SPUNTI OMLETICI - DOMENICA “DELLE PALME” O “PASSIONE”

“Vegliate e pregate con me…”

LETTURE: Is 50,4-7; Dal Salmo 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66

Palme
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I racconti della ‘Passione di nostro Signor Gesù Cristo’ sono stati scritti, per dirla con san Paolo (Gal 3,1) per “rappresentare al vivo Gesù Cristo agli occhi” dei nuovi discepoli che aderivano alla fede per far loro conoscere l’esperienza terrena finale di Gesù, ascoltare come Gesù l’ha affrontata, e accoglierne l’insegnamento. Oggi è dato a noi di ascoltarlo e meditarlo.

– Esso si apre con Gesù venduto da Giuda, con i preparativi per la cena pasquale, l’annuncio del tradimento, la celebrazione della Pasqua con i discepoli e l’annuncio del loro abbandono. Le singole scene evidenziano che Gesù accetta fino infondo la missione affidatagli dal Padre, anche a prezzo della sua vita, per realizzare il suo disegno di amore che misteriosamente passa attraverso la morte in croce. Gesù si offre ai suoi discepoli, ‘mentre erano peccatori’, direbbe san Paolo. Il dono viene esplicitato nel racconto della Cena pasquale nella quale Gesù offre il suo corpo e il suo sangue in luogo del sangue dell’agnello.

– Nella preghiera del Getsemani, vero ingresso alla passione, Gesù vince la tentazione di sfuggire al dono di sé. E la vince proprio vegliando in preghiera davanti al Padre. In virtù di quella preghiera, che egli aveva sempre raccomandato ai suoi discepoli e insegnato nel ‘Padre nostro’, egli beve sino in fondo il calice amaro che diventa alleanza e perdono per i suoi discepoli. Il suo atteggiamento di fronte alla ‘grande prova’ diventa lezione di vita anche per i discepoli, invitati più volte a vegliare in preghiera al Padre ‘con lui’: essi vinceranno la tentazione di abbandonare di fatto Gesù solo se veglieranno in preghiera al Padre ‘con lui’ Gesù.

– La durezza della ‘prova’ di Gesù è accentuata nelle scene del rinnegamento di Pietro e dell’oltraggio che egli subisce dai capi e sacerdoti del suo popolo, che lo accusano falsamente. Di fronte a quelle accuse Gesù tace, incarnando così l’atteggiamento del Servo, di cui parla Isaia: “Maltrattato egli accettò l’umiliazione e non aprì la sua bocca, come un agnello condotto al macello”. Gesù esce dal silenzio solo quando Caifa gli chiede di manifestare la sua identità, risposta data riferendo a se stesso due passi biblici con i quali afferma il suo essere re e messia, affermazione che gli varrà l’accusa di bestemmia: egli si fa uguale a Dio! La confessione di Giuda “Ho tradito il sangue innocente” diventa confessione che Gesù è stato condannato ingiustamente.

– Ed ecco ora Gesù al tribunale di Pilato. Egli è definito dalla moglie di Pilato “uomo giusto” e Pilato stesso ne riconosce pubblicamente l’innocenza. Ma è preferito a Barabba, oltraggiato proprio per quella regalità che egli si era attribuita come manifestazione di servizio e di amore e infine consegnato ai soldati per la crocifissione.

– Sulla via del Calvario un passante è “costretto a portare la croce dietro a Gesù” perché possa almeno giungere al Golgota. Gli ultimi tre oltraggi rivolti dai passanti a Gesù in Croce accentuano il più totale abbandono in cui muore Gesù. “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” è la preghiera di Gesù gridata a Dio per invocare ancora la sua presenza in quel tragico momento, evidenziato anche dal grande buio, prima che Egli “consegni lo spirito”.

– Nella morte Gesù si consegna a Dio. Due segni seguono la morte di Gesù: la rottura del velo del tempio e il terremoto che “scuote la terra, spacca le rocce e fa uscire i morti”. Crolla così la barriera sacra del velo del tempio che separava Dio dal suo popolo e crolla pure il mondo vecchio per far posto al mondo nuovo, al culto nuovo, alla nuova via di comunione con Dio e alla vittoria sulla morte.

– Alla conclusione il centurione e l’intero corpo di guardia (“e quelli con lui”) riconoscono in Gesù Crocifisso il Figlio di Dio. La sepoltura di Gesù, sotto gli occhi di testimoni come Giuseppe d’Arimatea, le donne e il presidio dei soldati posti a custodia della tomba, prepara l’evento della risurrezione che esploderà alle “luci dell’alba del terzo giorno…”.

Buona settimana santa.

+ Adriano Tessarollo