiamati che da pescatori di pesci sono diventati pescatori di uomini per il Regno di Dio, entrando, per così dire, in un’altra economia, l’economia della grazia, l’economia della sequela. Gesù “passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono” (vv. 19-20).

Fidarsi di Lui, seguire, senza tentennamenti, la sua strada, realizza in pienezza la nostra vita.

Facciamo nostra la preghiera che apre la celebrazione Eucaristica di questa domenica: “O Padre, che nel tuo Figlio ci hai dato la pienezza della tua parola e del tuo dono, fa’ che sentiamo l’urgenza di convertirci a te, per accogliere, in un mondo che passa, il Vangelo della vita che non tramonta”.

Don Danilo Marin