SGUARDO PASTORALE

Per ravvivare la fede

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Ho ripreso in mano il testo della lettera pastorale con l’intenzione di commentare il primo dei cinque ambiti individuati dal vescovo e invece ho pensato fosse importante soffermarmi prima sulla breve premessa che porta il titolo “Segni di speranza”: in essa scopro contenuto un richiamo del senso della visita pastorale con la citazione dell’apostolo Paolo a Timoteo invitandolo a ravvivare il dono della fede, e poi anche il perché di una prospettiva futura in quanto nelle situazioni umane la fede in Cristo ci dona sempre sguardi di speranza.

Una visita pastorale, in un tempo non lontanissimo da noi, era più considerata come una visita di controllo da parte dell’autorità ecclesiastica sull’attività del parroco e sullo stato di salute della parrocchia affidatagli; la prospettiva e la finalità con la quale è stata dapprima programmata e poi condotta questa visita dal nostro vescovo è stata di tutt’altro tenore ma non certo meno serio e importante: passare in mezzo ai suoi per ravvivare la fede, cioè per vedere, discernere, incoraggiare e guardare al futuro con speranza.

Non si tratta più di quantificare e misurare attività e utenti ma si tratta di avere una corretta visione del reale per aprire nuovi processi in grado di trasformare in modo evangelicamente significativo il tessuto delle nostre comunità che non godono più di un contesto cristiano generalizzato, ma vivono anch’esse sempre più esposte ad una mentalità del mondo secolarizzata.

Questo cambiamento di prospettiva chiede comunque che vi sia una condizione di fondo: è lo Spirito Santo che continua a guidare la sua Chiesa e quindi la vita delle nostre comunità parrocchiali. Anche questo tempo di cambiamento si inserisce dentro una storia che è condotta dallo Spirito di Dio e illuminata dalla sua Parola; Dio stesso continua ad accompagnare i suoi e ad agire in loro e con loro.

Sempre più spesso, invece, mi capita di sentire parole di sfiducia e sfiducianti nei confronti dei cambiamenti che vengono chiesti anche ad una pastorale ecclesiale, quasi fossimo dentro un’epoca in cui non si è più sicuri di niente, neanche della parola dei pastori e fra questi anche del Papa. Di questo disorientamento diffuso sono sicuramente complici una disinformazione mediatica anti ecclesiale e una insipiente smania di protagonismo di alcuni esponenti ecclesiastici; basti poi aggiungerci il gioco che alcuni non smetteranno mai di fare e cioè quello di buttar fumo negli occhi per far vedere quello che non c’è, e alcuni dubbi si insinuano.

Dimentichiamo invece che la Chiesa continua a essere sostenuta dal suo unico vero fan e sostenitore, nonché principio e sponsor, che è lo Spirito Santo, ed essa ha gli strumenti e la grazia per discernere e scegliere oggi, proprio come li aveva ieri. Ci sono alcuni tempi, luoghi o modalità che garantiscono la continuità dell’insegnamento apostolico e anche la sua continua maturazione e l’approfondimento, quindi il suo sviluppo. In questo senso la Chiesa ha da sempre celebrato Concili o Sinodi le cui conclusioni hanno portato cambiamenti notevoli sia nella prassi che nella dottrina, sventando il pericolo di derive eretiche e a volte affrontando scismi interni.

Così in una diocesi il vescovo può indire una visita pastorale o un sinodo diocesano, come può servirsi degli organismi di partecipazione quali i consigli diocesani pastorale e presbiterale, per osservare, discernere e compiere delle scelte nello spirito della comunione e con la responsabilità della guida che caratterizza il suo ministero di pastore e padre. Avremo modo di approfondire allora anche gli ambiti di impegno che il vescovo stesso ci ha indicato nella sua lettera pastorale, con le elaborazioni fatte anche attraverso i consigli pastorali e presbiterali vicariali e diocesani o attraverso occasioni di formazione create ad hoc, ma dovremo farlo con lo spirito di accogliere le linee da perseguire come un cammino suggerito dallo stesso Spirito, quello che abita in noi.

don Simone Zocca