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A pensarci bene…

vescovo-san-domenico
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Terminata la visita pastorale, mi sono preso un po’ di tempo per leggere e ascoltare qualche notizia politica ed economica. Mi sono venute spontanee due riflessioni. La prima è che i signori che sono al governo non si rendano conto che a furia di sentirli litigare sempre e quasi su tutto, la gente si stia stufando di questa abbinata, perché, come si dice, ‘ogni bel ballo stufa’! Pare che non abbiano imparato niente dall’esperienza di Renzi, che in poco tempo, cavalcando esclusivamente alcuni ‘cavalli’ o ‘temi’, si è mangiato un notevole e promettente consenso. Forse hanno già deciso di darsi la sfida misurando i consensi alle prossime consultazioni sia europee che amministrative e poi tirarne le conseguenze a livello politico italiano, guardando verso direzioni diverse prendendo atto che troppe sono le diversità di vedute per poter proseguire insieme. Comunque dovrebbero ricordare che governare non significa assolutizzarsi su un punto o due e farne la propria bandiera e trascurare o lasciar dormire tutto il resto. Si richiedono orizzonti ampi che spazino su tutti i problemi di uno Stato cui dare risposte organiche. È vero che ci vuole tempo, ma non si può perderlo rimandando continuamente le decisioni che hanno un peso nella vita della gente e dello Stato. Per ora si afferma che si andrà avanti fino a fine legislatura.

La seconda riflessione parte dal fatto che si continua a riproporre l’idea che “è il consumo che fa il guadagno” e che con la crescita dei consumi si sana il debito pubblico. Il maggior consumo richiede una maggiore produzione e di conseguenza più lavoro e più entrate fiscali e quindi più soldi disponibili per i servizi sociali, civili, sanitari. Solo che in tutto questo giro ‘economico’ fatto di consumi sempre più grandi e di produzione sempre più grande, non si mette in bilancio che una buona parte degli utili finisce nelle mani di pochi che accumulano sempre di più, un’altra considerevole fetta sparisce sotto forma di evasione fiscale, un’altra parte finisce negli ingranaggi messi in atto da amministratori e operatori corrotti, che si appropriano di queste risorse. Così crescono i conti privati più o meno nascosti, si tagliano i vari servizi per i quali il cittadino paga le tasse e cresce o ben poco diminuisce il debito pubblico. Tutte cose che vediamo da lungo tempo e non solo dal tempo della ‘balena bianca’, come qualcuno continua a dire.

Mi è piaciuta la proposta balenata da qualcuno nei giorni scorsi: “lavorare tutti e lavorare meno”, rispetto all’idea di far lavorare sempre di più.

Non c’è bisogno che venga a dircelo Greta che l’eccessivo consumismo ha conseguenze nella qualità dell’ambiente in cui viviamo.

Ed è da aggiungere anche quale prezzo abbia il voler possedere tante e tantissime cose sulla qualità della vita, sia per la salute personale come pure sulle relazioni, prime fra tutte quelle familiari, quelle educative tra genitori e figli piccoli e quelle tra i figli e i loro genitori anziani o malati.

Ma siamo sicuri che stiamo innalzando la qualità della vita?

I dominatori dei mercati ci stanno convincendo sempre più che la qualità della vita dipenda di più dalle cose che abbiamo a disposizione da consumare che dalla qualità delle relazioni che possiamo stabilire e vivere, in famiglia e in società. E qualcuno, specie i più deboli sotto i vari aspetti, ne fa le spese.

Ma forse qualcuno se ne sta accorgendo.

 + Adriano Tessarollo