SPUNTI OMILETICI DEL VESCOVO ADRIANO

Battesimo di Gesù

Mt. 3,13 - 17 “Questi è il mio figlio, l’amato”

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Tra Giovanni che sta battezzando e Gesù che va a chiedere il battesimo avviene un dialogo nel quale Gesù chiede a Giovanni di lasciare fare al Padre, accettando entrambi di “adempiere ogni giustizia” che nel linguaggio di Matteo significa compiere docilmente i progetti e la volontà di Dio. In quel gesto di Gesù battezzato da Giovanni i due “adempiono ogni giustizia”. La visione e il messaggio che seguono riguardano Gesù e la sua missione. E’ lo Spirito Santo che irrompe dal cielo su Gesù, rivestendolo della sua Forza e Potenza e manifestandolo come l’inviato di Dio annunciato dai profeti (Is 61: ‘Lo Spirito del Signore è su di me…’) per purificare, fare rinascere e guidare il suo popolo nella fedeltà a Dio. Ma subito una voce dal cielo proclama: “Questi è il mio Figlio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento”. Gesù dunque è proclamato figlio, amato e servo, perché, come abbiamo appena ascoltato dal profeta Isaia (prima lettura), Dio si compiace del suo servo, ora identificato con Gesù stesso. Queste parole sono vere per Gesù, e sono vere anche per noi, perché anche nel nostro battesimo si è aperto il cielo, lo Spirito è sceso su di noi e il Padre ci ha accolti come suoi amati figli. E’ questa la realtà e la grazia del Sacramento. Sarebbe bello che lasciassimo risuonare più spesso in noi questa voce del Padre, soprattutto quando tante voci negative, tanti insuccessi e anche fallimenti ci portano a sentirci rifiutati e, peggio ancora, anche noi a rifiutare noi stessi. O anche quando cerchiamo di trovare stima in noi stessi per tutto quello che cerchiamo di fare per emergere, per mostrare di valere, o per altro, lasciandoci poi prendere dallo sconforto se non realizziamo. “Tu sei il mio figlio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”! Detto da Dio a noi non è poco! Che vogliamo di più! Pensiamoci: il nostro Padre celeste, Dio, si rivolge a me con tanta tenerezza e amore! Dovrebbe sparire da me ogni tentazione di dover dimostrare a me stesso o agli altri che sono degno di qualcosa, che faccio cose significative, degne di stima. Diamoci il tempo di ascoltare questa voce rassicurante, fonte di pace e di libertà, di buona stima per noi stessi e per gli altri, amati da Dio. Solo di fronte a questa parola creduta e accolta può prendere avvio una vita veramente cristiana, a immagine e imitazione di Gesù. È questa parola che ha accompagnato e sostenuto Gesù in tutta la sua missione di servo, sia nei momenti di successo, acclamato dalle folle, sia nei momenti di rifiuto, di solitudine, di morte: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”. Ora coloro che vogliono mettersi al seguito di Gesù conoscono Colui grazie al quale condividono l’essere figli e amati da Dio, e accettano di imitare Lui Servo di Dio, che fa dono della sua vita per la loro salvezza e per questo Dio trova in Lui il suo compiacimento.

+ Adriano Tessarollo