Proposta pastorale per l’Anno 2020/21

Chiamati insieme a servire il Signore, mettendo a servizio il dono di ciascuno e di tutti, nella comunione ecclesiale e nella carità.

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Romani 12,1-2: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.».

 “Vi esorto dunque…”.

Questo “dunque” collega l’esortazione con quanto è stato detto nella prima parte del più grande scritto lasciatoci dall’apostolo Paolo, in cui illustra il disegno di Dio per la salvezza dell’uomo. Questa seconda parte della sua Lettera ai Cristiani di Roma diventa esortazione, preghiera e incoraggiamento fatti in nome della misericordia e del perdono che il Signore ha riversato su tutti. A cosa esorta Paolo? A fare della nostra vita un atto liturgico che non si compie nel tempio ma nella vita di ogni giorno. La vocazione dell’uomo è entrare in relazione con Dio facendo di se stesso l’offerta vivente nel proprio corpo cioè in se stesso, nella propria vita quotidiana, come ha fatto Gesù nel giorno della sua vita terrena. Questo è il culto spirituale del discepolo di Cristo.

 “Non conformatevi a questo mondo…”

Paolo continua specificando come si debba realizzare questo sacrificio spirituale precisando ciò che si deve evitare e ciò che si deve fare: abbandonare la mentalità del mondo, inteso come realtà destinata alla distruzione, contrapposto al mondo nuovo, il Regno di Dio, e cercare e vivere la volontà di Dio. I credenti cioè devono cambiare mentalità lasciandosi trasformare dalla presenza di Dio nella loro vita, nelle loro attività quotidiane entro le quali devono cercare la sua volontà per operare le scelte che portano a vivere pienamente la loro nuova condizione di figli di Dio.

La concretezza di vita cristiana qui brevemente proposta dall’Apostolo e quanto cercato e vissuto nei lungi mesi di quest’anno mi hanno suggerito di proporre queste tre indicazioni per il cammino pastorale della nostra Chiesa per questo tempo particolare che ci troviamo a vivere, comunque in continuità con quanto già indicato precedentemente. Si tratta inoltre di concentrarci attorno all’essenziale della nostra fede e della sua continua maturazione, date le restrizioni che l’attuale situazione ancora ci impone.

  1. L’unità della fede nella Chiesa.

(Rm 10,17: “La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la Parola di Cristo…”).

La Chiesa ha ben presto sintetizzato la sua fede nel ‘Credo o Simbolo apostolico’ dove per 4 volte chi lo recita è invitato a dire ‘io credo’. La parola Simbolo nell’antico uso greco designava un mezzo di controllo o di riconoscimento ottenuto spezzando irregolarmente in due parti un oggetto (per es., una medaglia), in modo che chi ne avesse la metà potesse farsi riconoscere facendola coincidere con l’altra metà. Le quattro articolazioni del ‘credo’ cui si chiede di aderire sono la nostra carta di riconoscimento della medesima fede che ci accomuna e della comune appartenenza nella Chiesa. Io Credo in Dio PADRE e CREATORE, Io Credo in GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DIO E REDENTORE, Io Credo nello SPIRITO SANTO DIO, FONTE DI VITA DIVINA E COMUNIONE, Io Credo la CHIESA CATTOLICA, Comunità che vive la comunione nel Signore e con i fratelli, nella reciprocità (CARITÀ), in attesa di partecipare alla Comunione nella vita eterna (SPERANZA).

Nel Battesimo siamo accolti nella Chiesa “NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO”, e nella Confermazione confermiamo la medesima professione di fede.

Da dove ci viene questa fede? Dalla Parola e dalla vita di Cristo donata alla Chiesa e da essa conservata e trasmessa fedelmente.

-Credo la CHIESA. Il fondamento che ci costituisce Chiesa è riconoscere Dio Padre e creatore, Gesù Cristo suo Figlio e Signore e lo Spirito Santo dono del Padre e del Figlio fonte della nostra Comunione e partecipazione alla vita divina. Gesù ha cominciato il suo ministero raccogliendo attorno a Sé uomini e donne disposti a credere alla sua Parola e alla sua Persona. Egli annuncia che Dio è creatore di tutti e che a tutti, buoni e cattivi, dà i suoi doni; ma la paternità di Dio di cui Gesù parla ai suoi discepoli è quella che nasce dalla fede, cioè dall’accoglienza di Lui e del messaggio da Lui portato. Ecco la Chiesa.

-Credo in DIO PADRE e CREATORE. La paternità di Dio è il nucleo centrale della rivelazione di Gesù. Dio non è solo all’origine della vita in quanto creatore ma è Padre per la relazione con cui Egli si offre a chi accoglie il suo Figlio Gesù, la Rivelazione che ha in Lui la sua pienezza e il dono delle Spirito Santo. Scrive san Paolo ai Romani (8,15) “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”. E’ definito “padre celeste”, “nei cieli”, perché è un Padre radicalmente diverso da quelli terrestri e ne parla così tanto che nel Nuovo Testamento il titolo di “Padre” riferito a Dio diventa tema centrale della Rivelazione di Gesù. Da Gesù in poi i cristiani non potranno più parlare di Dio senza dire che è Padre: Padre ‘suo’ e ‘Padre ‘nostro’.

