Per una lettura liturgica

ANNO A - PRESENTAZIONE DEL  VANGELO DI MATTEO

the_inspiration_of_saint_matthew_by_caravaggio_1528990
Facebooktwitterpinterestmail

Ogni evangelista lascia trasparire la sua testimonianza su Gesù e sulla sua Chiesa, come l’ha vissuta lui o coloro la cui testimonianza egli raccoglie nel suo Vangelo. Di che Gesù e di quale Chiesa ci parla San Matteo?

-Nei capp.1.2 del suo Vangelo s. Matteo ci vuol raccontare che quel Gesù che nella fede riconosciamo Messia e Signore è il dono di Dio Padre all’umanità, dono preparato a lungo  nella  storia dell’Antico Israele, dei patriarchi, re e profeti e culminato  nella storia di due personaggi, Maria e Giuseppe, che si sono trovati coinvolti in questa grande esperienza di accogliere e di offrire al mondo il Messia promesso. Un’esperienza in cui essi stessi, con Gesù, hanno vissuto l’ostilità, la persecuzione, il rifiuto e l’esilio, ma anche la protezione del Signore fino al ritorno nella propria terra e casa di Nazaret. L’evangelista Matteo attira l’attenzione sulla missione del Messia attraverso il suo nome ‘Gesù’ ( Dio salva)e il suo titolo ‘Emanuele’(Dio con noi) per ricordare che attraverso la sua presenza sulla terra Dio offre ‘Salvezza’ e cammina col suo popolo antico e nuovo.

-La predicazione di Gesù è anticipata e preparata dal Profeta, Giovanni il Battezzatore (cap.3). Egli prepara il popolo ad accogliere questo personaggio tanto straordinario e diverso da tutti gli altri inviati di Dio che lo hanno preceduto. Anche la sua persona e missione rappresentavano una novità assoluta, molto più grande delle attese. E sarà proprio sotto gli occhi del Battista e di altra gente accorsa al Giordano che avverrà la grande rivelazione di Dio su Gesù di Nazaret, in quella scena che chiamiamo ‘il Battesimo dì Gesù’: “Questi è mio Figlio, l’amato”.

-A questa rivelazione segue nel cap.4 un periodo di preghiere e di meditazione della Parola di Dio che Gesù ha imparato a conoscere e a vivere nella sua comunità di Nazaret. E’ questa preghiera e meditazione che dispone Gesù all’obbedienza al Padre e alla sua Parola e lo lancia poi nel suo territorio della Galilea, tra la sua gente, ad annunciare il grande progetto di salvezza che Dio ha per il suo popolo e per tutti gli uomini. Questo messaggio apre il cuore degli ascoltatori alla gioia e alla speranza, così che questo annuncio viene definito “Vangelo”, annuncio che porta appunto gioia e speranza e che merita la fiducia di tanti ascoltatori accorsi ad ascoltarlo. Sono questi gli inizi della Comunità dei discepoli di Gesù.

-All’evangelista Matteo sta a cuore evidenziare subito (capp.5.6.7) ciò che viene offerto e richiesto da Gesù ai suoi discepoli. Egli propone e offre la via della felicità attraverso una logica della vita diversa da quella proposta anche nella predicazione ufficiale (Beatitudini). E’ richiesto infatti di mettere Dio al primo posto nelle proprie scelte, è richiesta la rinuncia ai propri egoismi amando il prossimo come se stessi. Il rapporto con Dio si coltiva nella preghiera fiduciosa e filiale e nella imitazione del suo amore misericordioso che perdona senza mai stancarsi. Questa è la perfezione cristiana. È su questi insegnamenti che va ancorata, come su una roccia,  la propria vita di fede.

-Ma Gesù non solo ha offerto parole di amore e speranza per tutti, specie poveri e peccatori, ma ha anche operato guarigioni e altri segni concreti di amore e di speranza. Nei capp. 8.9 Matteo riunisce dieci azioni di accoglienza, di perdono e di guarigione operati da Gesù in favore di altrettante persone che vivevano il peso del peccato, della sofferenza, dell’emarginazione sociale e religiosa. E chiama altri a seguirlo, senza paura delle bieche critiche di chi non capiva che in Gesù si manifestava il vero volto di Dio Padre e il suo amore paterno che vuole la salvezza di tutti.

-Gesù esce in cerca di tutte quelle persone che la religione ufficiale, con tutte le sue prescrizioni umane, faceva sentire lontane da Dio. Lo muove un grande amore per loro e una grande compassione per le loro sofferenze e il loro desiderio di amore e di speranza. Gesù quindi coinvolge i suoi discepoli in questa stessa passione per la gente e li rende partecipi della stessa missione: uscire a portare l’annuncio di speranza per le folle. Chi ha compreso il grande dono della fede ricevuto è chiamato a offrirlo generosamente e gratuitamente perché altri possano incontrare il Signore e il suo amore. È il grande discorso ‘missionario’ del cap. 10.

