Sguardo Pastorale

Sulla recente istruzione della Congregazione per il Clero

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Nei giorni scorsi la Congregazione per il Clero ha pubblicato un’istruzione su “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”. Subito alcuni titoli giornalistici hanno dato risalto in particolare al n. 98 di questo testo nel quale si ricorda come, a prudente giudizio del vescovo, possono essere affidati anche a dei fedeli laici alcuni incarichi di carattere liturgico lì dove non fosse presente un ministro sacro: in assenza di presbitero a seconda dei casi anche i diaconi o persone consacrate o semplici fedeli battezzati possono condurre una Liturgia della Parola nelle domeniche, amministrare un battesimo, presiedere il rito delle esequie, predicare una meditazione o un corso di esercizi spirituali (ma non l’omelia durante la Messa perché è riservata al presbitero) e assistere ai matrimoni. A parte il titolo sul giornale non c’è niente di straordinario in questo perché tutto è già previsto dall’ordinamento legislativo della Chiesa con la promulgazione del Codice di Diritto Canonico del 1983. Un’istruzione non è mai uno strumento legislativo con il quale si emanano leggi nuove ma è lo strumento scelto per rendere più chiare le disposizioni delle leggi.

Ciò che deve stupire, invece, è il fatto che già allora, con il Papa Giovanni Paolo II, la Chiesa aveva avvertito la necessità di prevedere e regolare alcune situazioni pastorali che si dimostravano complesse perché sono due i fuochi attorno ai quali deve svilupparsi l’ellisse dell’azione pastorale della comunità ecclesiale: il battesimo di ogni fedele e il sacerdozio ministeriale. Il rischio che si deve evitare è quello di cadere nella contrapposizione fra il ministero battesimale e il ministero ordinato come se lo spazio lasciato all’uno risulti essere a detrimento dell’altro o il ruolo di guida riservato ai presbiteri finisca per soffocare i doni battesimali. Colgo in maniera estremamente positiva che dopo aver trattato dei compiti e incarichi parrocchiali il documento sviluppi ancora una riflessione sugli organismi di corresponsabilità ecclesiali, cioè il consiglio parrocchiale per gli affari economici e il consiglio pastorale parrocchiale.

Dopo un periodo in cui fu necessario regolare questa normativa, per evitare che prendessero piede alcuni abusi, con l’approvazione specifica nel 1997, da parte sempre di Giovanni Paolo II, di un’istruzione che restringeva su alcune spinte avanguardiste, ora è il tempo della consapevolezza che il ruolo del presbitero nella comunità cristiana è quello di raffigurare e ripresentare il Cristo Pastore, mentre i doni dello Spirito propri di ogni battezzato dicono della complessità ma anche della bellezza delle membra del Suo corpo mistico. L’unico primato è alla corresponsabilità di ogni battezzato, ordinato o meno, di realizzare nella comunione ecclesiale la presenza di Cristo che ancora passa in mezzo agli uomini, sanando e annunciando il Regno di Dio quale speranza per tutti. Ciò che è necessario ora raggiungere è la conversione missionaria dell’azione pastorale della parrocchia.

don Simone Zocca