SGUARDO PASTORALE

La custodia del Creato e la pastorale

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Riprendo ancora una volta il tema della custodia del creato dopo l’evento interdiocesano, organizzato dalla nostra diocesi e da quella di Adria-Rovigo e svoltosi lo scorso 13 settembre a Ca’ Emo nel quinto anniversario della tragedia Coimpo. Il tema nazionale proposto dalla CEI per la giornata della custodia del creato era quello della biodiversità ma le due diocesi, su proposta dell’ufficio di pastorale sociale di Adria-Rovigo, si sono mosse su un tema complementare alla coltivazione: quello dell’acqua, in riferimento ai molti corsi fluviali e ai canali che disegnano il territorio delle due diocesi e riletto sotto il duplice aspetto di portatrice di ricchezza e di inquinamento. Personalmente mi sono trovato coinvolto nell’organizzazione con un ruolo di supplenza all’ufficio di pastorale sociale della nostra diocesi, che non ha ancora un vero e proprio referente. È stata però un’esperienza arricchente: ho incontrato persone impegnate seriamente e da anni sulle questioni ambientali, quindi competenti (i collaborati dell’équipe di don Giulio Bernardinello, responsabile della pastorale sociale di Adria-Rovigo); ho incontrato persone appassionate della questione e ferite a motivo di qualche tragedia socio-ambientale: penso soprattutto alle famiglie ferite nella tragedia Coimpo ma anche alle Mamme No-Pfas intervenute come testimonial alla tavola rotonda; ho incontrato una comunità piccola ma vivace (inaspettatamente per me) come quella di Ca’ Emo che si è lasciata coinvolgere nell’organizzazione e nella partecipazione all’evento. Quello che all’inizio mi si presentava quasi come un “pensiero” in più, mi è servito per aprire gli occhi su un aspetto della vita sociale e della nostra pastorale su cui ancora non ci si sofferma abbastanza per offrire occasioni di riflessione, sensibilizzazione e di coinvolgimento. Questo mi è stato chiaro non da subito ma proprio nell’occasione della celebrazione di questa giornata interdiocesana. Un pensiero che mi è stato confermato poi dal rilievo fatto in assemblea, durante il dibattito alla tavola rotonda, nei confronti della Chiesa: è necessario essere più incisivi come Chiese locali su questi problemi che segnano la vita delle nostre comunità civili e religiose, bisogna saperci mettere la faccia e prendere con coraggio delle posizioni. È proprio vero questo perché il più delle volte ci limitiamo, come pastori delle nostre comunità, a qualche considerazione su questi temi ma sempre abbastanza marginali e quasi mai, o poco e in modo ancora insufficiente, in prima persona quando il pericolo ambientale è alle porte delle nostre case o entra addirittura nelle nostre case (con l’acqua del rubinetto). Qui c’è sicuramente in gioco un’altra questione fondamentale che è quella del rapporto con le istituzioni e fra le istituzioni. Di fronte ad una tragedia assistiamo, con una disarmante ripetitività, al rimpallo delle responsabilità tra gli uffici tecnici e le segreterie delle istituzioni civili coinvolte, e questo comporta la perdita di fiducia da parte del cittadino che si sentirà persino tradito. La Chiesa deve uscire con coraggio dall’ambiguità dei compromessi istituzionali e deve farlo a tutti i suoi livelli di azione pastorale, quindi una pastorale sociale e del lavoro va senza dubbio rafforzata nel complesso del coordinamento diocesano e le nostre comunità parrocchiali vanno evangelizzate a partire anche dalla buona notizia del Creato. Anche questo è un impegno della comunità intera dei discepoli di Cristo che sono chiamati a costruire percorsi di fraternità e di comunione con tutti gli uomini di buona volontà e con il loro stile di vita devono educare alla custodia della Terra.

don Simone Zocca