La coscienza

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Furbetti del cartellino, pestaggio di persone indifese, uccisione di neonati, uso disinvolto delle armi, violenze gratuite, fisiche e verbali. Questi e molti altri sono gli episodi che abitano la cronaca e mi portano a fare qualche considerazione sulla coscienza. Sì, perché viene spontanea la domanda: ma queste persone hanno una coscienza? Generalmente quando si parla di coscienza si fa riferimento a quel sentire comune che si pone come giudizio di approvazione o disapprovazione nei confronti di un comportamento o di un pensiero. Il concetto è molto povero, e anche ambiguo, perché il sentire comune oggi fa riferimento per lo più a correnti di pensiero o ad appartenenze sociali, che molto richiamano le vecchie ideologie e i blocchi di potere. Se poi ci aggiungi quella prevalente dose di persuasione occulta che viene dai social e da chi ne manipola la forza, ti accorgi che il riferimento ultimo a ciò che è vero, a ciò che è bene, a ciò che è giusto è un’operazione irrisa e tramontata. E il pericolo che ne consegue è costituito dalla deriva della lotta contro chi la pensa diversamente da me come contro un nemico da soggiogare o mettere in minoranza. Cos’è allora la coscienza? Ho ricevuto in questi giorni un sms molto significativo. È di un giovane che ha terminato i suoi studi e si è inserito brillantemente nel mondo del lavoro. Non ci sentivamo da tempo. Mi chiede di poterci incontrare per un dialogo e “semmai per confessarmi – dice testualmente – ché è da un bel po’ che non lo faccio”. Ma ciò che mi colpisce è la motivazione che l’ha spinto a cercarmi attraverso Messenger di Facebook: “È un po’ come se sentissi che Dio, o la vita o chi per esso, stia cercando di darmi dei segnali, molto forti ultimamente, ma non so bene da che parte e come devo per così dire «ascoltare». Allo stesso modo, la stessa molto strana e inconsapevole forza mi spinge, non so bene perché, a contattarti”. La coscienza è proprio quella «strana e inconsapevole forza» che sorge da una sorgente interiore veramente pura, libera cioè da ogni condizionamento esterno. È, afferma sapientemente la Costituzione pastorale sulla “Chiesa nel mondo contemporaneo” del Vaticano II, “il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità”. Si tratta di “una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro”. Qualche giorno fa leggevamo quel bellissimo brano della lettera di San Paolo ai Galati dove l’apostolo evidenzia ciò che conta nella vita, per ogni persona, soprattutto per chi ha conosciuto Cristo: “l’essere nuova creatura”. La novità, spiega poi, consiste nel fare propria la logica della croce, cioè la logica del dono e del servizio, della fiducia e della speranza, la logica del chicco di grano che produce frutto solo se caduto in terra muore e marcisce. Sono tanti i frutti di bene che attendiamo in questo tempo: la pace, la giustizia, l’equità, l’onestà, il rispetto delle regole. Ma tutto questo va costruito prima di tutto nel cuore, nella coscienza, appunto: se nessuno vuole rinunciare alle comodità e ai privilegi, se nessuno è disposto a pagare di persona, a mettersi a servizio, a dare senza aspettarsi niente in cambio, se nessuno sente di dover fare anche un passo indietro se necessario, non si giungerà a nulla. Però quando torneranno a far capolino alcuni interrogativi capaci di contestare le nostre presunte sicurezze, mettiamoci in ascolto: è la coscienza!

don Francesco Zenna