RIFLETTENDO SUL VANGELO - XII domenica del tempo ordinario - ANNO A

“Non abbiate paura”

LETTURE: Ger 20, 10-13; Sal 68;  Rm 5,12-15; Mt 10,26-33

passeri
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Dopo aver celebrato nelle ultime domeniche le Solennità della Pentecoste, della SS. Trinità e del Corpus Domini, riprendiamo, con questa domenica del Tempo Ordinario, la lettura del vangelo di Matteo, l’evangelista che ci sta accompagnando in quest’anno liturgico.

Nel brano di oggi ci ritroviamo nel pieno del discorso missionario di Gesù. Egli sta parlando ai suoi discepoli dell’importanza dell’annuncio e delle esigenze della missione, che deve essere vissuta in povertà, in semplicità, con mansuetudine, senza difese particolari. L’espressione: “vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (10,16) sintetizza, infatti, quanto Gesù e i suoi discepoli si stanno dicendo.

C’è, però, un’espressione nel vangelo di questa domenica (Mt 10, 26-33) che colpisce in modo particolare: è il triplice invito a “non temere”, a non avere paura (Mt 10,26.28.31).

Tra le righe di questo invito di Gesù leggiamo un qualcosa che ci riguarda da vicino e ci ricorda che essere cristiani non è un gioco, non è facile. Anzi, è proprio difficile. Se un cristiano vive la sua testimonianza con autenticità e fedeltà, questo lo rende, molto spesso, un isolato, un illuso e forse un po’ pazzo, un perseguitato. Gesù infatti non promette a quanti aderiscono a Lui una vita al riparo da ogni genere di problemi, anzi. Se abbiamo una certa familiarità con la Sacra Scrittura sappiamo che l’esperienza dei profeti, la stessa vicenda di Gesù e quella dei primi discepoli attesta proprio il contrario. E’ proprio vero: chi professa con coerenza la fede evangelica è guardato con diffidenza e ostilità, perché è un uomo scomodo che disturba.

“Non abbiate paura”, dice Gesù ai suoi discepoli e a tutti noi oggi. Una cosa curiosa che leggevo da qualche parte: sembra che questo invito a non avere paura, nella Bibbia ricorra per ben 365 volte, cioè il numero dei giorni che costituiscono un anno. E’ come se la Sacra Scrittura ci dicesse: ogni giorno, fin dal mattino, fa’ risuonare questa parola all’orecchio del tuo cuore. E’ la prima cosa che Dio ci dice cominciando la giornata. Il messaggio, allora, è veramente luminoso e gioioso. Il non temere di Gesù è legato al fatto che se dovessero anche esserci delle persecuzioni, delle ostilità nei nostri confronti nel vivere e testimoniare con coerenza la nostra fede, abbiamo un Padre che ha sempre cura di noi e ai suoi occhi siamo molto più preziosi, valiamo, ci dice Gesù, certamente molto di più dei passeri e dei gigli dei campi, che tuttavia vengono nutriti senza il loro apporto e sono addirittura protetti con ogni premura.

Quale grande tenerezza traspare in queste parole: un Dio, cioè, che si prende cura dei passeri e che tiene conto delle mie cose più fragili ed effimere, un Dio che conosce persino il numero dei capelli del mio capo … Quindi se agli occhi di Dio noi siamo così preziosi, che cosa possiamo temere? Se siamo appoggiati su di Lui, che cosa ci può spaventare?

L’invito a non temere diventa anche un imperativo, un comando che mette sempre la Chiesa e ciascuno di noi in movimento, con coraggio e fiducia: è la testimonianza della nostra fede di credenti che siamo chiamati a trasmettere in una cultura in cui prevale, purtroppo, l’indifferenza che si traduce molto spesso in un ateismo pratico portandoci all’insignificanza del nostro agire e operare. Facciamo, allora, nostra la preghiera iniziale della Messa di questa domenica: “O Dio, che affidi alla nostra debolezza l’annunzio profetico della tua parola, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci vergogniamo mai della nostra fede, ma confessiamo con tutta franchezza il tuo nome davanti agli uomini, per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta”.

don Danilo Marin