COMPRENDERE LA BIBBIA / 3

Abisso

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Il termine ebraico tehōm = abisso, nelle pagine più antiche della Bibbia – a seconda che sia usato al singolare o al plurale – indica l’oceano primordiale o la massa delle acque: In principio … le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1,2).

L’idea che il mondo sia stato strappato dal caos delle acque primordiali è presente anche nei miti dei popoli dell’antico vicino Oriente. Il poema babilonese Enuma Elish o Poema della Creazione (I millennio a.C.) presenta alle origini del mondo una divinità maschile Apsu, le acque dolci, e una femminile Tiamat, le acque salate. Da loro nacquero tutte le altre divinità. Nella battaglia finale tra gli dei, Tiamat, che aveva creato disordine, venne sconfitta dal giovane dio Marduk che ne tagliò il corpo in due, creando con una parte il cielo e con l’altra la terra. Lo stesso mito parla dell’eterna lotta fra il dio creatore, principio del bene, e le acque salate, principio del male, dove continuano a essere presenti i mostri minacciosi di cui la dea Tiamat si era circondata, mostri che tentano continuamente di ristabilire sul mondo creato il dominio perduto dell’abisso.

Nella Bibbia nulla di tutto questo, Dio è creatore e signore di tutto quello che esiste, domina gli abissi e i mostri che li abitano, o piuttosto li simboleggiano, e dispone pienamente degli elementi primordiali per rendere armoniosa e ordinata l’opera della creazione: Dio […] separò le acque che sono sopra il firmamento dalle acque che sono sotto… (Gen 1,7). Egli usa questi elementi anche per punire la malvagità degli uomini, come avvenne con il diluvio: … in quello stesso giorno eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono (Gen 7,11).

Nella tradizione biblica sopravvivono anche alcuni mostri fantastici della mitologia mesopotamica: il Leviatan, abitatore degli abissi, e Raab, la forza del male scatenata prima della creazione e che Dio ha vinto imponendo ordine al caos primitivo. Il libro di Giobbe, i Salmi e i profeti, affermano che il dominio dei mostri marini e degli abissi (Leviatan e Raab) è saldamente nelle mani di Dio: Lodate il Signore dalla terra, mostri marini e voi tutti, abissi (Sal 148,7). Gli scrittori biblici assimilano spesso il Leviatan e il «dragone» Raab al «serpente antico» che, secondo il libro della Genesi, indusse Eva a disobbedire a Dio e che l’Apocalisse definisce come «Diavolo e Satana» (Gb 3,8; 9,13; 26,12; Sal 74,13-14; 89,10-11; Is 27,1; Am 9,3; Ap 12,9).

Il termine abisso indica anche gli inferi, in ebraico Sheol, la misteriosa e oscura dimora dei morti, una fossa collocata sotto i pilastri che secondo la cosmogonia biblica reggevano la piattaforma della terra. Nelle tradizioni bibliche più antiche, tutti – buoni e cattivi – scendevano in questo luogo (Sal 6,6; Is 14,9-11) e lì conducevano un’esistenza assolutamente priva di importanza e forza vitale (Is 38,18). Era la regione delle ombre, dell’oscurità, del silenzio e della dimenticanza (Sal 115,17). Successivamente, quando nella tradizione biblica comincia ad affiorare l’idea di una retribuzione differenziata dopo la morte (premio per i buoni, castigo per i malvagi), l’abisso diventa il luogo di castigo dei malvagi e la dimora tenebrosa degli spiriti maligni (Mt 11,23; 16,18; Lc 8,31; 16,23; Ap 9,1-2).

(3. segue)

Gastone Boscolo