SGUARDO PASTORALE

L’urgenza di una testimonianza missionaria

Missionari_nel_mondo
Facebooktwitterpinterestmail

La vera conversione è quella che porta ad una testimonianza del Vangelo con l’annuncio della Parola e le scelte della vita che si tradurranno in opere, atteggiamenti e stili. L’urgenza di una testimonianza autentica e missionaria del Vangelo deve rimanere la tensione principale della Chiesa, anche in questo nostro tempo, e la sua massima sfida, come ci richiama papa Francesco nella Evangelii Gaudium (n. 15). È assodato che questa prima esortazione apostolica dell’attuale pontefice deve essere considerata il testo programmatico del suo pontificato; in essa il rilancio dell’idea di una Chiesa tutta missionaria rappresenta il concetto portante dell’intera riflessione tanto da affermare che “l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa”.

La conversione che speriamo da questa quaresima, e che dobbiamo sempre chiedere come dono dello Spirito Santo, potrebbe veramente avere conseguenze importanti per la nostra Chiesa diocesana che attende di realizzare il sogno di papa Francesco: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione.

La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia» (EG 27). È arrivato il momento, infatti, di entrare nella fase successiva alla visita pastorale del nostro vescovo Adriano alle comunità parrocchiali della diocesi: è il momento di attuare quei mezzi, di cui ogni parrocchia e unità pastorale dispone, per una conversione missionaria della pastorale e delle strutture. Non si tratta affatto di cedere il passo ai tempi, ma di cogliere i segni dei tempi; non si tratta di tagliare qui e là, ma di ripensarsi per essere comunità cristiane che anche oggi, come ieri e meglio, riescono ad annunciare il vangelo e a generare alla fede in Cristo (perché è Lui solo che salva).

È la freschezza con la quale sapremo renderci corresponsabili dell’annuncio del Vangelo che ci permetterà di parlare un linguaggio comprensibile al cuore dell’uomo di oggi. Questo è quello che è in gioco ed è quello che potremmo rischiare di perdere. Il papa ci chiede di puntare con coraggio su questa trasformazione missionaria, fidandoci del fatto che siamo accompagnati dallo Spirito che rinnova: Francesco, infatti, descrive la parrocchia come una struttura che ha una forte plasticità, cioè capacità di adattarsi e rimodularsi per continuare ad essere la Chiesa in mezzo ai suoi figli e figlie (EG 28).

Come Chiesa diocesana stiamo sperimentando da alcuni anni l’introduzione delle unità pastorali che, da noi come altrove, non sono facilmente attuabili a motivo di diverse resistenze che portano a “rimpiangere le cipolle d’Egitto”, a mio parere, perché la speranza sta sempre davanti a noi, nel Cristo che ci viene incontro.

Il nodo della questione e delle resistenze non è abituarsi a qualcosa di nuovo, per cui spendiamo parole e tempo se ne valga la pena, ma nel rimodulare la nostra dimensione all’interno della comunità cristiana, per cui sul tavolo rimangono temi quali quello della corresponsabilità pastorale, della vita comune dei presbiteri, dei nuovi linguaggi della comunicazione, della ministerialità diffusa. Questo, comunque, ci sta davanti e chissà che non ci aiuti ad affrontarlo proprio il fuoco di una rinnovata missio ad gentes (in senso ampio) che il papa desidera rilanciare indicendo per il prossimo ottobre un mese missionario straordinario.

don Simone Zocca