-Credo in un solo SIGNORE, GESÙ CRISTO, UNIGENITO FIGLIO del PADRE. Come detto sopra, il Vangelo predicato da Gesù ha al centro l’annuncio di Dio Padre e del suo Regno (Vangelo di Gesù). Apostoli e discepoli annunceranno non solo quanto Gesù ha detto del Padre e la sua promessa dello Spirito, ma anche tutto ciò che essi hanno ascoltato, visto e vissuto con Gesù: la sua predicazione, la sua storia, la sua missione e la sua Persona. Ecco il Vangelo su Gesù: concepito nel seno di una donna, Maria, senza intervento di uomo, per opera dello Spirito Santo, nato come tutti gli uomini, la sua predicazione e i suoi miracoli, la sua passione, morte e risurrezione, il suo ‘ascendere’ al Padre, con la promessa del suo ‘ritorno’ come ‘giudice”. Il suo essere il Messia annunciato dalle Scritture profetiche e la sua ‘divinità’ di Figlio di Dio si manifestata loro in modo progressivo e finalmente da loro riconosciuta: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente” (Mt 16,16).

-Credo nello SPIRITO SANTO, CHE è SIGNORE e dà la VITA. Lo Spirito del Padre e del Figlio ci fa partecipi della loro stessa vita divina. La vita del discepolo è resa possibile grazie al dono dello Spirito Santo, assicurato e illustrato da Gesù nelle sue promesse che ci fanno conoscere la sua azione in noi: “E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, Spirito della verità…”(Gv 14,15-18); “il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto”(Gv 14,25-26); “Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me”(Gv 15,26); “Eppure, io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò… quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità…”Gv 16,7.12-14.) Per l’azione dello Spirito la vita dell’uomo diventa ‘vita spirituale’, come richiamato sopra: “Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: “Abbà! Padre!” Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui.”(Rm 8:14-17).

Ecco l’adesione ai tre ‘credo’ che rendono possibile il quarto, ‘credo la Chiesa’, che fanno cioè di noi la Chiesa dei discepoli di Gesù.

Sarà quindi impegno importante incentrare l’iniziazione cristiana attorno a questi ‘poli’ della fede cristiana e offrire occasioni costanti di ascolto della Parola di Cristo trasmessa dagli apostoli nella Scritture Sacre (Bibbia), attraverso incontri non saltuari in presenza, offrendo sia strumenti cartacei sia mediatici semplici, facilmente accessibili. Curiamo anche la proclamazione e l’ascolto della Parola di Dio domenicale con strumenti idonei e persone preparate e non improvvisate, come pure il commento omiletico offerto dal presbitero. Offriamo anche il conforto della Parola ai malati cui viene portata l’eucaristia.

  1. Il ministero (servizio al vangelo) nella Chiesa.

(Rm 10,14: “ …Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?”).

San Paolo, dopo che aveva fatto l’esperienza dell’incontro col Cristo Risorto scriverà ai cristiani della Comunità di Corinto: “Guai a me se non evangelizzo…”. E’ questo incontro che spiega tutto il suo andare dovunque, a qualunque costo, ad annunciare la salvezza offerta da Dio in Cristo, perché il più grande numero di fratelli e sorelle potessero conoscere e accogliere quel dono! Scriverà ai Filippesi (1,21): “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. Ben presto nella Chiesa delle origini si fa strada la consapevolezza che le singole comunità di discepoli sparse dovunque che si riuniscono nel nome di Gesù Cristo, nell’ascolto della sua Parola e attorno al segno dello ‘Spezzare il Pane’ costituiscono ‘un solo corpo’ che vive dei doni e vocazioni che ciascuno riceve e non riserva per sé ma mette a disposizione del bene di altri fratelli. Sollecita san Paolo: “Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1 Cor 12,1.4-7). E’ urgente dunque che tutta la Chiesa, e non meno la nostra Chiesa diocesana, riconosca e dia spazio alla varietà dei carismi e ministeri, non in chiave di affermazione individualistica o di carriera, o peggio di contrapposizione, ma di unità per il bene comune, per dirla ancora con l’apostolo Paolo: “allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio” (Ef 4,12-13).

Ne consegue che dobbiamo porre urgente attenzione a questo aspetto della Chiesa. Chi già esercita un ministero nella propria comunità, insieme al proprio presbitero/i, è chiamato a invitare altri a prendere consapevolezza del proprio dono e della propria chiamata al medesimo o ad altri ministeri, badando a non porre ostacoli a chi si offre di partecipare a quel medesimo o ad altri ministeri, anzi, invitando e coinvolgendo. E’ però necessario che offriamo percorsi di formazione “per rendere idonei tanti fratelli al ministero”.

