Sguardo pastorale

“Quante sono le tue opere Signore!”

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“Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature” (Sal. 104, 24).

Questa prima domenica di settembre, che coincide con la data della 14ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato (ogni 1° settembre), ci lasciamo provocare dalla citazione del Salmo 104 con la quale, nel loro messaggio per questa giornata, i vescovi italiani “riassumono” la sezione dell’enciclica Laudato sì dedicata alla biodiversità (nn. 32-42).

La prima idea che rimbalza all’evidenza, nella nostra riflessione, è che l’immagine usata dall’apostolo Paolo per parlare della Chiesa come Corpo di Cristo, costituito da molte membra, deve doverosamente essere applicata anche alla creazione. Certamente deve essere intesa, analogamente al testo paolino, in riferimento all’intreccio e alla correlazione fra le diverse membra di un unico corpo, a cui l’uomo appartiene in modo pieno. Nella vita spirituale come nella vita naturale il nostro rischio è quello di “vederci” come spettatori di quello che ci attornia se non addirittura padroni assoluti, mentre chiaramente in entrambi i versanti della vita terrena tutto ci dice che siamo parte di ciò che viviamo o per natura o per Grazia divina. Nel momento in cui cediamo all’idea che per noi è possibile estraniarci, allora quello è il momento in cui combiniamo i guai più seri. Così nella vita spirituale si insinua il peccato e nella vita naturale lo sfruttamento insensato delle risorse. Di conseguenza ci meraviglia un’altra idea forte e cioè che tutto sia per la gloria di Dio e che tutto possa rendere gloria a Dio. Siamo chiamati a convertirci dall’individualismo, nel quale il peccato ci ha relegati, alla correlazione delle nostre storie e vite, per poter esprimere il frutto maturo della grazia dello Spirito Santo che è la comunione con Dio. Cristo, nostro capo, è il coronamento o meglio ancora il volto più autentico di questo corpo trasfigurato. In fondo, il cammino della nostra vita spirituale è quello di far crescere Cristo in noi. Nella vita naturale, o creaturale, siamo chiamati alla custodia di ciò che ci circonda perché tutto possa arrivare al suo compimento: dare gloria al Creatore! Ecco cosa attende il creato: che l’uomo, animato da Cristo e dal suo Spirito, sia veicolo al suo compimento.

Nel messaggio dei vescovi il primo invito è quello ad avere uno sguardo contemplativo che ci aiuti a vedere veramente il tesoro riposto nel vaso di creta della creazione. Come, infatti, potremmo essere conquistati dalla bellezza e dalla sapienza che tutto governa? Ma vogliamo lasciarci condurre anche da alcune domande che ci vengono poste dai vescovi perché è il momento che ogni comunità si impegni in una puntuale opera di discernimento e di riflessione: Qual è la realtà più preziosa – da un punto di vista ambientale e culturale – che è presente nei nostri territori e che oggi appare maggiormente minacciata? Come possiamo contribuire alla sua tutela? Occorre infatti conoscere il patrimonio dei nostri territori, riconoscerne il valore, promuoverne la custodia.

Zocca don Simone