Sguardo pastorale

Pastorale digitale, carità ed eucaristia

Pastorale-Digitale
Facebooktwitterpinterestmail

Questo mese di giugno ha visto noi sacerdoti impegnati in un corso di formazione, in tre incontri, che ci ha aiutati ad interrogarci su alcuni aspetti della vita sacramentale e della pastorale per individuarne i cambiamenti in questa ripresa dell’attività delle nostre comunità parrocchiali.

Il primo incontro doveva offrirci un focus di approfondimento sulla “pastorale digitale” e abbiamo chiesto ad un educatore per professione che ci aiutasse ad aprire il nostro sguardo su questo mondo e capire le possibilità di inserirvisi mantenendo il nostro ruolo di pastori di comunità, cioè come stare dentro il mondo digitale per annunciare il vangelo. L’esperienza di non poter stare in presenza tra di noi e con gli altri ci ha obbligati ad entrare in un altro modo nelle famiglie, attraverso canali social o appuntamenti in streaming dalle messe alla preghiera del rosario a qualche proposta di riflessione. Spesso però abbiamo riproposto in rete quello che eravamo abituati a fare in presenza, raggiungendo chi già ci ascoltava e senza aprire una breccia significativa nelle abitudini dei soliti lontani. Il mondo digitale va abitato come spazio virtuale che non potrà mai sostituire le relazioni in presenza, ma che può permetterci di ampliare gli spazi in cui far risuonare la Parola o progettare la nostra pastorale. Ci siamo presi l’impegno di farci educare a questo mondo e all’uso degli strumenti a nostra disposizione per affinare non solo delle tecniche di comunicazione, ma anche per imparare a progettare la nostra pastorale.

Al secondo incontro ci siamo soffermati sulla “carità”, quale dimensione della vita evangelica alla quale lasciarci educare, e sulle “caritas parrocchiali” come espressione di una corresponsabilità comunitaria nei confronti dei soggetti più poveri o delle situazioni più fragili presenti nelle nostre realtà. Alla carità non possiamo rinunciare a formarci perché non sia semplicemente un’analisi dei bisogni ma piuttosto un discernimento su cosa Dio sta dicendo ancora ai nostri giorni per far risplendere la Parola, che annunciamo, della forza di un Amore gratuito e concreto. Se la risposta pastorale alle esigenze individuate ci porta ad organizzarci in modo da servire un territorio più che una singola parrocchia, è vero anche che la formazione alla carità deve innervare ogni proposta educativa delle comunità eucaristiche. Per cui ciò che celebriamo deve vibrare di ciò che viviamo nella nostra quotidianità con una reale attenzione a chi ci è prossimo.

Infine, al terzo incontro, ci siamo lasciati suggestionare da alcune riflessioni sulla celebrazione eucaristica a partire dall’esperienza di una liturgia impedita nel tempo del lockdown e che ora abbiamo ripreso a vivere ma non come prima. La sensazione che ancora ci accosta è quella di sentirci privati di alcune abitudini celebrative mentre dovremmo lasciarci cambiare da un desiderio più autentico di celebrare il Risorto tra noi. Quanto di ciò che lamentiamo aver perso ha veramente cambiato le nostre liturgie? L’unica preoccupazione sembra essere quella di tornare a fare le cose di prima come prima, mentre dovremmo fermarci e pensare come potremmo rendere più vere le nostre celebrazioni. Questa prova ha di nuovo aperto come cogente la questione della ministerialità laicale.

don Simone Zocca