COMPRENDERE LA BIBBIA - 6

La Settanta

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La Settanta (LXX) o Bibbia alessandrina, è la prima versione in greco della Bibbia compiuta ad Alessandria d’Egitto per degli ebrei lì residenti che non comprendevano più la lingua dei padri (l’ebraico). E’ chiamata Settanta perché, secondo la Lettera di Aristea a Filocrate (200 a.C. ca.), questa traduzione sarebbe dovuta a 72 scribi fatti venire da Gerusalemme su richiesta del re Tolomeo II Filadelfo (285-247 a.C.). Questi studiosi ritiratisi nell’isola di Faro, presso Alessandria, in 72 giorni avrebbero tradotto la Torah (il nostro Pentateuco). I dati presenti nella Lettera di Aristea sono leggendari e hanno chiaramente un intento celebrativo della traduzione greca della Bibbia. Filone Alessandrino nel De Vita Mosis aggiunse che questi traduttori, pur avendo lavorato in celle separate, dettero vita a settantadue traduzioni perfettamente uguali. A questa traduzione in greco del Pentateuco si aggiunsero in seguito anche gli altri libri della Bibbia (= il nostro Antico Testamento). Questo testo si diffuse in tutta la Diaspora giudaica e anche in Palestina.

L’importanza della Settanta è dovuta al fatto che deriva da manoscritti anteriori al lavoro di unificazione del testo ebraico operato nel I sec. d.C. dai Sopherim. La Settanta riporta anche 7 libri non presenti nella Bibbia ebraica: Tobia, Giuditta, 1 e 2 Maccabei, Baruch, Siracide e Sapienza, oltre ad alcuni brani di Ester e Daniele. Oggi, a proposito di questa versione, si può affermare con certezza che l’inizio della traduzione risale alla metà del III sec. a.C. e che il termine va collocato intorno all’anno 100 a.C. Non si tratta quindi di un lavoro unitario svolto in una sola volta da un unico studioso o gruppo di studiosi, ma della somma di singole traduzioni fatte da persone diverse nell’arco di un secolo e mezzo. Anche il valore delle singole traduzioni è vario.

La Settanta divenne la Bibbia dei cristiani e proprio per questo con il passar del tempo cominciò a essere invisa agli ebrei. I cristiani argomentavano sulla base della Settanta, i rabbini invece si irrigidirono sul testo ebraico, falsificato secondo loro dalla traduzione greca. Gli ebrei però non potevano rinunciare del tutto a una versione in greco, e nel II sec. d.C. dettero vita a nuove traduzioni. Aquila (140), Simmaco (180) e Teodozione (200) fecero nuove traduzioni finalizzate a riprodurre fedelmente in greco il testo ebraico fissato dai Sopherim. Queste nuove traduzioni esercitarono un forte influsso nella trascrizione della Settanta. Origene († 254 d.C.) per ripristinare il testo originale della Settanta allestì in 50 volumi una colossale edizione della Bibbia, l’Esapla, nella quale su sei colonne affiancate presentava: 1) il testo ebraico; 2) la traslitterazione dell’ebraico con lettere greche; 3) Aquila; 4) Simmaco; 5) la Settanta; 6) Teodozione. Per alcuni passi della Bibbia aggiunse persino una settima e ottava colonna con altre versioni greche. In questo lavoro revisionò con particolare cura la quinta colonna, in seguito pubblicata a parte come testo esaplare.

Luciano di Antiochia, nel 300 ca., curò una nuova revisione che si diffuse nella zona di Antiochia. Questo testo lo troviamo nelle citazioni dei Padri antiocheni (Giovanni Crisostomo e Teodoreto di Ciro). La Bibbia dei Settanta è la versione greca più importante dell’Antico Testamento, ed è riportata in manoscritti antichi e famosi: il Vaticano, il Sinaitico e l’Alessandrino. (6. Segue)

Gastone Boscolo