RIFLETTENDO SUL VANGELO - DOMENICA XIII DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

Camminare insieme a Gesù

LETTURE:  1 Re 19, 16.19-21;  Sal 15;  Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62

XIII
Facebooktwitterpinterestmail

Terminato il tempo pasquale e la celebrazione delle varie Solennità che hanno caratterizzato le ultime domeniche, eccoci a riprendere il Tempo Ordinario dell’anno liturgico che ci accompagnerà fino all’inizio del nuovo anno. Il tema del cammino di Gesù verso Gerusalemme che è presente nel brano di Luca (9, 51–62) di questa 13ª domenica del Tempo Ordinario, ci terrà impegnati per molte settimane. Il fatto stesso che l’evangelista abbia costruito il suo vangelo come un lungo viaggio di Gesù verso Gerusalemme, la dice lunga sull’importanza di questo tema. Il vangelo oggi evidenzia, innanzitutto, un susseguirsi di sguardi: quello di Gesù, fermo, deciso, rivolto in avanti, al futuro, desideroso di scoprire e compiere la volontà del Padre; gli sguardi e dei discepoli, che, rivolti, invece, al passato, rischiano di far commettere errori grossolani e rovinare il lavoro e la fatica di chi, seminando, ha avuto il coraggio di guardare in avanti e gli sguardi di coloro che, lungo il cammino, pongono a Gesù delle condizioni per poterlo seguire. Gesù, invece, è molto esigente nel chiedere di guardare in avanti e chi è deciso a seguirlo deve convincersi che l’amore non pone condizioni. Gesù lo fa capire chiaramente con degli esempi forti che riguardano gli affetti familiari.

Anche noi, come cristiani, abbiamo il dovere di seguire decisamente (a “muso duro” sarebbe la traduzione letterale) Gesù per quella strada che lui percorre.

E la strada diventa il luogo che Egli abita con i suoi discepoli e con tante altre persone. Il cammino della vita non lo si compie mai in solitudine, ma sempre accompagnati dalla presenza amicale di chi desidera condividere con noi la medesima esperienza ed avventura. Il viaggio della vita è per imparare a conoscere se stessi ed il progetto che è scritto entro ad ognuno di noi e per poter fare questo è necessario imparare a fare continuamente passi decisi, proprio come Gesù ci testimonia nel vangelo.

Quali sono gli insegnamenti che possiamo raccogliere nell’intraprendere, con Gesù, questo cammino?

Innanzitutto, lungo il sentiero della nostra vita, siamo chiamati a testimoniare a chi incontriamo il lieto annuncio del vangelo, quasi a preparare, con la nostra testimonianza di vita, l’accoglienza e l’incontro con Gesù e non a “eliminare” coloro che vivono lontani da lui e non si mostrano predisposti ad accoglierlo. L’accoglienza deve prevalere sul conflitto e la realtà che siamo chiamati a servire è più importante dell’idea. La pazienza di vincere il male con il bene, con la carità, con il perdono non è segno di debolezza ma testimonianza di una certezza che il Signore Gesù, nonostante i nostri limiti, cammina sempre con noi.

Inoltre nel vangelo sono presenti tre espressioni che dicono quanto la sequela di Gesù è esigente. Ci dice infatti: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (v. 58): mettersi sui suoi passi richiede come condizione la disponibilità al distacco e alla rinuncia perché la prospettiva non è il successo o le sicurezze terrene, ma la croce. Ancora: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” (v. 60): la nostra dev’essere una risposta libera anche dagli affetti più cari. L’annuncio del Regno deve avere la priorità su ogni altra cosa. Cercare instancabilmente l’essenziale, ciò che veramente vale nella vita.

Infine: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il Regno di Dio” (v. 62): è il rimanere decisamente fedeli senza voltarsi indietro e, con nostalgia, pensare a quello che si è lasciato. Una fedeltà, cioè, che non mette in campo compromessi o condizioni particolari.

Gesù ci chiede di camminare con Lui, di fidarsi di Lui, perché è Lui che apre la strada e conduce verso una mèta sicura. Lasciamoci “fare” da Lui, riusciremo non a fare tutto nella vita ma l’essenziale che, in fondo, è la cosa più importante.

don Danilo Marin