sguardo pastorale

Il pianeta che speriamo

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Per non liquidare in breve tempo l’argomento della custodia del creato ho pensato di poter dare spazio alla presentazione delle Linee di preparazione per la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che inizialmente si doveva svolgere a Taranto il prossimo febbraio, ma che è stata rimandata a data da destinarsi a motivo dell’emergenza Covid. Il titolo è appunto “Il pianeta che speriamo” con uno sguardo particolare all’intreccio di tre questioni: ambiente, lavoro, futuro, lanciando anche l’hashtag #tuttoèconnesso. L’idea fondante è quella trasmessa da papa Francesco in Laudato sì quando dice: «Tutto è connesso. Se l’essere umano si dichiara autonomo dalla realtà e si costituisce dominatore assoluto, la stessa base della sua esistenza si sgretola, perché “invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura”» (LS 117).

Il tema dell’ecologia deve dunque essere pensato integralmente mettendo insieme e interconnettendo le tre questioni imprescindibili: ambiente, lavoro, futuro. La prossima settimana sociale si focalizzerà, infatti, in particolare sul rapporto tra economia ed ecologia, tra ambiente e lavoro, tra crisi ambientale e crisi sociale. Così, infatti, il Papa focalizza la problematica: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (LS 139).

Non è un’utopia raggiungere un risultato concreto in questa direzione perché la via è scritta nella sapienza della creazione, quindi stiamo guardando ad una speranza concreta: «Pur non disponendo di tutti gli elementi e non avendo scoperto tutte le connessioni ci accorgiamo tuttavia che esiste una potenziale armonia tra tutte le sfere del vivere. […] ci rendiamo conto che una creazione di valore economico senza riguardo per la sostenibilità sociale ed ambientale produce gravi squilibri che mettono a rischio la stessa vita umana sulla Terra» (Il pianeta che speriamo, 11/7).

La svolta, ovvero l’inversione di rotta, non può passare se non attraverso il cambiamento degli stili di vita. La sfida di realizzare una ecologia integrata passa da una parte attraverso la capacità e l’esercizio di discernimento per tenere costantemente connesse tra di loro la dimensione ambientale, sociale, culturale e normativa, ma dall’altra necessariamente attraverso l’impegno di ciascuno di noi nella conversione delle nostre scelte e dei nostri stili di vita. Infatti: «Un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale» (Il pianeta che speriamo, 18/10), e come afferma il Pontefice: «Acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico» (LS 206).

Veramente abbiamo questa consapevolezza sulle nostre scelte quotidiane? Le comunità cristiane dovrebbero con maggior interesse approfondire la dottrina sociale della Chiesa e ora la questione della custodia del creato, cercando di pensare e proporre concreti percorsi e progetti che educhino ad una nuova visione di futuro.

don Simone Zocca