RIFLETTENDO SUL VANGELO – SOLENNITA’ DI PENTECOSTE - ANNO C

Docili e disponibili allo Spirito

LETTURE:  At 2, 1-11;  Sal 103;  Rm 8, 8-17; Gv 14, 15-16. 23-26

Gv14, 15-16. 23-26
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In questa domenica celebriamo la solennità della Pentecoste. La Pentecoste non è invenzione di Gesù o dei primi cristiani. E’ una antica festa ebraica che cadeva cinquanta giorni dopo quella di Pasqua (Lev 23). Era la festa della mietitura e delle primizie; nel giudaismo, poi, si faceva memoria del giorno in cui il popolo che Dio aveva scelto, il popolo ebraico, ricevette le tavole della Legge sul monte Sinai, cinquanta giorni dopo la liberazione dalla schiavitù d’Egitto.

Noi, cinquanta giorni dopo la Pasqua (pentecoste = cinquanta giorni), celebriamo il dono definitivo della Legge di Dio: lo Spirito Santo. “Ricevete lo Spirito” ci dice Gesù nel Vangelo (Gv 14,15-16.23-26), mantenendo così la promessa più volte ripetuta di non lasciarci orfani. Ciò che è avvenuto in quella Pentecoste è descritto nel libro degli Atti degli Apostoli che oggi leggiamo come prima lettura della Messa. Nel Cenacolo avviene, infatti, un fenomeno straordinario (At 2, 1-11): alcuni uomini che poco prima erano rintanati dentro a un cenacolo con le porte sprangate per paura di essere sorpresi dai Giudei, escono dal loro nascondiglio e stupiscono tutti i presenti annunciando pubblicamente a gran voce le grandi opere di Dio, esprimendosi in modo che tutti erano in grado di comprendere, nonostante la varietà delle etnie e dei popoli presenti. Tutto questo per opera dello Spirito Santo che, disceso sotto forma di immagini plastiche e allusive quali il rombo e le lingue di fuoco che hanno investito gli apostoli con Maria, raccolti in preghiera. Insomma quello Spirito Santo di cui Gesù parlava, che doveva necessariamente arrivare dopo la sua Ascensione al cielo, è presente a Pentecoste facendo sortire i suoi effetti dirompenti e coinvolgenti.

Questo miracolo si compie anche oggi: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, perché rimanga con voi per sempre” (v. 16). Se da una parte è sempre difficile parlare dello Spirito Santo, dall’altra ci sollecita a chiedere che si realizzi una nuova Pentecoste per ciascuno di noi, per la Chiesa, per il mondo intero.

Ignazio di Latakia, Patriarca greco-ortodosso di Antiochia, deceduto qualche anno fa, ci aiuta a capire quanto è importante chiedere una nuova Pentecoste perchè: “Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, il vangelo è lettera morta, la chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione propaganda, il culto evocazione e l’agire dell’uomo una morale da schiavo. Ma con lo Spirito Santo, Cristo è qui, il vangelo è la missione trinitaria, l’autorità è un servizio liberatore, la missione una Pentecoste, la liturgia memoriale e anticipazione, l’azione dell’uomo diventa divina”.

Lo Spirito è l’artefice della nostra vita, il colore della nostra esistenza, ci fa sperimentare la novità e la bellezza del vivere cristiano. Vorrei concludere con alcune espressioni di Padre Cantalamessa. “Vuoi tu ricevere lo Spirito Santo? Ti senti debole e desideri essere rivestito di potenza dall’alto? Ti senti tiepido e vuoi essere riscaldato? Arido e vuoi essere irrigato? Scontento e vuoi essere rinnovato? Prega, prega, prega. Che nella tua bocca non si spenga mai il sommesso grido: vieni, Spirito Santo… Spirito di Dio, scendi su di me, fondimi, plasmami, riempimi, usami… Se un persona o un gruppo con fede si mette in preghiera e in ritiro deciso a non rialzarsi finché non sia stato rivestito dall’alto e battezzato nello Spirito Santo, quella persona o quel gruppo non si alzerà senza aver ricevuto quello che chiedeva, anzi molto di più”.

L’augurio è che lo Spirito Santo ci trovi docili alle sue aspirazioni e disponibili ad accogliere la sua azione in noi stessi, con i nostri fratelli e nel nostro rapporto con Dio.

don Danilo Marin