-Ben presto, come sempre,  viene il momento di prendere posizione di fronte alla proposta di Gesù, e c’è chi accoglie e chi rifiuta, incapace di uscire da se stesso e dalle sue indiscutibili sicurezze. Era toccato al Battista, ora tocca a Gesù. Senza l’umiltà che apre il cuore all’ascolto non ci si apre alla rivelazione divina, si rimane schiavi della Legge e non obbedienti alla Parola ma schiavi di satana, incapaci di accettare la liberazione del Servo del Signore ed estranei a Lui (capp. 11.12).

-Attraverso sette parabole che Matteo raccoglie insieme nel cap.13, Gesù invita i discepoli ad aprire gli occhi per cogliere l’azione di Dio già presente nella storia dell’uomo, azione silenziosa, spesso nascosta ma reale ed efficace. E’ un’azione che ha come scopo quello di offrire salvezza, pazientando in attesa di trovare accoglienza. Ma il rifiuto responsabile della salvezza ha nefaste conseguenze per l’uomo, l’amara esclusione dalla comunione col Signore. La sapienza del discepolo contempera fedeltà e novità a Dio e alla sua rivelazione.

-La lunga sezione dei capp. 14.15.16.17, fatta di racconti di conflitti e di miracoli di Gesù, pone a tutti  la domanda di chi sia veramente questo Gesù. Egli compie gesti che ricordano i prodigi che Dio aveva operato per il suo popolo nell’esodo dall’Egitto, sfama le folle, domina la forze delle acque, compie gesti di guarigione che rivelano insieme attenzione e vicinanza ai sofferenti e potenza contro le forze del male; contesta l’interpretazione delle Scritture che contrappone la volontà di Dio al suo amore per l’uomo. Di fronte a tutti questi segni prodigiosi e insegnamenti di amore, si dovrà decidersi se seguire o abbandonare questo Maestro! “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” risponde Pietro per tutti discepoli! Ma subito Gesù sconvolge i discepoli mostrando che la via di Dio che Gesù propone è il dono di Sé nel tempo presente e la partecipazione alla Gloria di Dio oltre la morte. Che fatica accettare questa rivelazione: alla gloria eterna si giunge attraverso il dono di sé fino alla morte, cioè fino al dono totale. L’esperienza della ‘trasfigurazione’ fa intuire ai discepoli la ‘gloria futura promessa’ per sostenerli nell’accettare la ‘croce quotidiana proposta da Gesù’.

-Il capitolo 18 mostra ciò che deve caratterizzare la comunità di coloro che decidono di seguire Gesù: una comunità di ‘piccoli’ che si aiutano nella fede e salvezza comune e di ‘fratelli’ che pregano insieme e praticano il perdono reciproco come fa e insegna Gesù.

– Gesù affronta finalmente il grande confronto a Gerusalemme con le stesse autorità del tempio e con i difensori delle tradizioni a scapito dell’autentico senso delle Scritture. E i discepoli sono spettatori di questo conflitto e in qualche modo ne sono coinvolti. Bisogna comunque decidersi per lui o contro di lui. Gesù sperimenta sia il consenso nel suo ‘ingresso trionfale’ a Gerusalemme, come il rifiuto nei contrasti stessi nell’area del tempio. Ormai il giudaismo ufficiale si è deciso contro Gesù e Gesù ne dichiara la rottura su tutti i punti. E’ quanto leggiamo nei capp.19.20.21.22.23.

-L’evangelista nei capp.24.25 raccoglie gli annunci profetici di Gesù sulla sorte sia del giudaismo rappresentato dal tempio ma nel contempo anche sulla ‘fine’ del tempo presente che apre l’orizzonte della realizzazione delle promesse di speranza e di salvezza: bisogna vivere il presente con le sue tribolazioni in attesa dell’incontro col Signore stesso, mettendo a frutto i doni ricevuti da Lui, dei quali saremo chiamati a rendere conto, specie in tema di amore e carità reciproca, specie verso i bisognosi.

-I capitoli 26-27 sono la testimonianza tipica di Matteo sulla passione e morte di Gesù, causata dal cieco rifiuto che autorità e popolo hanno opposto a lui e ai suoi insegnamenti. Ma ai suoi discepoli Gesù lascia il memoriale della sua morte e della sua presenza dando la nuova e definitiva interpretazione del rito della Pasqua nel banchetto dell’ultima Cena. I discepoli stessi sperimenteranno la loro fragilità e il tradimento del Maestro, da Pietro fino a Giuda. Nell’epilogo della morte giungerà il riconoscimento sulla persona di Gesù: “Davvero costui era il Figlio di Dio”.

– Il cap. 28 racconta l’annuncio alle donne che Gesù non va cercato tra i morti e l’incontro di Gesù con le donne che lo avevano seguito e le trame dei giudei perché il fatto della risurrezione passasse come un inganno dei suoi discepoli. Matteo conclude il suo vangelo con la rassicurazione che Gesù continua ad essere anche ora ‘il Dio con noi’ affidando loro la continuazione dell’annuncio del messaggio di salvezza a tutto il mondo, di tutti i tempi.

Invito a leggere questo vangelo come narrazione che ha lo scopo di portare il lettore a conoscere Gesù, ad aderire ai suoi insegnamenti, ad accogliere il suo amore e quello del Padre e ad aderire alla comunità dei discepoli diventandone anche i testoni presso gli altri uomini. Buon nuovo anno liturgico.

+ Adriano Tessarollo