Sguardo pastorale

Ho un popolo numeroso in questa città

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“Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere…perché ho un popolo numeroso in questa città”, sono le parole che il Signore rivolge all’apostolo Paolo in Atti 18,10 ad incoraggiamento per la sua missione di annunciatore del Vangelo ai pagani, fondando così la prima comunità cristiana di Corinto. I primi dieci versetti di questo capitolo degli Atti ci descrivono la fondazione della comunità cristiana di Corinto mostrandoci come l’apostolo si muoveva freneticamente da una città all’altra e come non si risparmiava nella predicazione di Cristo ai giudei; i suoi sforzi a Corinto non sono premiati, anzi viene allontanato dagli ebrei di quel luogo (solo Crispo, capo della sinagoga, e la sua famiglia si convertiranno), e così Paolo stabilitosi a casa di un uomo che “onorava Dio” comincia a predicare ai pagani tra i quali c’era una discreta adesione alla fede cristiana.

Paolo, che per mestiere era un fabbricatore di tende, era anche un saggio costruttore di comunità. Le costruiva cominciando a tessere relazioni, mettendosi in gioco in tutto e per tutto, esortando ma rimanendo sempre fedele al Vangelo di Gesù a costo anche di defezioni o fallimenti o persecuzioni. Paolo, però, pur essendo un esperto del mestiere non è mai così centrato su se stesso e sulle proprie ragioni da non vedere cosa il Signore gli indica davanti ed è così che un fallimento apre una nuova strada per la missione e l’annuncio.

Domenica scorsa ho avuto modo di commentare brevemente queste parole all’inizio della XVII Assemblea diocesana di Azione Cattolica convocata per il rinnovo delle responsabilità diocesane. Sono anche le parole scelte per intitolare il cammino assembleare dell’associazione.

Come si fonda una comunità cristiana, così si costruisce una associazione che è per la vita della Chiesa locale. Questo significa che la prima attenzione e il primo impegno evangelico è per la cura delle relazioni con costanza e quotidianamente. Nelle relazioni mai niente può essere dato per scontato, soprattutto le motivazioni e gli obiettivi che le muovono. C’è poi anche il modo di incontrarsi che merita attenzione: dobbiamo sempre lasciarci lavare dall’acqua del Suo Spirito e purificare dal fuoco della Sua Parola.

Infine, come all’apostolo Paolo, se la dedizione alla Chiesa è sincera e autentica perché ci sentiamo di Cristo, allora anche oggi viene chiesto a noi di accogliere la strada che Egli ci apre davanti: ci è chiesto di spogliarci delle nostre sicurezze, dei nostri progetti e dei nostri calcoli per valorizzare la disponibilità del cuore di coloro che ci affianca. Siamo portati, con una certa naturalezza, a sceglierci le persone di cui attorniarci in base a delle caratteristiche e qualità che riconosciamo affini alle nostre, o in base a dei pregiudizi, mentre il Signore ci chiede sempre di guardare il cuore delle persone. Ciò che mancherà alle capacità umane, perché tutti siamo condizionati dalle nostre fragilità, Egli lo saprà colmare con i doni della misericordia.

La vita di una comunità parrocchiale così come quella di un’associazione non va improvvisata ma coltivata; va pure continuamente riportata al suo centro che è Cristo e il suo Amore.

don Simone Zocca