SGUARDO PASTORALE

Aprì loro la mente

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Riproponendomi di riprendere il commento più puntuale alla lettera pastorale del vescovo fra qualche domenica, mi soffermo in queste righe sul motu proprio del papa “Aperuit illis” con il quale ha istituito la domenica della Parola, dedicando allo scopo la terza domenica del tempo ordinario, in quanto il tema dell’incontro con la Parola di Dio è fondamentale per mantenere acceso il dono della fede e per riappropriarsi del proprio battesimo; lo affrontiamo ora per aver più chiaro lo sfondo sul quale si muoveranno future riflessioni pastorali. L’idea della domenica della Parola il pontefice l’aveva già lanciata al termine dell’anno della Misericordia, come egli stesso ricorda nelle prime righe del documento, e ora viene istituzionalizzata perché vi sia uniformità nella Chiesa. Il titolo cita la frase evangelica che nel racconto lucano dei discepoli di Emmaus riassume l’esito dell’incontro dei due uomini con il Cristo risorto, non riconoscibile, lungo la via: “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture”. L’intenzione è ambiziosa e riporto la parte centrale dello scritto pontificio: “Le comunità troveranno il modo per vivere questa Domenica come un giorno solenne. Sarà importante, comunque, che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro… In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia… I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile… È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata…”. Naturalmente l’istituzionalizzazione di una domenica dell’anno liturgico non dovrà rimanere fine a se stessa ma dovrà essere stimolo per una più ampia preparazione e sensibilizzazione all’ascolto della Parola; questa domenica, poi, permetterà di rimotivare il desiderio di rendere più belle e comunicative le azioni liturgiche che viviamo assieme: dalla citazione cogliamo vari spunti sia per valorizzare la domenica della Parola sia ogni celebrazione domenicale. Lo scopo di tutto è che la Parola parli veramente al cuore di ogni fedele ma non basta che questa venga letta o proclamata, perché il processo per renderla una spinta nuova nella vita non è automatico: vari fattori concorrono. Primo, fra tutti, è il modo in cui viene proclamata e spiegata. Per molti fedeli la messa rappresenta l’unico momento in cui ascoltano dei brani della Sacra Scrittura e per questi non sarà semplice né la comprensione letterale di alcuni testi, né la rilettura spirituale e pastorale offerta dall’omileta. Il pontefice richiama i presbiteri ad essere chiari e concreti nelle omelie e a non dilungarsi nel tempo, ma non è sempre così semplice coniugare brevità di tempo con una adeguata spiegazione; rimane il fatto che un’omelia non è una catechesi e una semplice omelia può non bastare per un cammino di fede che punti a maturare uno stile cristiano nella vita. Quindi, allo sforzo dei presbiteri di prepararsi per proporre l’omelia domenicale dovrebbe corrispondere uno sforzo del fedele nell’incentivare le occasioni di un confronto con la Parola. Un altro elemento che influenza la buona ricezione della Parola di Dio è senza dubbio la disposizione dell’ascoltatore e i pregiudizi con cui rielabora personalmente ciò che ascolta. E’ esperienza di ogni predicatore, quindi di ogni presbitero, riscontrare, dopo aver pronunciato la propria riflessione, che chi lo stava ascoltando ha capito poco o male di ciò che è stato detto. Questo ci permette di intuire che fra noi e il buon esito del nostro sforzo di annunciare la Parola o recepirla nella nostra vita c’è di mezzo “il mare”. E di questo dobbiamo essere sempre più consapevoli perché allora chi deve preparare e pronunciare l’omelia farà attenzione non solo ai contenuti, ma alle espressioni usate (meglio quelle più semplici), al tono e al volume della voce, alla gestualità; chi, invece, deve ascoltare dovrà curare sempre più una preparazione previa all’ascolto, dedicando un tempo al silenzio per trovare concentrazione e lasciare “fuori dalla porta” le distrazioni delle preoccupazioni, dovrà leggere le letture prima di sentirle proclamate e dovrà rifletterci anche dopo la celebrazione liturgica, dovrà sfruttare tutti quegli strumenti che gli permetteranno un approccio alla Scrittura meno superficiale e ingenuo.

don Simone Zocca