Sguardo pastorale

Cittadini

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Tra i molti messaggi in video, che in questi giorni girano sui nostri telefonini, mi ha colpito quello dei due sacerdoti che reggono la parrocchia cattedrale di Lettere a Napoli, che invitano ad essere cittadini responsabili e non sudditi che subiscono. Il nodo della questione è quello delle norme che restringono le nostre abitudini e i nostri stili di vita con lo scopo di arginare la diffusione del virus. Credo che nessuno di noi non stia subendo questa situazione e non la senta come una privazione, ma condivido la prospettiva di viverla come cittadini responsabili. Forse ci è particolarmente pesante perché la socializzazione è nel nostro Dna di italiani, come per i giapponesi rinunciare ad uscire in questo periodo e non godere della bellezza della fioritura della natura; ma possiamo veramente pensare che non lo sia per qualcuno? Credo che dobbiamo essere cittadini perché innanzitutto cristiani, e ricordo a questo proposito quello che l’autore anonimo del II secolo scrive ne La lettera a Diogneto: «I cristiani vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale», fino ad affermare: «A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani».

Questi sono i dati essenziali dell’umanità nuova in Cristo. Questo tempo allora ci interroga su qual è il nostro stile di vita e scopriamo che non riusciamo a dare contenuto agli aggettivi mirabile e paradossale di cui alla citazione della lettera. Mirabile è ciò che si vede ed è degno di ammirazione, ma ora che non possiamo essere visti perché non possiamo più riunirci? Ora che qualcuno arriva persino a bollarci come insignificanti? Infatti, quasi a riprenderci la visibilità che ci è stata tolta, qualcuno risponde con il proprio protagonismo alla ricerca dell’iniziativa più originale da far vedere, oppure qualcuno continua a vivere come suddito che obbedisce solo a Dio e non agli uomini. Ma è questo il significato dell’aggettivo mirabile? Poi c’è quel paradossale con cui fare i conti. Nello scritto patristico lo si coglie nella descrizione che l’autore fa delle coordinate della vita dei cristiani: «Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. […] Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. […] Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita».

Paradossale, allora, è una vita in contrasto con il comune modo di pensare. Questo dovrebbe essere il nostro metodo, cioè la strada atta a garantire una soddisfacente realizzazione del vangelo.  Oggi siamo disposti a dire che questo è paradossale o assurdo (giusto per usare uno dei sinonimi più frequenti)? Forse adesso riusciamo a capire anche qual è il vero significato di “mirabile” e cioè che quello che si vede è così bello da vedere che viene voglia di imitarlo. Allora in questo nostro tempo mi pare che, per lo meno, ci venga data la possibilità di meditare profondamente sul mistero che è la vita cristiana per recuperare la genuinità del nostro proprium all’interno del contesto di una società e per ripensare anche la nostra visibilità attraverso una presenza che porti il profumo di Cristo agli uomini.

 don Simone Zocca