Sottolineo che attenzione particolare da parte di tutti va rivolta ai giovani, con iniziative e preghiere per loro, perché ognuno abbia il coraggio di valutare con generosità, nella preghiera e con l’accompagnamento di qualche fratello o sorella nella fede, se il Signore non gli rivolga la chiamata al servizio nella vita sacerdotale o nella vita religiosa. Molto aiutano in questo le iniziative di scuole di preghiera e di formazione che la pastorale giovanile e vocazionale stanno mettendo in atto da tempo. Molto lavoro poi resta da fare nel servizio ai nostri ragazzi nel periodo dell’adolescenza, periodo speciale e delicato, nel quale sarebbe preziosa la presenza e il servizio di animatori generosi e preparati.

La Carità scaturisce dalla Comunione.

(1Cor 14,1: “Aspirate alla carità…”).

Uno dei frutti maturi e naturali che scaturiscono dalla comunione con il Padre e il Figlio nello Spirito è la carità verso il prossimo. La carità del credente nasce dall’incontro con Gesù e dal rimanere in Lui come il tralcio è unito alla vite. L’effusione dello Spirito nella Pentecoste e la predicazione di Pietro su Gesù porta gli ascoltatori all’adesione alla fede celebrata nel Battesimo.

La nuova comunità trova la sua comunione vitale attorno al continuato ascolto dell’insegnamento degli apostoli, al ripetuto incontrarsi nello ‘spezzare il pane dell’eucaristia’ e nella condivisione della mensa e di altre preghiere. Gli Atti degli Apostoli raccontano di un preciso stile di vita ecclesiale caratterizzato dalla comunione fraterna, che nasce dal dono e dalla forza dello Spirito, stile caratterizzato da ascolto, preghiera, comunione e carità. Per quella Comunione ecclesiale nessuno vive la fede individualmente, ma si sente chiamato ad appartenere a un organismo vivente, che è il Corpo di Cristo, formando insieme ‘un cuor solo ed un’anima sola’.

Oggi corriamo due pericoli. Il primo è vivere il nostro rimanere uniti al Signore come solo rapporto individuale con Lui, specie o esclusivamente nel culto. Il secondo è quello sì di servire il Signore nei fratelli, ma vivere questo servizio come un realizzare noi stessi e trovare nel gestire azioni di aiuto e di servizio a qualcuno nel bisogno il nostro soddisfacimento personale. Gesù nel Vangelo ricorda ai suoi discepoli la stretta e indissolubile unità tra il comandamento dell’amore a Dio e quello dell’amore al prossimo. Saranno proprio i primi tre elementi costitutivi della Chiesa quali l’ascolto della Parola, lo spezzare il pane dell’eucaristia e la preghiera in comune ad assicurare il dono di quella Comunione che fa scaturire il quarto che è la fraternità, animata dall’azione dello Spirito. Essa mette in moto il desiderio di relazioni fraterne, come spazio d’incontro, dove tutti ritrovano se stessi, imparando a guardarsi l’un l’altro nella propria realtà e reale situazione. Da qui nasce la vera carità che sa cogliere il bisogno dell’altro e l’interessamento perché non gli manchi il necessario. Da qui nasce pure la disponibilità non solo di distribuire quello che altri ci danno, ma di privarci anche del nostro per andare incontro all’indigenza di altri fratelli. E’ questo che intende evidenziare san Luca quando, con una certa enfasi, racconta in Atti 2,44-45: “Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno”, come pure in 4,32-33: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune… Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”.

L’autentica comunione che nasce dallo Spirito e dalla fede porta alla carità concreta che sa cogliere ogni genere di bisogno di ogni fratello della porta accanto. Allora le Caritas parrocchiali, vicariali e diocesana diventano necessaria manifestazione concreta dell’amore divino, che va ben oltre la distribuzione di beni altrui o in sopravanzo, ma vero dono del cuore, come ha insegnato Gesù.

E’ questo lo spirito che mi auguro animi ogni azione pastorale nelle nostre Comunità parrocchiali, vicariali e diocesana. E chi vi opera in ogni ambito diventi nelle Comunità ministro del Vangelo e della carità a nome della stessa Comunità ecclesiale, operando con lo stile suggerito da san Paolo in Rm 12,8-13: “Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità”. Amen

Affidiamo il nostro cammino pastorale a Maria, Vergine dell’ascolto, Serva del Signore obbediente allo Spirito e Madonna della Carità, perché accompagni la nostra Chiesa nell’impegno di quest’Anno Pastorale 2020/21 che stiamo per iniziare nella comune preghiera.

Cattedrale di Chioggia ,20 settembre 2020,

+ Adriano Tessarollo